La stazione di Winfield non era molto grande, ma era sempre incredibilmente affollata. Alle sei di sera, poi, c'era ancora più gente del solito.
Pendolari che rientravano dal lavoro, ragazzi che andavano a Linden per passare la serata, e persone che partivano per chissà dove.Persone come me
, pensò Louis.
Guardò sul tabellone gli orari dei treni, indeciso su cosa fare. Ce n'era uno per New York dopo dieci minuti, ma non era sicuro di fare in tempo a prenderlo.
O forse la verità era che non era sicuro di volere realmente andare in una città così grande.
Sospirò, prendendo il pacchetto di sigarette dalla tasca e fermandosi all'ingresso, pensieroso. Era la prima volta che si allontanava dalla sua città per più di una vacanza, la prima volta che muoveva qualche piccolo passo fuori di casa e, nonostante avesse fatto finta di essere forte di fronte a sua madre e alle sue sorelle, ora si sentiva incredibilmente impaurito.
Gettò uno sguardo al proprio trolley, pieno di cd con sopra registrati i suoidemo
, e decise di riscuotersi. New York era la sua unica occasione.
Era la sua ultima speranza di diventare qualcuno.
Spense la sigaretta ancora a metà e attraversò nuovamente l'atrio a grandi passi. Non avrebbe più fatto in tempo a prendere il treno successivo, ma era deciso a salire su quello dopo. Dondolò sulle gambe con impazienza, mentre aspettava che l'anziano signore davanti a lui contasse tutte le sue monetine, e poi fu finalmente il suo turno. Afferrò con dita tremanti il biglietto che l'impiegata gli porse e, con una piccolissima fitta al petto, le consegnò i suoi ultimi risparmi.
Ora non sarebbe più potuto tornare indietro.
Sarebbe andato a New York, avrebbe portato i suoi cd alle case discografiche, nella speranza che fossero piaciuti a qualcuno. Con un po' di fortuna, di lì a qualche mese avrebbe avuto i soldi necessari per affittare un piccolo appartamento, e magari le cose sarebbero andate bene. Tirò fuori il cellulare e mandò un messaggio a Liam, avvertendolo che avrebbe preso il treno un paio d'ore più tardi, e di non aspettarlo alzato.
Non sapeva come avrebbe fatto senza di lui, davvero. Liam viveva a New York da un anno, si era trasferito definitivamente lì per l'Università, dopo aver frequentato i primi anni a Linden. Louis era disperato quando il suo migliore amico era partito, e l'unica sua consolazione era stata il fatto che Zayn fosse rimasto con lui.
Peccato che, dopo neanche sei mesi, anche Zayn avesse fatto armi e bagagli, perchè senza Liam proprio non ci riusciva a stare.
Louis non gli aveva parlato per giorni, quando gli aveva comunicato la sua decisione, ma poi si era dovuto rassegnare. In fondo da quando, un paio di anni prima, Liam e Zayn erano diventati Liam-e-Zayn, non era stato possibile separarli per più di tre giorni. Era rimasto piuttosto stupito che fossero sopravvissuti sei mesi, però non avrebbe mai immaginato che entrambi se ne sarebbero andati da Winfield, la piccola cittadina del New Jersey in cui erano cresciuti, mille anime o poco più, per gettarsi nella caotica e sfavillante vita di New York. Era stato uno strappo brusco, per lui, che era abituato a vederli praticamente ogni giorno da quando era nato, ma forse il distacco era servito a dargli la spinta per prendere in mano i propri sogni e darsi da fare, smettendo di rifugiarsi dietro le protezioni che la vita di provincia poteva offrire.
Sarebbe diventato qualcuno, ci sarebbe riuscito a qualunque costo.
Louis salì sulla metropolitana che portava al quartiere di Zayn e Liam che ormai erano quasi le una del mattino. Era stanco morto, non vedeva l'ora di buttarsi a letto. Per fortuna, essendo stato a trovarli già diverse volte, sapeva già dove andare, così non avrebbe rischiato di vagare per la città tutta la notte. Appena la metropolitana arrivò, sferragliando appena, si affrettò a salire, ma il trolley gli rimase incastrato tra il bordo della pensilina e il vagone. Imprecò tra sè. Le porte si sarebbero chiuse di lì a poco, e non ci teneva a seminare mutande e calzini per chilometri.
-Aspetta, ti aiuto-
Una voce roca attirò la sua attenzione, mentre un paio di mani grandi e piene di anelli si posarono accanto alle sue, sul manico della valigia, e tirarono con forza. Louis fece un paio di passi indietro, per il contraccolpo, mentre le porte si chiudevano nel punto dove, fino a un istante prima, c'era il suo trolley.
-Grazie- borbottò, sistemandosi meglio il cappello di lana che aveva calcato in testa. Alzò il volto verso il ragazzo che l'aveva aiutato, aggrappandosi al contempo per non cadere, e incrociò un paio di occhi verdi, corredati da una massa di riccioli tenuti indietro con una bandana.
-Di nulla-
Era indeciso se presentarsi o meno, dopotutto lo sconosciuto gli aveva evitato di dover raccattare biancheria per tutta Manhattan, ma quando stava per porgergli la mano, lui fece un mezzo sorriso e si voltò, tornando al sedile dove probabilmente era seduto fino a poco prima.
Louis sospirò, quindi si sedette a sua volta, mettendosi le cuffie nelle orecchie. Sarebbe stato difficile abituarsi ai ritmi della grande città, abituato com'era alla tranquillità di Winfield, dove tutti conoscevano tutti, ma piano piano era sicuro si sarebbe adattato. Mentre i The Script cantavano a tutto volume i vari stadi della separazione, giusto per tirarlo su di morale, si mise ad osservare il ragazzo seduto di fronte a sè. Aveva aperto un libro, anche se dalla sua posizione non riusciva a vedere il titolo, e ci aveva seppellito il viso. Indossava un lungo cappotto scuro, più o meno della stessa sfumatura della bandana, e l'espressione sul volto sembrava essere stanchissima. A Louis era sempre piaciuto immaginarsi la vita altrui, chiedersi dove stessero andando le persone, quale fosse la loro vita, il loro scopo. Gli piaceva fantasticare sugli altri. Liam invece diceva che era solo un ficcanaso senza speranza.
Si stava giusto domandando quanto tempo ci mettesse la mattina a ficcarsi quella fascia tra i ricci, e se usasse delle mollette per farla stare così immobile, quando lo sconosciuto chiuse il libro, facendo una piega sulla pagina per lasciare il segno, poi si alzò e, appena la metropolitana si fermò, fece un mezzo sorriso a Louis e scese.
Louis lo seguì con lo sguardo, mentre camminava lungo la pensilina con le mani in tasca e la testa bassa, finchè non scomparve su per le scale. La metropolitana ripartì, e dopo pochi istanti si alzò in piedi a sua volta, perchè la fermata successiva sarebbe stata la sua. Fortunatamente la discesa fu meno traumatica, e in breve tempo si ritrovò in superficie. Liam e Zayn abitavano a Brooklyn, in una via che non era certo tra le migliori, ma gli affitti erano bassi, quindi bisognava accontentarsi. Il loro appartamento era attaccato alla fermata della metro, quindi in meno di due minuti aveva già il dito sul campanello. Pregò di non svegliare Zayn, che se veniva disturbato mentre dormiva diventava di uno scorbutico allucinante.
Evidentemente gli andò bene perchè, dopo due piani di scale, sulla porta trovò solo Liam, una tuta addosso e i capelli sparati ovunque.
-Scusa l'ora indecente- disse Louis, abbracciandolo e sentendosi vagamente in colpa -Ti ho svegliato?-
Liam si staccò e scosse la testa, sorridendo. -Nah, diciamo che volevo aspettarti in piedi, ma mi sono appisolato sul divano. Come è andato il viaggio?-
Senza aspettare una risposta afferrò il suo trolley e lo guidò attraverso lo stretto corridoio, pieno di quadri colorati (sicuramente opera di Zayn), fino alla piccola cucina sulla sinistra.
-Vuoi mangiare qualcosa? Bere un the?- chiese, tirandosi su le maniche e avvicinandosi ai fornelli.
-Un the, grazie-
Louis era stanco morto, ma non avrebbe mai rifiutato una proposta del genere. Osservò l'amico mettersi ad armeggiare con il bollitore, e un moto di affetto gli strinse il petto. Si era dimenticato quanto fosse piacevole avere Liam intorno, con la sua presenza calda e confortante come un cuscino di lana, con i suoi modi sempre così familiari, con il suo modo discreto di capirlo e di occuparsi di lui.
-Zay?- chiese Louis, quando l'amico gli si sedette di fronte, porgendogli una tazza fumante.
-Dorme- sorrise Liam -Avrebbe voluto aspettarti, ma stamattina ha avuto un corso prestissimo e si è dovuto alzare praticamente all'alba. Era stanco morto-
-Non ti preoccupare. Comunque Lee, grazie dell'ospitalità, davvero. Sarà una cosa di poche settimane, giuro- assicurò -Se andrà bene e guadagnerò qualcosa mi troverò un posto tutto mio, altrimenti me ne tornerò a casa-
Liam scosse la testa come se avesse detto una colossale sciocchezza.
-Piantala, Lou- sbottò infatti -Questa è casa tua. C'è spazio a sufficienza per tre persone, e io e Zayn siamo felicissimi di averti qui...almeno finchè te ne starai alla larga dai fornelli e metterai le pattìne dopo che avrò pulito il pavimento-
Louis alzò gli occhi al cielo, ma poi scoppiò a ridere. Finì il suo the e seguì il suo migliore amico di nuovo in corridoio. Superarono un paio di porte chiuse, che sapeva conducessero alla camera da letto sua e di Zayn e al bagno, rispettivamente, e arrivarono all'ultima stanza.
-Ho cambiato le lenzuola e svuotato l'armadio- spiegò Liam -Quindi è tutta tua, adesso. Non è molto grande ma...-
-Oh, stai un po' zitto- lo bloccò Louis, esasperato. Si era quasi scordato della straordinaria capacità di Liam di condensare un centinaio di parole in un secondo -Va benissimo, non potrei chiedere di più. Ora vai a letto-
Liam si passò una mano tra i capelli, rinunciando a dar loro una forma, poi annuì con un sorriso stanco.
-Domani quando ti sveglierai io sarò già a lezione, ma Zay sarà qui. Non distruggete la casa, vi prego-
Louis sogghignò sotto i baffi. Liam studiava Medicina e, tra lezioni all'Università e turni in reparto, passava fuori gran parte della giornata. Ancora ricordava quella volta in cui era andato a trovarli e Liam, rientrando all'ora di cena, aveva trovato lui di fronte a una padella praticamente in fiamme, e Zayn accanto che urlava brandendo un mini-estintore. Ancora non gliel'aveva perdonata, evidentemente.
Lo vide avanzare a ritroso nel corridoio, e si chiuse a sua volta in camera. Era piccola, ma accogliente. Il letto occupava in realtà gran parte della stanza, insieme all'armadio. Evidentemente Zayn era diventato più prolifico con la produzione delle sue opere, perchè anche lì le pareti erano piene di dipinti. Louis si avvicinò incuriosito a una tela sui toni del blu, che rappresentava una figura umana. Era un ragazzo, nudo.
Cavoli, Zayn era davvero diventato bravo, i tratti erano armoniosi e delicati. Si ghiacciò sul posto, però, quando vide il viso del modello, perchè gli ricordò subito Liam, e nemmeno troppo velatamente. Oddio.
Reprimendo un brivido, prese il quadro e lo staccò, appoggiandolo sul pavimento, girato. Non ci teneva ad andare a dormire con il suo migliore amico svestito che lo fissava, grazie tante. Zayn l'indomani gliel'avrebbe pagata cara.
Cercando di togliersi quell'immagine dalla mente si spogliò e, dopo un rapido passaggio dal bagno per lavarsi i denti, si infilò sotto le coperte, per poi crollare in un sonno pesante e senza sogni.
Il mattino seguente, Louis si svegliò a causa di qualcosa di morbido che gli si strusciava in faccia. Grugnì qualcosa, per poi aprire gli occhi. Erano le nove, quindi la luce aveva già inondato la stanza, ma lui non la notò, perchè si ritrovò due enormi occhi gialli a un millimetro dai suoi, che lo guardavano a metà tra l'annoiato e il seccato.
Inutile dire che fece un salto di mezzo metro, perchè se c'era una cosa che odiava erano i gatti, e quel gatto in particolare non sembrava per nulla amichevole. Si ritrovò in piedi sulla moquette, sputando peli ovunque.
-Oh, Lou, mi era sembrato di sentirti-
La testa di Zayn fece capolino giusto in quel momento, mentre l'
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Crooked wheels keep turning
Fanfiction-Potrei o non potrei aver incontrato un ragazzo, sulla metropolitana- disse Louis. -Davvero?- allibì Liam, per poi aprirsi in un sorriso -Abita qui intorno?- -Non lo so- -Allora lavora a Manhattan- -Non lo so- -Come si chiama?- -Non lo so- Di fronte...