''Che palle zì''
Giovanni, diciotto anni di ricci e camice a quadri, si lancia sulla poltrona rossa di velluto. Una poltrona che ha sempre trovato orribile senza mai sentire il bisogno di nasconderlo al mondo. Difficile convivere con una faccia come la sua che nel 99% dei casi parla senza che ci sia bisogno d'aprir bocca. Si porta il dorso della mano destra sulla fronte e osserva i ragazzi che, qualche ora prima, gli sono piombati in casa. Martino, dai capelli ramati e lunghi che a Giovanni ricordano Lupo Alberto, sta seduto per terra, gambe incrociate e mani impegnate in quella che è la missione della vita: rollare una canna con l'ultima cartina rimasta senza rischiare di renderla per qualsiasi motivo inutilizzabile. Poco più in là Luchino, che quel giorno ha deciso di indossare un maglioncino verde che sicuramente Silvia ha comprato per lui, sta tentando da quasi venti minuti di aprire una birra col solo aiuto della bic azzurra trovata per caso accanto al caminetto. Dalla stanza di fianco la voce di Elia irrompe di tanto in tanto. Si è allontanato quando il suo cellulare ha preso a squillare. Il pensiero del cellulare fa tornare in mente a Giovanni che non ha ancora controllato se Eva gli ha guardato le storie di instagram. Afferra l'aggeggio dalla tasca posteriore del pantalone e lo sblocca quasi senza accorgersene.
Apre instagram. Il primo post che vede è quello di Celebrity Hunted su Amazon Prime Video con Totti in primo piano. Clicca sul cuoricino, ancora una volta, in maniera automatica. Non sia mai che Giovanni Garau non metta il like a qualcosa che riguarda Francesco Totti.
Un secondo dopo è lì a scorrere la lista delle persone che hanno visto la sua storia. Eva c'è. Per un po' aveva smesso di guardargliele, il po' in cui aveva cominciato a postare roba con Sofia.
Rimane con il pollice sul nome utente di Eva ancora un minuto, fin quando una voce irrompe nel silenzio generale.
'' Bella raga, guardate che capolavoro che v'ho fatto''
Martino, con un sorriso un po' storto e pendente verso sinistra mostra a lui e a Luchino la cartina perfettamente avvolta intorno ad un mix di tabacco ed erba.
Giovanni blocca di nuovo il cellulare e lo lancia sulla poltrona dietro di sé.
Luchino, intento ancora nell'impresa di aprire la birra, si ferma un secondo e analizza il lavoro dell'amico.
''No bel lavoro Marti ma te devo chiede na cosa''
Giovanni si riporta la mano in fronte, stavolta con fare più teatrale. Sa benissimo che le domande di Luchino non portano a niente di buono. Una volta aveva esordito in questo stesso identico modo con Eleonora Sava, l'amica di Eva, e un secondo dopo le aveva chiesto che tipo di shampoo usa Edoardo Incanti perché i suoi capelli sono troppo lucenti per essere lavati con il Dimension di un euro.
Martino si volta di scatto verso il ragazzo, convinto che a qualche minuto da quel momento si pentirà di quello che sta per dire.
''Basta che nun me chiedi n'altra volta di guardare con te le repliche di The Vampire Diaries perché poi ti prendono male, dimmi pure.''
Giovanni ride e non si preoccupa di nasconderlo. Certo, qualche mese prima quando si era visto arrivare al baretto un Luchino desolato per il fatto che una certa Elena aveva scelto Damon e non Stefan, non aveva riso molto. Non era stato mica facile spiegargli che quella non era la rappresentazione televisiva di lui, Silvia e qualche moro alto con gli occhi verdi e il giubbotto di pelle.
''Ma te lo senti sto rumore?''
Luca avvicina la bottiglia di birra all'orecchio di Martino e con l'altra mano continua a fare pressione con la bic accanto al tappo.
''Ma che stai a fa Luchì?'' chiede Giovanni, la mano destra chiusa nel classico gesto del ''ma che stai a fa?'' tanto usato nei meme sugli italiani.
''Oh io sento un rumore, secondo me se sta per aprì. Te lo senti Martì?''
Martino si riposiziona per ascoltare meglio. La faccia concentrata e lo sguardo indirizzato verso un punto non preciso del salone.
''Effettivamente qualcosa sento davvero''
Dice, sorprendendo tanto Giovanni quanto se stesso.
''Eh, 'na specie de zzzzzzh''
''Si bravo''
''Ce siamo quasi eh''''Daje Luchino''
''Ah geni, lo zzzzh è il rumore che fa il pulsante rosso del gas quando Luchino lo preme contro il tappo''
Elia, le braccia incrociate e il telefono penzolante dalla tasca della felpa blu, li fa sobbalzare. Un tempo indeterminato serve a ognuno di loro per realizzare che, si, è davvero il rumore del tasto del gas.
''A Luchì ma vaffanculo'' dice Giovanni, lanciandogli dietro il cuscino nero e quadrato poggiato sul bracciolo della poltrona.
''Oh io me ne ero accorto eh'' continua Martino, prima che un coro di ''se vabbè'' gli piombi direttamente in faccia.
Elia si avvicina al divano e si siede accanto a Luchino che, intanto, continua a guardare in maniera alternata la bottiglia e la bic, forse cercando un modo per controbattere al fatto che ha perso trenta minuti di vita per quell'impresa fallita.
Giovanni sposta lo sguardo su Elia. Un indice che traccia il contorno del labbro inferiore mentre la testa si muove da destra verso sinistra. Non riprende il cellulare, non ascolta Martino che chiede chi accende la canna, non si preoccupa di Luchino che riprende a sentire un rumore. Sta lì.
Giovanni fischia per richiamare la sua attenzione. Elia non è di certo un tipo di molte parole ma Giovanni ha accumulato un certo numero di punti-esperienza, grazie ad anni di calcetto e sfuriate, per capire quando qualcosa non va nel suo amico, anzi, nei suoi amici. Quando Martino ha qualcosa che non va sparisce, non per forza fisicamente ma, anche se presente, capisci che la sua mente non c'è. Luchino invece comincia a mangiare nervosamente patatine, salatini o qualsiasi cosa si possa sgranocchiare. Elia, dal canto suo, semplicemente si perde dei momenti, torna dopo pochi minuti di estraniamento e sorride come se nulla fosse accaduto nella sua testa. In fondo gli piace sapere tutte queste cose sui suoi amici, lo rende fiero e lo rende sicuro. Sicuro di poterli sempre aiutare, sicuro di averli accanto e sicuro di essere stato abbastanza fortunato da poter dire: ''Ste teste demm**** sono i miei fratelli.''
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''Che palle zì.''
Short StoryDal testo: ''Elia non è di certo un tipo di molte parole ma Giovanni ha accumulato un certo numero di punti-esperienza grazie ad anni di calcetto e sfuriate per capire quando qualcosa non va nel suo amico, anzi, nei suoi amici. Quando Martino ha qua...