one.✿

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«I'm friends with the monster
That's under my bed
Get along with the voices inside of my head
The Monster - Eminem feat. Rihanna.

La puzza di chiuso mischiata a quella di fumo è ormai l'odore di casa mia, fa parte della mia quotidianità e inizia quasi a piacermi.

Stringo forte con la mano destra la vestaglia bianca, ma grigia dallo sporco, che ricopre il mio corpo scarno e malato, mentre con la sinistra mi aggrappo disperatamente alle sbarre, sporche anch'esse, della cella fatiscente, in cerca del sostegno che le mie gambe non possono darmi a causa della mancanza di nutrimento.

Il mio viso, però, è una maschera d'indifferenza, non dà a vedere che sta morendo di fame.

In ogni caso morirò comunque.

L'unico rumore che sento è quello della perdita d'acqua che sgocciola dal soffitto al pavimento, esclusa la causa della mia instabilità mentale, cioè quelle voci che mi riempiono il cervello fino a farmelo scoppiare.

Ad un tratto tutto si ferma, e sento dei passi.

Sussulto.

Alzo lo sguardo vedendo le figure di Suor Mary e due guardie, tra le quali c'è un ragazzo, alto e pallido, con delle pesanti occhiaie viola che gli solcano il viso armonioso, come le abbiamo tutti qui, d'altronde.

I suoi polsi magri sono legati tra loro, davanti al bassoventre, da una cinghia in cuoio marrone che sembra molto stretta, e ciondolano ad ogni passo, come i riccioli color cioccolato che gli accarezzano morbidamente le guance e la fronte.

Mi mordo le labbra martoriate e secche nel momento in cui mi accorgo che anche lui mi sta studiando.

Spero non si spaventi.

Improvvisamente vedo una guardia aprire la porta della mia cella con una grossa chiave arruginita, e l'altra spingerci dentro il nuovo malcapitato, rimuovendo la cinghia dai suoi polsi.

Poi il compagno richiude la porta, e gli unici rumori udibili sono i nostri respiri e il cigolio di questa.

Ad un tratto tutto urla, ma, presto, mi rendo conto che posso sentire solo io.

Per un attimo i nostri sguardi si incrociano, ma abbasso la testa ancora in preda ad uno stato confusionario.

Suor Mary ci guarda e contorce il viso in un ghigno furbo, si gira e va via con le guardie.

Improvvisamente sento la voce profonda del ragazzo.

«Harry » dice, ma capisco che sia il suo nome solo quando risveglio il cervello.

«Annabelle» rispondo, mentre mi allontano per prendere un pacco di sigarette, nascosto sotto una mattonella del pavimento.

Quando mi rialzo me lo ritrovo vicino, con la vestaglia già sgualcita.

Le nostre mani si sfiorano e noto i segni scuri lasciati dalle cinghie sui suoi polsi pallidi.

Smetto di rimurginare sulla sua figura e decido di fare qualcosa.

«Tieni, sarà una lunga permanenza.»

Così gli dico, alla fine, offrendogli da accendere.

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