Non lo vedi?

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Anche una piccola collinetta a ridosso della città diventava un tesoro preziosissimo in tempo di rivolta. C'era un tacito accordo che relegava quel luogo nella segretezza e sembravano saperlo persino i fili d'erba, calpestati sempre dagli stessi stivali scuri con le suole grondanti fanghiglia.

La notizia della "Grande Rivoluzione" era stata cavalcata da tutti i giornali di nicchia e opposizione, presto costretti a riunirsi negli scantinati putridi pur di non dover deporre di fronte all'esercito di stato.

Ormai deporre significava ricevere un biglietto di non ritorno verso l'ignoto.

Chi saliva su quei furgoni scuri spariva per sempre e, per quanto le voci suggerissero l'esistenza di spie pentite appartenute alla resistenza a cui era stata risparmiata la vita in cambio di informazioni, nessuno aveva rivisto anche un solo capello dei presunti ex compagni scomparsi.

Eppure uno spiraglio di speranza si apriva sullo smog denso di città, facendo presupporre che tutto fosse destinato a finire, tanto clamorosamente quanto era iniziato.

Jungkook fremette al solo pensiero, stingendosi nelle spalle per scacciare il sorriso che già solleticava le sue labbra. Cinque anni interminabili passati a soffocare nella puzza di muffa e terra bagnata, vomitando articoli che portavano in trionfo i nobili obbiettivi della resistenza per una gazzetta letta solo dagli anarchici. Cinque anni in cui il brivido della rivolta era diventato una carezza sulla pelle, giustificando tutte le fughe disperate di rifugio in rifugio per sottrarsi dalle soffiate degli infedeli.

Ne era valsa la pena persino di ridursi a mangiare soltanto patate per mesi, in attesa dell'ennesimo trionfo dei compagni contro il potere tiranno. Più dolorosi invece erano i ricordi di chi non avrebbe più potuto gioire di tutte quelle vittorie. Rabbrividì, avendo ancora impressa nelle retine la tonalità del sangue, di un rosso profondo e inequivocabile, conscio che gli occhi abituati alla violenza non sarebbero mai tornati a vedere come un tempo.

La città si espandeva a macchia d'olio di fronte alla collina, ormai diventata l'unico ritaglio verde di tutta la pianura, un tempo dominata solo dalla foresta. Dopo aver preso una generosa boccata d'aria per risanare il respiro affannato, Jungkook calciò via gli stivali e sentì subito l'erba lambire i piedi nudi. La tenue luce del tramonto lo accecò anche attraverso le ciocche nere che gli ricadevano sugli occhi.

<<Questa roba vale tutta una rivoluzione>> disse soddisfatto, sentendosi inondato dalla poesia di quella vista e dimenticandosi per un attimo dei propri vestiti malconci e di tutta la stanchezza che lo appesantiva. Respirò più che potè senza averne mai abbastanza, bramando ogni briciola dell'adrenalina che ancora gli scorreva in corpo.

<<Cazzo, è stato bellissimo>> ripetè le uniche parole che aveva in testa, la benzina che alimentava quell'euforia incontenibile. Si voltò leggermente per scorgere la figura di Taehyung, ancora seduto ai piedi dell'albero che ormai conosceva la sua schiena meglio di qualsiasi altra cosa. Anche i suoi capelli brillavano dello stesso riflesso caldo e mai era stato bello come in quel momento.

<<Dopo il colpo di oggi siamo praticamente a un passo dalla vittoria>> disse sedendosi accanto a lui, in uno dei pochi momenti che poteva passare da solo con quello che, oltre il suo migliore amico da una vita, era anche un compagno di dipartimento.

Jungkook faceva fatica a parlare e continuava ad incespicare nelle frasi per colpa dei brividi di esaltazione che lo scuotevano. << Quelli del nostro dipartimento sono stati grandiosi, hanno fatto saltare tutto ancora prima che i soldati di guardia se ne accorgessero. Avresti dovuto sentire come urlavano! Impagabile, te lo giuro>> rise di gusto alle sue stesse parole, volgendo lo sguardo nel punto in cui il cielo incontrava le sagome dei grattacieli.

Non lo vedi? || TaekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora