ELEONORA-17:35

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Erano le 17.35 del pomeriggio nella popolata e rumorosa New York ed Eleonora era seduta sulla poltrona in pelle scura del suo studio legale. Stava fissando una lettera che aspettava da mesi, ma aveva paura ad aprirla.

Durante gli anni in università aveva cominciato a lavorare in un vivaio vicino a casa per racimolare un po' di soldi. La  proprietaria era una vecchia amica della madre, si era trasferita a New York per amore, ed Eleonora si ritrovava molto in lei. Adele era una donna forte, capace di stendere una persona senza neanche toccarla e i suoi ideali erano gli stessi della ragazza.

Lavorare con lei, non solo aveva aumentato l'amore di Eleonora per le piante, ma l'aveva aiutata molto anche economicamente. La Sava era sempre stata una che non si faceva aiutare, fin da quando era bambina.

Dopo essersi diplomata con il massimo dei voti aveva deciso di intraprendere un percorso universitario di giurisprudenza. Le era sempre interessato molto quel campo, dopo quello che le era successo quando era solo un'adolescente, aveva capito che non poteva permettere a nessuno di trattare le persone come era stata trattata lei.

Si era specializzata in  diritto delle relazioni familiari, delle persone e dei minori. Il suo lavoro le dava tantissime soddisfazioni.

Da qualche mese però, la giovane donna aveva cominciato a sentirsi male, e non riusciva a stare dietro ai suoi clienti. Aveva fatto decine di controlli nei migliori ospedali del paese ma nessuno aveva saputo darle una risposta, fino a quel momento.

La mora, anche se con un po' di preoccupazione e timore, aveva deciso di aprire la busta e aveva cominciato a leggere i dati sul referto medico della fondazione italo-americana.

Le lacrime le rigarono le guance: aveva un melanoma al 3º stadio.

«Un...melanoma. D-devo...devo dirlo a Edo.» disse con gli occhi pieni di lacrime.

La ragazza non aveva mai detto nulla al suo fidanzato. Sapeva che se gli avesse detto che non stava bene, il riccio si sarebbe preoccupato talmente tanto che avrebbe lasciato il lavoro per starle accanto tutto il giorno e a tutte le visite.

Aveva sempre trovato scuse ogni volta che doveva spostarsi per il paese per i vari controlli: «Mi vedo con le Ragazze, abbiamo deciso di fare una rimpatriata», «Devo andare a Washington per lavoro, abbiamo un processo importante», «Devo incontrare una donna per una consulenza a Boston»...erano solo alcune delle scuse che la ragazza inventava per non fare capire nulla al suo ragazzo.

Ora era giunto però, il momento di rivelargli la verità, le visite si sarebbero moltiplicate a dismisura ed Edoardo si sarebbe insospettito.

Eleonora si alzò dalla sedia girevole e, prima di chiudere la porta, disse con voce tremolante: «Ire per favore, di a tutti che oggi sono off limits, non posso parlare con nessuno»

«Mrs. Sava, is everything ok?» chiese Melanie, una ragazza che stava facendo uno stage nello studio di Eleonora.
«Yes, don't worry...I'm..I'm only really busy today!» rispose in fretta, chiudendo la porta dell'ufficio.

Sbloccò il telefono, cercò in rubrica il numero di Edo e cominciò la chiamata; dopo qualche squillo ci fu una risposta.

«Edo? Ehi...ti devo dire una cosa» disse Eleonora, sempre con una voce leggermente tremolante.

Dall'altro capo, però, rispose una voce femminile, che Eleonora non riconobbe, e che le rispose: «Em...sei Eleonora, giusto? Mi dispiace maEdoardo non può rispondere ora...vuoi che gli dica qualcosa da parte tua?»

«Con chi parlo?» chiese la donna.
«Emh....sono...sono Lucia, un amica di Edoardo...se vuoi posso dirgli di richiamarti.»
«No. Non fare nulla. Ciao.» rispose fredda Eleonora, che riagganciò la chiamata.

Dopo qualche secondo in cui non capiva ciò che era appena successo, crollò in un pianto liberatorio e si lasciò cadere a terra.

Skam Italia- Qualche anno dopoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora