𝑯𝒂𝒍𝒇 𝒂 𝑯𝒆𝒂𝒓𝒕: 𝒓𝒐𝒐𝒎𝒎𝒂𝒕𝒆𝒔;
La donna dietro il bancone della segreteria era stata molto gentile con me accogliendomi in modo caloroso. La signora Rollins, così mi pare si chiamasse, insieme alla lista delle lezioni mi diede anche la piantina dell'intero campus; mi sarebbe stata molto d'aiuto quella cartina.
Percorsi la stessa strada che avevo fatto per arrivare alla segreteria e mi ritrovai al mio edificio, entrando notai le bandiere viola e bianche che probabilmente erano sfuggite ai miei occhi quando ero arrivata lì la prima volta. Prima di salire le scale controllai il cellulare, appena schiacciai il tasto dell'accensione lo schermo si illuminò. Le notifiche dei messaggi di Zayn erano le ultime:Boo:
Il mio compagno di stanza sembra divertente, si chiama Luke, tu hai conosciuto la tua?
In segreteria mi hanno dato la piantina del campus, non pensavo che il nostro dipartimento fosse così grande.
Sono quasi le otto, ci vediamo per mangiare qualcosa?
Lessi in fretta i messaggi ma proprio quando iniziai a digitare una risposta il cellulare inizio a vibrarmi in mano.
«Ti prego Liv, andiamo a cena, sto morendo» il moro parlava dall'altro capo del telefono, non mi aveva neanche lasciata parlare.
«Sì,sì. Andremo a mangiare ma lasciami del tempo per salire in camera e mettermi qualcosa di comodo, ok?» dissi arrotolandomi una ciocca di capelli al dito.
«Va bene, passo a prenderti io»
«Mi sembra ovvio Zayn, sei l'unico tra noi due ad essersi portato la macchina.» risposi, il ragazzo rise e il suono metallico della sua voce mi contagiò.
«A tra poco» disse e riagganciò.Per quanto non fossi una persona particolarmente atletica e amante dell'attività fisica salii le scalinate in un attimo e mi ritrovai davanti la stanza in fondo al corridoio: la mia, la numero 195 del dipartimento di arte e scienza. Prima di entrare nella camera però, mi fermai a guardare le pareti del corridoio che mi regalarono un senso di antichità rimanendo incolumi nel tempo. Ci ero riuscita, ero entrata all'università di New York con le mie forze e con quelle soltanto per fare della mia passione un lavoro.
Inspirai per darmi coraggio, girai la chiave e varcai la soglia.
La ragazza che si trovava di spalle doveva essere sicuramente la mia nuova e prima compagna di stanza. Si girò di scatto quando richiusi la porta e sfilò gli auricolari bianchi dalle orecchie.
La sua chioma riccia le copriva le spalle e la sua carnagione quasi mulatta si intonava perfettamente con la maglia giallo pastello che portava.«Tu devi essere Olivia, giusto?» la ragazza protese la mano nella mia direzione e io l'afferrai.
«S-si, piacere. Tu invece sei..» lasciai la frase in sospeso e la riccia capì che probabilmente non conoscevo minimamente il suo nome o meglio quando mi avevano dato le carte da firmare per il dormitorio non avevo proprio pensato a leggere il suo nome.
«Io sono Alex! Frequento il secondo anno di Archeologia» mi disse sorridendo, notai due piccole palline metalliche sui denti,sicuramente era un piercing.Alex si portò alcuni boccoli affusolati dietro l'orecchio e notai la miriade di orecchini che portava. Io avevo solo tre buchi e un piercing all'orecchio, avrei proprio dovuto farmene altri.
«Hai degli orecchini bellissimi» dissi indicando il lobo per creare una conversazione.
«grazie, frutto di anni di collezione.» rispose.Andai al mio letto ancora privo di lenzuola e aprii la valigia, presi una felpa leggera e un pantalone di tuta grigia. La ragazza che avevo di fronte capì che probabilmente avrei avuto bisogno della mia privacy se avessi voluto cambiarmi così si girò e tornò alla sua scrivania.
«che fai questa sera?» mi chiese mentre sistemava fogli sparsi sulla sua scrivania.
«Vado a mangiare qualcosa con un mio amico - dissi mentre infilavo le gambe nel pantalone - studia qui anche lui»
«Ah, si?! Hai già fatto amicizia?» mi chiese.
«No, macché, è un mio amico da una vita, siamo venuti qui insieme» risposi.
«Ah, tutto chiaro»Man mano che parlavo con Alex il mio imbarazzo e il mio tipico e sempre presente senso di inadeguatezza si stavano dissolvendo ma quando il mio cellulare squillò la bolla che si era creata intorno a noi scoppiò.
«Olivia May Scott, si può sapere dove diavolo sei? Sono qui fuori da venti minuti. Li stavi fabbricando i vestiti o dovevi solo metterteli?» Zayn non era arrabbiato, amava semplicemente il sarcasmo e in più era affamato.
«Scendo, cavolo. Un attimo!» risposi, lo sentii farfugliare qualcosa ma non ci badai troppo e riattaccai.Presi la borsetta in cuoio che mi portavo dietro da tutta la giornata controllando che dentro ci fossero portafogli, documenti e fazzoletti. In uno scatto mi voltai verso lo specchio circolare appeso a metà parete, fra le due parti della stanza, slegai la coda sfatta e aggiustai i capelli in una crocchia.
«Uhm, allora io vado, - cercai di essere più amichevole possibile - ci vediamo più tardi»
«Certo! Mi troverai sicuramente addormentata sulla scrivania mentre cerco di organizzarmi un vero programma di studio - disse ridendo - ci vediamo quando torni»Scesi le scale come un fulmine e sfoderai il mio viso angelico con tanto di manina a mezz'aria per salutare il mio migliore amico che a detta sua mi stava aspettando da molto.
[...]
«Allora hai deciso cosa prendere?» mi chiese Zayn che si trovava di fronte a me.
«Mh, sono indecisa. Tu cosa prendi?» chiesi io di rimando.
«Diavola» indicò la parola sul menù.
«Allora vada per due Diavole» lo informai sorridendo.Vennero a prendere l'ordine poco dopo e in meno di venti minuti le nostre pizze erano al nostro tavolo. Il profumo che entrambe emanavano mi fece venire l'acquolina in bocca, ci misi poco a tagliare il primo triangolo.
«Affamata?» chiese il mio migliore amico. Lui odiava tagliare la pizza mano mano, preferiva dividerla in otto pezzi e soltanto dopo iniziare a mangiarla. Mi accorsi di quanto fossi affezionata a quei piccoli e strani gesti che avevo imparato a memoria. Chissà se lui aveva imparato a memoria i miei.
«Oddio si, oggi ho camminato più del solito» risposi addentando il secondo pezzo di pizza.
«Amante dello sport, come sempre» disse lui sarcastico. «Allora, hai conosciuto la coinquilina?» continuò.
«Beh, si. Sembra espansiva, e menomale. Io sono tutta il contrario.Tu?»
«Per adesso sembra divertente» rispose.
«Ah, allora speriamo lo sia davvero perché sennò vivere con lui sarà una palla mortale, no?» dissi.
«Beh, in effetti credo proprio lo sia davvero. Alcuni suoi amici della confraternita lo hanno invitato a una festa, sabato sera, e lui mi ha chiesto se volevo andare» parlava e nel frattempo continuava a giocare con il bordo del tovagliolo rosso.
«Figo, no? Vacci!» lo incoraggiai, anche se non ero tanto convinta della mia affermazione.
«Dovresti venirci anche tu, ci divertiremo, Liv - adesso mi guardava in faccia- non sei mai andata seriamente a una festa, penso sia ora di cominciare farlo, no?»Almeno voleva che io andassi a una festa con lui.
«No, non posso, lunedì cominciamo e io vorrei un po' capire come funziona tutto - dissi grattandomi nervosamente il collo, palesemente a disagio per la situazione - e poi non sono neanche stata invitata».
Nonostante volessi, con tutto il mio cuore, seguire Zayn, capii che la cosa non era per me. Quel genere di cose non lo erano mai state.
«Ma non preoccuparti, Luke ha detto che posso invitare chi voglio» disse.
«No, Zayn. Non me la sento. E poi è ancora troppo presto per andare a feste e festini. Non mi va» lo convinsi.
«Quanto sei noiosa, ti farò cambiare idea entro domani sera» rispose lui.
«Non credo proprio» dissi con tutta la convinzione che avevo in corpo.
«Beh, staremo a vedere allora» e sul suo viso cominciò a farsi strada un ghigno, uno di quelli che mi piacevano tanto.Scusate se non mi sono fatta viva,
non sapevo bene come impostare questo capitolo.
Spero vi sia comunque piaciuto, ancora non siamo nel vivo della storia (e per fortuna direi)... Chissà magari nel prossimo capitolo Olivia e il tizio misterioso si incontrano.
-αndrea
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half a heart » h.s.
RomanceIl ragazzo prese il foglio che prima era appoggiato sul legno e dedussi che fosse quello delle lezioni. Si girò di scatto e incontrai i suoi occhi verdi per un attimo. Si avvicinò frettolosamente alla porta, più o meno dove mi trovavo io. Mi accorsi...