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«I'll be here for you
Wherever you go!
Yeah, I know!
Trails of fire
You always knew
They would guide me home, they'd lead me to you...»
"Inferno" risuonava a massimo volume nelle orecchie del giovane, mentre guardava con un sorriso fuori dal finestrino del bus, che stava frenando, proprio davanti alla sua bella scuola.
Quella canzone lo caricava, e lo faceva sentire determinato.
Come se già non lo fosse stato abbastanza.
Si caricò lo zaino in spalla, e scese dal mezzo, ringraziando l'autista a gran voce.
L'uomo lo guardò storto, maledicendo mentalmente quel ragazzo, che spesso arrivava alla fermata in ritardo, facendogli perdere tempo.
Il ragazzo attraversò con grandi passi il cortile, il cui sentiero verso l'edificio giallo pastello era incorniciato da alberelli in fiore, tipici della primavera, che da poco meno di un mese aveva nuovamente compiaciuto il mondo, tornando più calda dell'anno precedente.
Ma il ragazzo non aveva tempo di fermarsi a godersi la bellezza di quei fiori.
Ormai in cortile non c'era più quasi nessuno, perché la prima campanella era suonata e gli studenti erano già entrati nella struttura, ed anche lui si affrettò a fare lo stesso.
Una volta spinta la pesante porta di vetro e metallo, e averla successivamente lasciata sbattere alle sue spalle, dopo essersi infilato all'interno, il brusio e le chiacchiere dei tanti studenti lo accolsero, e lui inspirò l'aria profumata di detergente per pavimenti, odore tipico del lunedì mattina, quando la scuola si ripopolava.
Non era una scuola come le altre, si può dire.
Gli altri licei ospitano una e soltanto una scuola...ma questa no.
Per mancanza di un'altra sede, e di posto dove costruirla, questa struttura conteneva ben due scuole, che di fatto non c'entravano nulla l'una con l'altra.
Quella che frequentava il nostro protagonista era una scuola privata, specializzata nel formare gli studenti per diventare pompieri.
Era caratterizzata da una gran quantità di sogni, positività e allegria.
C'era tanto colore da quella parte della scuola, e gli studenti erano tutti ragazzi pimpanti e vogliosi di imparare e crescere.
L'altra parte invece...beh era piuttosto diversa.
Non c'era una specializzazione precisa, solo dei laboratori in ambito maggiormente artistico e musicale...ma no, non era popolata da gente felice e spensierata, no.
Era la parte buia della città quella scuola.
I suoi studenti erano ragazzi che avevano avuto problemi di ogni genere, di solito nelle mura domestiche.
Gente con i genitori separati, gente con i genitori abusivi, gente che aveva sofferto di bullismo.
Più che una scuola era un centro di riabilitazione.
Avevano deciso di unire i due istituti perché si pensava che i caratteri solari degli studenti della prima scuola potessero in qualche modo aiutare gli altri a stare meglio...ma non fu così.
Difatti, c'era astio tra i due istituti.
Non si sopportavano proprio perché erano così diversi, e di comune accordo, con leggi non scritte, le scuole decisero di evitarsi e non darsi fastidio a vicenda, e la cosa andò avanti per ben trent'anni.

«Hey Galo!»
Una ragazza dai capelli rosa richiamò l'attenzione del ragazzo su di se, e sul gruppetto che la circondava:uno con gli occhiali, una con i codini, e un ragazzo che gigantesco era dire poco.
Galo sorrise, e si avvicinò a loro, contento di rivedere gli amici dopo il weekend.
«Heylà ragazzi!»
«Galo!»
Varys, il gigante, passò un braccio attorno alle spalle di Galo, sorridendogli.
«Ho comprato un certo videogioco durante il weekend, sai?»
Gli occhi del più basso sì illuminarono, e arrivarono addirittura a brillare di luce propria.
«SARÀ MICA-?»
«Burning heart 330. Esattamente.»
Lucia, la ragazza con i codini, puntò le dita, messe a pistola, contro Galo, e chiuse un occhio.
Lui passò lo sguardo da lei al ragazzo che lo stringeva diverse volte, con la bocca spalancata, meravigliato.
«AHH-DOBBIAMO ASSOLUTAMENTE GIOCARCI INSIEME RAGAZZI, VI PREGO.»
Esclamò, tutto ad un fiato, strattonando la maglietta arancione di Varys.
«Puoi non urlare già di prima mattina? Grazie.»
Lo ammonì Remi, facendogli segno di stare in silenzio.
Lui era il rappresentante degli studenti, ed aveva un'aria piuttosto autoritaria, tanto che molti lo prendevano in giro, dicendo che somigliasse vagamente ad Ignis, il professore più famoso della loro scuola.
Aina, la ragazza dai capelli rosa che aveva richiamato Galo, ridacchiò, stringendosi al petto i libri che teneva tra le braccia.
«A proposito di stare insieme! Un giorno di questi dovremmo fare un' uscita e poi fermarci a dormire da qualcuno di noi o qualcosa del genere, non credete?»
«Oh sì!»
Esclamò Galo, appoggiandosi le mani, chiuse in pugni, sui fianchi.
«Ce lo meritiamo dopo questo periodo di studio senza pause!»
Aggiunse, e Lucia gli si affiancò.
«Già! Non credo di essere mai stata tanto stressata in tutta la mia vita!»
La ragazza lasciò penzolare le braccia, in modo stanco, ed emise un gemito frustrato.
In effetti, quel periodo era stato davvero duro.
Forse i professori avevano esagerato con le materie e gli argomenti da studiare, ma anche loro non stavano passando un buon momento.
Questo perché girava la voce che una delle scuole avrebbe lasciato l'istituto.
Sarebbe rimasta quella migliore, l'altra si sarebbe dovuta spostare da qualche altra parte.
Il gigantesco cambiamento era dovuto principalmente all'odio tra le scuole, diventato troppo palese, e agli studenti, che cominciavano ad essere distratti dalle provocazioni della scuola avversaria.
Erano avvenute risse, erano volate parole, ed erano stati fatti scherzi di pessimo gusto.
Insomma, tenere quei due istituti insieme era pressoché impossibile, se si volevano evitare i problemi.
Perciò, alla fine dell'anno si sarebbe deciso quale scuola se ne sarebbe andata.
Così, i professori di entrambe le scuole avevano dato il peggio di sé, secondo gli studenti, dando praticamente libri interi da studiare, per dimostrare di essere i migliori.

I ragazzi parlarono per un po', organizzarono al meglio il pomeriggio insieme che sarebbe avvenuto quel fine settimana.
La Inferno F. Institute era rumorosa come sempre quella mattina.
Le chiacchiere da quella parte non si fermavano mai, per tutto il giorno...l'unico momento di silenzio, in cui a vociare era la B. Ka. Kusei, l'altra scuola, finalmente libera di esprimersi e sovrastare il brusio della nemica, era precisamente alle sette e cinquantotto.
Orario in cui loro facevano il loro ingresso.
E così anche quel giorno.
Le porte si spalancarono all'improvviso, e venne subito il silenzio più assoluto.
Gli sguardi di entrambe le scuole si puntarono in direzione dell' ingresso: sguardi d'odio da una parte, e di speranza dall'altra.
L'unico suono che si udiva era il riecheggiare dei passi di quelle tre figure, di quei tre che per la Kusei erano i pilastri portanti della scuola, specialmente uno di loro, quello che stava sempre nel mezzo del trio.
Il suo nome era Lio, Lio Fotia.
Lio era colui che aveva dato più forza alla sua scuola, e da quando era arrivato le speranze di restare nell'edificio erano diventate finalmente più alte di zero.
Venivano poi quello alla sua sinistra, Gueira, che prima dell'arrivo di Lio aveva cercato di fare qualcosa, invano, e quello alla sua destra, Meis, il cervello del gruppo, colui che metteva a punto le idee di Lio, e dava consigli.
Si facevano chiamare Mad Burnish, e se erano i più importanti e quasi degli eroi per la loro scuola, per l'altra erano temuti e odiati.
Camminarono lungo il corridoio, in modo quasi solenne, lanciando sguardi di sfida ad Inferno, e salutando amichevolmente Kusei.
Nel momento stesso in cui passarono vicino al gruppo in cui si trovava Galo, Gueira e Meis non si fecero problemi a far notare il loro disprezzo per il rappresentate d'istituto, Remi, guardandolo con occhi velenosi.
Ma lo sguardo di Lio, il capo, era per qualcun altro.
Per Galo stesso.
Questo perché sapeva perfettamente che era lui la vera voce dell'istituto.
Era il più forte di carattere, e non si era tirato indietro dalle risse con la scuola avversaria.
Anzi, era spesso il primo a cominciarle.
Galo rispose ricambiando lo sguardo, guardano dritto in quelle pupille, contorcendo la bocca, accigliandosi e alzando leggermente il mento, tenendo ancora una volta testa a quella importante figura.
I loro sguardi si divisero, quando il trio passò avanti.
Inferno ancora taceva, ma Kusei avrebbe quasi applaudito per quella sfilata, ai loro occhi, divina.
I Mad Burnish imboccarono le scale, e salirono al piano superiore, e immediatamente ritornò il rumore.
Kusei li seguì, ed Inferno riprese con le chiacchiere, come se nulla fosse accaduto.

E così cominciava una nuova settimana.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 24, 2020 ⏰

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