Raccolsi velocemente le mie cose da terra, sentivo i passi provenire dal corridoio farsi molto più vicini. Stavolta non doveva prendermi, non avrebbe potuto perché sarei scappata prima io. Nel mio zaino c'era il minimo indispensabile: fazzoletti, soldi, tessera della metro, telefono, caricatore, medicine e acqua. Tirai su la mascherina coprendo metà del volto. Più mi avvicinavo alla finestra più il mio cuore batteva sempre più forte. Il fiumiciattolo vicino alla casa scorreva imperterrito lungo il percorso che si era creato, mentre trasbordava per colpa della pioggia. La mia meta era la città, una volta arrivata lì sarei stata finalmente salva. Aprii lentamente la finestra , ma non riuscii ad evitare d far scricchiolare il legno pieno di muffa della casa. Poggiai un piede e poi mi feci forza e mi aggrappai alla corda che avevo trovato poco prima. La tirai verso di me un paio di volte per assicurarmi che non si sciogliesse e poi mi calai giù lentamente.
Sentii la porta della stanza aprirsi e subito dopo un urlo terrificante che mi fece congelare il sangue. Mi accostai alla parete per non farmi vedere, la sua testa fece capolino dalla finestra ma la ritrasse subito quando delle gocce le bagnarono i capelli. Toccai terra e in silenzio mi allontanai. Presi le chiavi della macchina e partii velocemente. Mi sentii sollevata quando uscii da quell'orribile posto. Finalmente stavo scappano e da una parte non ci credevo nemmeno io. Tolsi la mascherina e ripresi finalmente fiato. Strinsi saldamente le mani al volante e buttai la testa indietro. Mi lasciai andare alla comodità di quel sedile e rilassai i muscoli. Il paesaggio intorno a me cominciò a cambiare. Dalla solitaria campagna, si cominciarono ad intravedere i palazzi della città. C'ero quasi. Intravidi il grande cartello "welcome to new york" lessi la scritta ad alta voce nonostante fossi sola in quel veicolo. Più mi avvicinavo più avevo ansia, il rombo delle macchine, le voci, le risate e tutto il caos di una città come new york erano suoni che non sentivo spesso, quasi davano fastidio. -cazzo..- imprecai quando vidi che la macchina era a corto di benzina. Sarei dovuta scendere o sarei rimasta per strada. Parcheggiai la macchina e uscii velocemente in cerca di una metro.
Appena poggiai un piede fuori dall'auto un brivido mi percorse la schiena, stavo per intraprendere l'avventura che mi avrebbe segnato la vita. Ebbene sì. forse arrivati a questo punto della storia, penso sia meglio parlarvi un po di me. Mi chiamo Ellen, ho 18 anni e ho un tumore. Mi è stato diagnosticato all'età di circa 16 anni e sono due anni che ci convivo, e che ci combatto. Fin da piccola ho vissuto in campagna con mia madre, ma non so e si può definire tale. Io piuttosto la chiamerei una psicopatica che si fa di droga. Crescere con una madre anaffettiva e psicopatica non è il massimo, ma me la sono sempre cavata come potevo.
Quando mi hanno diagnosticato il tumore non avevo la minima idea che fosse così difficile superarlo. Ho pianto molto ma quelle lacrime mi aiutarono a crescere e ad affrontare le cose.
C'erano momenti in cui pensavo di non farcela, ma sono ancora qui. In realtà non so se ce la farò ma ho intenzione di godermi la mia vita fino all'ultimo. I dottori dicono che il tumore è diminuito di molto e che se continuo a prendere i medicinali regolarmente posso farcela.
Mi affacciai allo sportello dei biglietti e rivolsi un sorriso alla ragazza dall'altra parte del vetro -salve- disse lei -posso fare qualcosa per lei?- chiese gentilmente. Io annuii timidamente, non ho mai intrapreso una conversazione del genere e sinceramente non so da dove cominciare. La ragazza mi guardava incuriosita, i suoi capelli marroni le ricadevano morbidi sulle spalle e il suo trucco delicato aggraziava il suo viso minuto. -mi servirebbero dei biglietti per la metro... devo arrivare qui- dissi indicando la cartina che avevo tra le mani -oh sei diretta a Brooklyn, cosa ti porta lì?- chiese digitando qualcosa sul computer -sto ricevendo ospitazione da un'amico di famiglia- non era una bugia. Un mio amico mi aveva lasciato la sua casa dopo essersi trasferito a Londra con la sua ragazza. -oh va bene, ecco a te, sono 5$- disse facendo passare il biglietto nel buco del vetro. Lo riposi nel portafoglio e pagai. Il treno sarebbe arrivato tra 5 minuti, mi sedetti e cominciai ad aspettare. Nascosi il viso dietro ai corti capelli mentre la gente passava. C'era chi andava al lavoro, chi tornava a casa e perfino chi stava viaggiando ed era lì come turista, muniti da zaini e cartine di tutti i tipi. Finalmente annunciarono il mio treno e dopo pochi attimi arrivò. Mi sedetti e poggiai la fronte al vetro freddo. -scusami, è libero?- girai o sguardo e un ragazzo tinto di biondo, con abiti firmati, collana di Chanel e converse indicò il posto accanto al mio. Ci misi un po a realizzare che il vagone era pieno e che l'unico posto libero era occupato dal mio zaino. Annuii silenziosamente e spostai lo zaino posandolo ai miei piedi. Quel ragazzo però... mi attraeva, non smisi di pensare a lui nemmeno un attimo. Quei suoi tratti orientali e quelle labbra così belle e carnose mi avevano fatto cadere in un uragano di emozioni. -se posso chiedere, come ti chiami?- chiese lui interrompendo quel silenzio. Tolsi una cuffietta e accennai un sorriso -Ellen, Ellen Williams- riuscii a dire prima che il controllore ci chiese i biglietti. -Oh, sei diretta a Brooklyn, anche io- disse leggendo il mio biglietto. Ridacchiai per poi prendere il biglietto segnato. -Comunque io sono Park Jimin- disse porgendomi la mano piena di anelli. La strinsi e lui sorrise.
-Beh, è questa la fermata, è stato un piacere conoscerti Ellen Williams- disse chinandosi leggermente per salutarmi, non risposi ma mi limitai a sorridergli per poi proseguire per la mia strada. Nonostante fossi sola, continuavo a sentirmi osservata. Mi girai più volte ma non vidi nessuno, così feci finta di nulla e proseguii. Man mano che andavo avanti quella sensazione si cominciava a fare più forte, sembrava davvero che qualcuno fosse lì a fissarmi. Rallentai di poco e cercai di concentrarmi sul rumore dei passi, non coincideva con il mio, c'era qualcuno. -che vuoi da me?!- dissi afferrando il collo del ragazzo dietro di me. Strabuzzò gli occhi sorpreso e tossì un paio di volte -così non respiro...- disse con un filo di voce. Inarcai un sopracciglio e mollai la presa. -ma tu sei quello di prima- dissi riconoscendo i lineamenti del ragazzo. Lui annuì massaggiandosi il collo -smettila di seguirmi- sbottai puntandogli un dito contro. -in realtà abito qui...- disse aprendo la porta dell'enorme casa. -Oh...scusa- sussurrai imbarazzata. Ridacchiò per poi poggiarsi alla possente porta d'entrata. Rimase lì fermo mentre io analizzavo l'indirizzo della casa a cui ero destinata. Paragonai il biglietto con scritta la via al cartello con su il nome e coincideva. -ma... questa è casa...- provai a dire -di taehyung? Oh sei per caso la sua amica?- chiese, riposi il biglietto in tasca e annuii. -Bene allora abiterai con me da oggi- disse entrando nella casa. -NO NO NO , non si era parlato di convivenza!- dissi correndo verso di lui. lo presi per il braccio e cercai di farlo girare verso di me -beh non so cosa taehyung ti abbia detto... ma si sarà dimenticato di dirtelo- fece spallucce e si allontanò. Sbuffai, la casa era immensa, forse non sarebbe stato male viverci, il fatto che fosse grande poteva farmi distrarre dal convivere con un perfetto sconosciuto. Dopotutto quella casa era per minimo sette persone.
-TAEHYUNG, PERCHE' NON MI HAI AVVISATO?- urlai al ragazzo dall'altra parte. -oh ma ciao Ellen, qual'è il problema?- chiese con nonchalance, strinsi i pugni trattenendo la voglia di andare fino a londra ed ucciderlo -il problema?! il problema è che devo convivere con qualcuno che non conosco che potrebbe stuprarmi mentre dormo- da una delle stanze si sentì un "non lo farei mai" ma non ci credetti molto. -HAHHAHAHA, sta tranquilla, Jimin non stupra le persone, tanto meno te- ridacchiò. -EHI IO SONO PERFETTAMENTE STUPRABILE- feci l'offesa per farlo sentire in colpa -beh... ho pensato che stare in compagnia non ti facesse male- disse sospirando -sì arrivo tesoro... Ellen devo andare, ci sentiamo dopo- concluse taehyung attaccando. Strinsi il cellulare e sbuffai sonoramente... se la vedrà con me quando torna...
IL CAPITOLO NON E' CORRETTO QUINDI SE CI SONO ERRORI SCUSATEMI
STAI LEGGENDO
UN SALTO NEL VUOTO
Fanfiction"non so cosa la vita mi toglierà, non voglio nemmeno saperlo, so solo che se proverà a togliermi te, io lo impedirò a tutti i costi! Lo prometto" Una stria dove la protagonista è costretta a scappare per andare via , per scappare dalla paura e dalla...