Impotente. Era così che si sentiva. Questo la portava inevitabilmente ad essere anche arrabbiata. Ancora una volta era stata messa da parte. Ancora una volta era stata esclusa. Non che la cosa la meravigliasse, visto quanto era accaduto non molto tempo prima. La speranza, però, benché minima, albergava ancora nel suo cuore. Si sentiva tradita, eppure sapeva che doveva rimanere calma, che un'eroina avrebbe dovuto soltanto portare pazienza e aspettare.
Ma quanto era snervante...!
Il suono di una chitarra che veniva accordata la distrasse da quei pensieri cupi, inducendola a voltarsi verso il suo compagno di prigionia, rimasto dimenticato in un angolo del magazzino in cui erano stati rinchiusi insieme nel momento esatto in cui al centro commerciale era suonato l'allarme akuma. Chat Noir era piombato su di loro come un predatore, spingendoli verso quel posto sudicio e chiedendo con ansiosa insistenza che fine avesse fatto Marinette. Come se a lei fosse importato qualcosa. Era stato il ragazzo con la chitarra a rispondere con una certa angoscia. «Stavamo scappando insieme verso l'uscita, ma nella calca l'ho persa di vista.»
«Anch'io ho perso Sabrina!» aveva detto lei, infastidita che fosse sempre Marinette ad essere al centro dell'attenzione.
«Mi assicurerò che siano entrambe al sicuro», le aveva promesso Chat Noir, prima ancora che lei aprisse bocca per aggiungere il suo disappunto al riguardo. Quindi, senza più una parola, li aveva chiusi lì dentro, raccomandando loro di stare zitti e buoni.
Nessuno dei due aveva fiatato, almeno fino a che il ragazzo non aveva preso la chitarra che portava a tracolla e aveva iniziato ad accordarla. «Che stai facendo?»
«Mi sembravi inquieta.»
«E quindi?»
«Ho pensato che la musica potesse aiutarci a rilassare i nervi.»
«Il nervoso mi viene se suoni.» Colto alla sprovvista da quella risposta al veleno, Luka alzò gli occhi azzurri su quelli di Chloé, incrociandoli per la prima volta. «Quel gattaccio ci ha detto di rimanere qui in silenzio e tu ti metti a strimpellare? Sei stupido?»
Pur dovendole dare atto di avere ragione da vendere, lui abbozzò un sorriso divertito. «Fuori non si sente il minimo rumore. È probabile che la battaglia si sia spostata altrove.»
La ragazza sbuffò e distolse lo sguardo, arricciando il naso quando si accorse del piccolo ragno che zampettava sulla parete accanto allo scatolone su cui si era seduta con un certo disgusto. «Faranno bene a sbrigarsi, comunque. Anzi, scommetto che se avessi avuto il mio miraculous, sarebbe già tutto finito.»
Luka la fissò in silenzio per alcuni istanti: conosceva Chloé Bourgeois e sapeva, anche grazie ai racconti di sua sorella, che aveva un carattere difficile. Prepotente, viziata, arrogante... lo avrebbe capito chiunque, dopo la vicenda di Queen Wasp. Chloé però aveva imparato la lezione e si era riscattata enormemente, rischiando la pelle per il bene dell'intera città. Come poteva essere malvagia, una persona del genere?
«Anch'io vorrei poter aiutare, ma so che non è possibile.»
Come uno schiaffo, Chloé fu colpita violentemente dal ricordo ovattato di quanto era successo l'ultima volta che era caduta nelle brame di Papillon: farsi akumizzare volontariamente aveva il suo prezzo da pagare, cioè rammentare ogni azione compiuta sotto il suo influsso. Se ne vergognò una volta di più e a nulla serviva ripetere a se stessa che aveva ceduto a quel dannato criminale solo per salvare i suoi genitori. La ferita che le aveva inferto Ladybug, negandole la sua fiducia, era stata profonda, bruciava ancora. Lei, però, non era stata da meno: forse quel ragazzo che le faceva compagnia in quel posto squallido non ricordava nulla, ma se non poteva accorrere in aiuto di Chat Noir era solo colpa sua. Era stata lei a smascherarlo davanti a Papillon, rendendo pubblica la sua identità segreta di supereroe. Qual era il miraculous che gli era stato assegnato? Ah, giusto. Quello del Serpente. Era cosciente, lui, di non poterlo più usare?
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FanfictionNessuno dei due aveva fiatato, almeno fino a che il ragazzo non aveva preso la chitarra che portava a tracolla e aveva iniziato ad accordarla. «Che stai facendo?» «Mi sembravi inquieta.» «E quindi?» «Ho pensato che la musica potesse aiutarc...