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Mia madre era una donna importante, figlia a sua volta di una donna importante.
Dopo pochi anni dal compimento della maggiore età venne sedotta da un dio e rimase incinta. Questo era tutto quello che sapevo sul suo conto. Ricordavo vagamente la sua immagine: ricordavo gli occhi color cioccolato, le increspature sulle sue guance che si formavano quando sorrideva, i suoi occhi verdi pieni di amore e di vita, le sue mani delicate ma ruvide. Tutti dettagli sconnessi e con poco senso. Anche se avessi avuto tanta immaginazione, non sarei mai riuscita a darle un volto del tutto concreto.
Il suono della sua voce però era limpido e ben scolpito nella mia mente. Di quelle melodie che mi cantava per farmi dormire non mi sarei mai dimenticata.
La malattia mel'ha portata via troppo presto.
A sette anni la curiosità ebbe il sopravvento, così decisi di chiedere al Signor D qualcosa in più su di lei. «Oh beh, una delle più belle figlie di Ermes che avessi mai visto, la vostra discendenza deve aver contribuito.» aveva detto. Fu così che venno a conoscenza del fatto che gli uomini e le donne della mia famiglia erano tutti eroi semidivini. Mia nonna era figlia di Poseidone e mio nonno di Zeus, andando più indietro nell'albero genealogico trovai dei discendenti di Ares, Afrodite, e persino di Ade. Per molto tempo non mi fu ben chiaro come io potessi discendere da tutti quei semidei, non sentivo di avere poteri fuori dal comune o cose cosi'. Mi sentivo una mazzosangue del tutto nella norma...per una scala di misurazione da semidea di intende. Anche spinta da una certa voglia di dimostrarmi all'altezza degli standard della mia famiglia, iniziai ad allenarmi non appena riusci' a stare in piedi con un arma in mano, senza sbilanciarmi per il peso. Dopo la morte di mia madre Chirone mi prese sotto la sua ala. Ho vissuto al campo mezzosangue per tutta la vita, da che ne ho memoria ho sempre vissuto nella casa grande con il centauro ed il Signor D. Quando fui in grado di raggionare Chirone mi chiese se volevo andare a vivere con i miei fratelli e sorelle. Gli dissi che non ero ancora pronta. Non mi mise mai pressioni, anzi, dopo quella volta non toccò più l'argomento neanche per sbaglio. Chirone mi insegnò molto, in quegli anni. Studiai le piante ed i loro benefici curativi, mi insegnò tutte le materie che si insegnano nelle scuole comuni, mi insegnò l'astronomia, in caso mi perdessi in missione, l'anatomia, cosi' da essere più preparata ai combattimenti, e la chirurgia, cosi' che potessi essere in grado di curare le ferite che si riportano in battaglia. Sotto mia richiesta mi insegnò anche a suonare la lira, lui ne fu molto felice. Mi disse che gli era mancato quello strumento, nessuno lo suonava più ai giorni nostri, i miei fratelli e le mie sorelle preferivano altri strumenti a corde come la chitarra. Per me era un modo per sentirmi più vicina a mio padre. Non ricordo di averlo visto prima del mio undicesimo compleanno, anche se la luce che emanava mi era cosi' familiare che stentai ad esserne sicura.
Ricordo bene quella mattina, era tranquilla, un leggero vento muoveva le acque del laghetto delle canoe provocando un suono rilassante e piacevole. Ricordo di aver chiuso gli occhi ad un certo punto, cosi' da poter assaporare per bene il dolce profumo che c'era nell'aria. «Anche a tua madre piaceva questo posto» Riconobbi a voce nonostante non l'avessi mai sentita, mi voltai a guardare la sua immagine comparsa all'improvviso al mio fianco. Era bello da togliere il fiato, i riccioli biondi gli ricadevano sul volto anatomicamente perfetto. Era giovane. La sua pelle olivastra dava l'idea di essere morbida come la seta, al tatto. Nonostante il suo aspetto fosse magnifico, non riuscii a guardarlo per più di qualche secondo. Mi voltai di nuovo e ripresi a guardare il movimento delle onde. «Cosa vuoi saperne tu di mia madre» dissi cercando di non sembrare troppo arrogante, era pur sempre un Dio. Lui sospirò, poi si sedette accanto a me. «Amavo davvero tua madre. Era cosi'... intelligente e forte. Ricordo ancora la prima volta che sentii la sua voce. La sentii dall'Olimpo e me ne innamorai perdutamente.». "Ti prego, basta" continuavo a ripetere nella mia mente. Il solo ricordo di mia madre mi faceva sentire come se qualcuno mi pugnalasse il petto con un pugnale di ferro dello stige. Strinsi i pugni per regolare il dolore. "Non mostrarti debole". Lui si fermò e sentii il suo sguardo su di me, poi fece un leggero sospiro, doveva essere una specie di risata. «Gli occhi li hai presi da tua nonna. Sai, diventano blu scuro quando sei triste.» disse spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Mi accarezzò la guancia ed involontariamente il mio volto cercò il suo palmo cosi' morbido e confortevole. Chiusi gli occhi e qualcosa di umido e caldo si fece largo sulla mia guancia. «Hai dei poteri incredibile, sarai una grande eroina. Sta per cambiare tutto, devi essere forte.» mi disse. «Ti voglio bene, piccola mia, non dimenticarlo.» La sua voce era come una volata di vento fresco dopo una lunga corsa, eppure il suo tono era triste, malinconico. Io annuii tenendo ancora gli occhi chiusi, non volevo vederlo andare via. Dopo un attimo non sentii più il suo calore contro la mia pelle. Non riaprii gli occhi ancora per qualche secondo, lasciando che le lacrime uscissero liberamente. Quando mi guardai attorno, accanto a me trovai un anello d'oro lavorato con la forma di una corona d'alloro. Lo presi tra le mani, lo infilai all'anulare della mano destra e lo guardai per un momento. Mi sfuggi' un lieve sorriso, poi però il dolore si fece largo dentro di me. Quel giorno non smisi di piangere finché il sole non fu calato completamente. Il giorno dopo andai a vivere nella cabina 7.
Quell'anno arrivò al campo Percy Jackson. Fu un grande colpo di scena quando si scopri' che era figlio di Poseidone. Lui, il satiro Grover e Annabeth, una figlia di Atena, formavano proprio un bel gruppo. L'anno successivo arrivò anche Tyson. Ciclope, quindi fratellastro di Percy. Diventammo amici poco dopo il ritorno dalla sua prima impresa. A lui piaceva sentirmi cantare, ed io adoravo la sua compagnia. Legai molto con Will Solace, Mio fratello. Mi notò quando curai un figlio di Ares con una canzone. Ebbene si, il mio potere consisteva nel curare le persone con le canzoni. O almeno cosi' credevo. Grazie agli insegnamenti di Chirone mi rivelai molto abile nel campo medico. Ogni ragazzo che guarivo mi rendeva felice, era bello sentirsi utile.
Quell'anno tornò anche in vita Talia, la figlia di Zeus che venne trasformata dal padre in albero per salvarla, creando cosi' anche la barriera che ci proteggeva dai mostri. Fu bello vedere il suo viso, finalmente. Da piccola non avevo amici, perciò quando volevo parlare con qualcuno mi sedevo sulle radici di quel maestoso pino e le raccontavo le mie giornate. Non ero una bambina molto socievole e non mi piaceva parlare con Chirone o con il Signor D di come mi sentivo, perciò si, la mia unica "amica" era una ragazza-albero che nemmeno sapeva della mia esistenza.
Durante le vacanze invernali Annabeth, Percy, Grover e Talia vennero mandati a recuperare due nuovi semidei, fratello e sorella. Nico e Bianca Di angelo. Al campo, però, Annabeth non tornò. A detta dei compagni, era stata rapita da una Manticora e portata via. Se non fosse stato per le cacciatrici di Artemide, i semidei sarebbero morti. Le cacciatrici li seguirono al campo, dato che Artemide si era allontanata per cacciare un mostro. Chirone ed il Signor D decisero di organizzare una partita di caccia alla bandiera, e in quell'occasioni mi resi conto di quanto l'idea che mi ero fatta di Talia fosse profondamente sbagliata. In effetti, era insopportabile. Bianca si uni' alle cacciatrici, e quando l'oracolo pronunciò la profezia parti' insieme a Talia, Grover, Percy Zoe e Phoebe per ritrovare Artemide ed Annabeth, lasciando Nico da solo. Fu l'ultima volta che la vidi. Poco dopo la loro partenza mi avvicinai molto a Nico. Ci somigliavamo, in fondo, o almeno ci sentivamo in sintonia. Lui parlava molto di sua sorella, dovevano essere molto legati, lui diceva che lei era tutta la sua vita. Era ancora un bambino allegro quando lo conobbi io, ci divertivamo giocando a mitomagia e lui mi guardava con adorazione ogni volta che gli raccontavo tutto ciò che sapevo sugli Dei.
Quando Nico lasciò il campo mezzosangue mi si spezzò il cuore. Non nascondo di avercela avuta con Percy per molto tempo. Non lo incolpavo della morte di Bianca, lo incolpavo della fuga di Nico, e questo non potevo evitarlo.
L'anno successivo lui ed Annabeth scoprirono uno degli ingressi del labirinto di Dedalo. Dopo ci fu la riunione con i capigruppo delle case dove proposero la spedizione nel Labirinto affidata ad Annabeth. Ne presero parte Percy, Grover e Tyson. Poco prima che partissero andai a salutare Tyson. «Torna tutto intero» gli avevo detto con un tono di preoccupazione nella voce. Lui mi aveva sorriso e se ne era andato salutandomi con un gesto della sua grande mano.

·°my voice°·   // percy jackson's universe (SKZ Members)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora