Selenophile [Vmin]

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A person who loves the moon!

Non so quando i miei polmoni smetteranno di immagazzinare aria, non so quando il mio cuore smetterà di pompare vita in queste mie membra ma sono sicuro che smetteranno presto. Ancora una volta salii su quel tetto, era notte e quella leggera vestaglia faceva entrare la brezza solleticando leggermente la mia pelle; era il momento che più amavo in cui ogni cosa sembrava rallentare, persino il tempo dandomi l'illusione che sarebbe durato per sempre.
Ma la notte passa portandosi via la luna, mia luminosa amica, ed il silenzio con la fuggevole pace ed io mi ritrovo a dover rientrare in quella stanza asettica dove un mazzo di margherite aveva iniziato già ad appassire.

"Signorino Park, ha passato anche questa notte in bianco?"
Conoscevo quella donna da sempre e, nonostante tutto, si ostinava a chiamarmi così.

Jm:"Jimin, il mio nome è Jimin signora  Pound", lei si girò mostrandomi quel suo viso tondo dagli occhi vispi.

D:" ed il mio nome è Diana.... DI-A-NA"

Ogni mattina sempre lo stesso copione, era un modo di salutarci tutto nostro e mi rendeva quelle giornate più sopportabili.

D:"lo so che il sole non ti fa bene ma potresti scendere e prendere un pò di aria fresca con il tuo ombrello..  Ne hai bisogno" esordì dopo avermi studiato. "nel pomeriggio voglio vederti giù ok? Basta libri, li puoi leggere la notte quelli" e con fare teatrale mi lasciò la colazione per poi andarsene.

Il promemoria del cellulare suonò ricordandomi che avrei dovuto prendere le pastiglie, quante ne avevo prese fino ad allora? Migliaia? Di più? Probabile, la mia vita si svolgeva così da sempre: brevi periodi a casa per poi ritornare in quel dannato ospedale e restarci finché il mio corpo non decideva di riprendersi abbastanza da farmi uscire da lì. A volte ci passavo poche ore, altre, fino a mesi interi chiuso in quella stanza così fredda dimenticato da tutti. Amici, parenti, genitori. Durante il giorno mi rifugiavo tra i libri, la notte, raccontavo le storie lette alla luna che, in silenzio, apprezzava ogni mia parola riuscendo a donarmi calore con quella sua pallida luce. Unica luce che il mio corpo poteva sopportare.

Si fece pomeriggio in un battito d'occhio ed io guardai fuori dalla finestra il parco interno dell'ospedale, in qualche modo quel stare così allo scoperto sotto i raggi solari mi faceva paura, mi metteva a disagio dover esporre la mia delicata pelle di porcellana , senza un motivo valido invece di scendere in cortile salii sul tetto come mio solito con la voglia di godermi quel panorama nel più totale silenzio seduto sul cornicione. Mi dava un certo senso di potere e controllo starmene lì, in bilico, quasi come a voler ricordare alla vita che ero io a decidere se restare o andarmene.

Aprii la porta aprendo il mio ombrello parasole e qualcosa mi disturbò, qualcuno con una giacca rossa sedeva proprio dove ero solito dovendo, così, abbandonare l'idea di quel pomeriggio assolato ma lui parlò.

"Fermati.... non andare"

Sembrava conoscermi, titubante mi avvicinai mentre quel vento instancabile faceva svolazzare il lembo della mia vestaglia, continuai ad osservare quella sua folta chioma nera così in contrasto con la mia bionda ed aurea. Sedendomi accanto a lui, con i piedi a penzolare nel vuoto vidi uno dei profili più belli che avessi mai visto, così lineari, così dolci, così sognanti ed il respiro mi si bloccò quando si girò mostrandomi quel suo sorriso quadrato. La sua pelle sembrava una distesa dorata ed i suoi occhi così scuri e profondi.

"Sai..... ti vedo sempre dalla mia finestra.... la notte.... prima di andare a dormire."

Parlò tornando a dare attenzione al paesaggio osservando quasi oltre l'orizzonte.

BTS OS - Words [Raccolta Slow Update/ Soft Os]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora