⚠️attenzione⚠️
la canzone qui sopra è un consiglio.
si prega, quindi di ascoltarla solo nel caso in cui voi non abbiate lacrime da versare per delle fanfiction.
è consigliabile ascoltarla o durante la narrazione da parte del narratore o dopo la lettura della storia.
detto questo, buon proseguimento-simo🥑💕
Nicolas's p.o.v.
So che mi manca poco tempo, so benissimo che tra poco questo motore si bloccherà per sempre, ma continuo a sforzarmi.
Ignoro i continui richiami dei medici sul smettere di fare sforzi, ma io continuo a vivere la mia vita come se non fosse mai successo niente.
I pianti disperati degli altri li sento un po' ovattati, ma li sento.
Sento ancora la mano di cesare che passa delicatamente sul mio braccio, sento ancora il suo petto che sussulta sotto di me, sento ancora gli occhi di Davide bloccati su di me, come se volesse puntarmi contro la sua bacchetta per lanciarmi qualche incantesimo così da farmi guarire, sperando che almeno per questa volta qualcosa potesse realmente funzionare. Sento ancora Tonno piangere in silenzio, mentre tra le braccia stringe Nelson che singhiozza attaccato al suo petto, e sì, sento ancora anche questo.
L'unica cosa che non sento è quella che più mi manca.
Quel suono che mi fa sorride al solo udire, quel suono, che più che suono è una melodia.
Melodia per le mie orecchie che ormai sentono poco.
Melodia per il mio stomaco che inizia a frullare.
Melodia per la mia mente che va in pappa.
Melodia per questa radio che sono, che ormai trasmette solo intermittenze.
Perché non è qui?
In realtà non lo so.
Ho smesso di parlargli, o meglio, ho perso tutti i contatti con lui un anno fa.
Io ho continuato a cercarlo ma lui mi ignorava.
Mi ha sempre ignorato, ma sapevo che in realtà non voleva questo.
Lui ha solo paura.
E lo capisco.
Ma fa male.
Lui dice che passerà tutto, che quella persona che mi fa male tutt'ora sparirà presto dalla mia vita.
Ma quel dolore me lo porta lui.
Sì, proprio lui, ed indovinate? Dalla mia vita non può andare via.
Sarei uno stronzo a dimenticarlo.
Così lui mi aveva detto, sotto le stelle, stesi sul prato dei colli, con le mani intrecciate che non volevano più staccarsi.
«se dimentichiamo tutto questo siamo proprio due stronzi.»
Io non ho dimenticato, ma lui sì.
Lui ormai ha una vita, ha una ragazza, ormai è... felice, ecco.
Io no.
Io sono rimasto a guardarlo da lontano.
Nonostante la nostra relazione sia stata interrotta io sono stato sempre ad aspettarlo.
Non ho mai smesso di farlo.
Aspettavo un suo ritorno improbabile.
Aspettavo un «ti amo nic.»
Solo un altro.
Poi avrei chiuso gli occhi per sempre, felice di sapere che la persona a cui ho sempre dedicato la mia vita possa apprezzare anche un mio sorriso, anche una carezza, una mano stretta con la sua.
Tutti piccoli fattori che tempo fa erano essenziali per entrambi.
Poi è arrivata lei.
Bella.
Gentile.
La ragazza perfetta, insomma.
Lei lo ha preso e lo ha portato via da me.
Ma d'altronde, cosa potevo aspettarmi.
Sono un codardo, ho sbagliato a pensare che lui per me ci sarebbe sempre stato.
Ho sbagliato a dire: «domani gli parlo», per un anno intero.
Ho sbagliato a pensare che il mio momento fosse ancora lontano.
Ho sbagliato ed ora ne pago le conseguenze.
Sono tutti qui, sparsi per la casa, a piangere disperati.
Man mano mi sento consumare, ho pochissime forze nel mio corpo.
Alzo il busto dolorante, mi sollevò sulle gambe e cammino con passo stanco, debole, verso la mia stanza.
Apro la porta e mi getto sulla scrivania, prendendo posto sulla comoda sedia che qualche mese fa comprai a causa del mal di schiena che le poche forze che ho mi ha causato.
Prendo una penna e un foglio ed inizio a scrivere.
Ho la vista offuscata, vedo poco, ma non mi interessa.
Ora voglio solo parlare.
Liberamente.
Senza che niente e nessuno possa fermarmi.
La scrittura è disordinata e tremante, certe volte c'è più inchiostro altre volte ci si può leggere a malapena cosa c'è scritto.
La mano scorre sul mio foglio, accompagnata dalle lacrime che cadono dagli occhi, scivolano giù attraversando le gote e arrivano al mento dove poi si abbandonano nel vuoto, strette tra di loro come se fossero abbracciate, cadendo sul pezzo di carta.
dopo qualche minuto lascio cadere la penna, poggiando la schiena sullo schienale della poltrona.
Sono esausto.
Ho le gambe esili, le palpebre pesanti e la testa piena di pensieri.
Ma non voglio ancora chiudere gli occhi.
Voglio aspettarlo ancora un po'.
Mi alzo dalla sedia.
Dolore.
Sento dolore in tutto il corpo.
L'equilibrio manca.
Cado.
Vedo Cesare e Tonno sbucare dalla porta preoccupati.
Allungo una mano verso la scrivania, afferro l'angolo e mi tiro su, venendo raggiunto subito dai due ragazzi.
«Nic, ti prego, riposati...» mi dice Cesare che da poco ha smesso di piangere.
Scuoto la testa.
«h-ho bisogno... d-di vederlo un'ultima... v-volta...» dico con voce flebile.
«Nicolas non può esserci. Ha troncato tutto, ci ha lasciati...» mi ricorda Cesare.
«n-non è vero... - una lacrima mi riga la guancia - l-lui sta venendo...» mi dico speranzoso.
Io ho bisogno di lui.
Almeno un'ultima volta.
Un anno fa Dario ha lasciato il gruppo.
Non ha dato ragioni, è entrato a testa bassa e ce lo ha detto.
Così, senza preavviso.
Una pallottola spuntata da chissà dove e da chissà quale cecchino, dritta verso di noi.
Verso di me.
È da un anno che non lo sento più come prima.
è più freddo con me.
Ho pianto spesso ma nessuno lo ha saputo.
Ho avuto vari attacchi di panico, ma nessuno lo ha mai saputo, fin quando è successo in studio.
Ero tranquillamente in bagno, quando è arrivato.
Così, fuori orario.
Sentendomi urlare e piangere Cesare è accorso in bagno.
E dopo che ha saputo lo ha detto a tutti.
Bello essere un libro aperto, no?
Beh, no.
Soprattutto se sei un libro aperto in lingua straniera, in una lingua che solo in pochi sanno.
E che molto probabilmente non troverai mai qualcuno che ti capisca appieno.
E riesci a sentirti apprezzato anche da coloro che capiscono solo un capitolo, così da capire che non sei del tutto incomprensibile, che non valgono solo quelle immagini che ci sono in copertina.
Io questa persona la avevo trovata.
Aveva iniziato a studiare la lingua per poter approcciare con me, per potermi leggere senza problemi.
Poi tutto passa.
Quando la trama di un libro diventa noiosa viene spesso abbandonata.
E rimpiazzata con un altro libro.
Più bello.
Più avvincente.
Ecco cosa è successo.
Però io non mi sono demoralizzato, ho continuato a sperare, inutilmente.
Ed ora eccomi qui.
Steso su un letto con il cuore che batte sempre più lentamente.
Ma non chiudo gli occhi, perché io voglio e devo aspettarlo.
Anche solo per un po', finché non sarò costretto ad abbandonarmi per sempre.
Ora nella stanza c'è un silenzio tombale.
Anche Frank e Nelson sono venuti qui quando mi hanno sentito parlare, o meglio, singhiozzare.
Il silenzio viene però rotto dal suono del campanello.
Alzo la testa verso la porta della mia stanza, cercando di alzarmi per aprire la porta d'ingresso, ma venni fermato da cesare che facilmente mi stringe al suo petto per impedirmi di andare ad aprire, anche se sapeva benissimo che pur volendolo fare non ci sarei riuscito.
Mi prende e mi stende sul letto, bloccandomi a causa del fatto che continuo a dimenarmi per vedere chi diavolo c'è oltre quella lastra di legno con una maniglia attaccata da ambe le parti.
Al piano di sotto scendono Nelson e Tonno, mentre Frank e Cesare rimangono con me.
Sento la porta aprirsi e rumore d un telefono che tocca in modo poco soave il pavimento.
«CHE CAZZO CI FAI QUI TU?!» lo sapevo.
L'ho sempre saputo.
«LO HAI RIDOTTO A MOSTRO, COGLIONE. STA MORENDO PER COLPA TUA. SOLO PERCHÉ TE NE SEI ANDATO E CI HAI LASCIATI TUTTI. SAPEVI CHE LUI L'AVREBBE PRESA MALE MA NO, SEI SPARITO SENZA NESSUNA CAZZO DI RAGIONE.» le urla di Nelson mi provocano come una reazione automatica che mi fanno scoppiare in lacrime.
Non riesco a metabolizzare in tempo la situazione che subito vedo Dario spuntare dalla porta d'ingresso, con la testa bassa e la mano sinistra nella tasca della tuta grigia, la mia preferita.
Faccio un sorriso tra le lacrime, vedendo Cesare e Davide uscire dalla stanza mentre il più alto avanzare verso di me.
Si siede accanto a me e passa delicatamente un dito sulla mia guancia, asciugandomi alcune lacrime.
«cosa ti ho fatto...» dice con voce rotta dal pianto.
Mi prende la mano accarezzandone piano il dorso, mentre dai suoi occhi escono gocce che si fanno strada sul suo viso come durante una corsa di formula uno, dove fanno a gara a chi arriva prima alla fine.
«D-Dario... - dico con voce flebile - n-non piangere...» alzo piano la mano e gli asciugo delicatamente le lacrime, guidando il suo viso verso il mio.
Lo vedo avvicinarsi a me.
«scusa nic... - singhiozza - sarei dovuto restare... avrei dovuto mettere via quel cazzo di orgoglio e dirti subito che ti amo, cazzo. Ti amo nic ma non lo sapevo, scusa»
«D-Dario... t-ti prego guardami...»
I suoi occhi si puntano nei miei.
Quei occhi scuri illuminati dal leggero riflesso che la finestra aperta faceva passare e scontrare sulle sue iridi lucide a causa delle lacrime.
Sorrido quanto posso.
Osservo tutti i suoi particolari, quanto ho bramato tutto questo.
«sorridi... sei bellissimo quando lo fai...» gli dico continuando ad accarezzare la sua guancia.
Vedo che un piccolo sorriso appare sulle sue labbra.
«ti amo Dario...»
Fiotti di lacrime continuano a scorrergli sul viso.
«anch'io nic.» e dicendo questo avvicina il viso al mio rompendo ogni centimetro di distanza che hanno sempre separato le nostre labbra, i nostri nasi, i nostri respiri.
Chiudo gli occhi cercando in tutti i modi di godermi questi pochi attimi.
Finalmente ci sono riuscito.
Ora questo libro ormai malandato può essere abbandonato alla sua sorte.
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𝚝𝚞𝚝𝚝𝚘 𝚝𝚛𝚘𝚙𝚙𝚘 𝚝𝚊𝚛𝚍𝚒 - 𝙾𝚂 𝚗𝚒𝚌𝚊𝚛𝚒𝚘
Fanfiction"Ora non c'è tempo per rimediare. Succede sempre tutto troppo tardi. Ma mai abbastanza per smettere di crederci." . . . . OS nicario