Era passata una settimana, probabilmente quasi due, ma poco importava.
Nico aveva talmente tanti pensieri per la testa che tenere il conto dei giorni che passavano era l'ultimo dei suoi problemi.
Non riusciva ancora a capacitarsi di come fosse volato così in fretta il tempo, pensiero alquanto incoerente, si diceva mentalmente, dato che aveva aspettato con così ansia e frustazione la fine della guerra.
Aveva provato più di una volta a lasciarsi dietro quel pesante macigno, eppure esso sembrava aver trovato un posto piuttosto comodo al di sopra delle spalle di Nico.
Ogni notte, come d'appuntamento, quest'ultimo si ritrovava a fare sempre gli stessi incubi.
Lui rinchiuso dentro quel sarcofago di bronzo, con i due giganti gemelli che lo minacciavano di morte ad ogni ora del giorno.
Lui che abbandonava sua sorella Hazel sulla famosa Argo II, lasciandola in compagnia del resto del gruppo e del suo presunto fidanzato Frank.
Non gli era mai andato a genio, in realtà non gli andava a genio nessuno, eppure aveva come l'impressione di potersi fidare di quel ragazzo dal corpo fin troppo muscoloso per la sua età ed una stramba capigliatura a spazzola.
Lui bloccato all'interno di una vecchia stanza impolverata, affiancato da Jason, figlio di Giove. Quel giorno non l'avrebbe mai dimenticato, questo Nico lo sapeva benissimo. Per anni aveva nascosto i suoi sentimenti persino a sé stesso e si era trovato costretto a parlare della sua cotta per quel maledetto figlio di Poseidone, nonché Percy Jackson.
E tutto ciò avvenne per mano di Cupido e, se non fosse stato per la loro missione di vitale importanza, probabilmente Nico l'avrebbe solo mandato al diavolo. O nel Tartaro, per meglio dire.
Oh, il Tartaro. Come dimenticare quei strazianti attimi trascorsi laggiù, da solo e con la consapevolezza che non sarebbe mai sopravvissuto. Ma nonostante le sue negative aspettative, egli ne era uscito vivo e si era ripromesso di non augurare quella fine a nessuno, neanche al suo peggior nemico. Anche se, dovette ammetterlo, ne aveva tanti di nemici che avrebbe voluto gettare in quel lugubre baratro senza fondo.
Era sempre stato dell'idea che non avrebbe mai potuto legare con una singola persona, figuriamoci con un intero gruppo di ragazzi.
Aveva sempre stimato ognuno di loro, seppur chi più e chi meno, e li invidiava così tanto per il legame che si era creato all'interno della nave.
Jason, Leo, Piper, Frank, Hazel, Annabeth, Percy...
E Reyna. Come dimenticarsi di Reyna, la prima ragazza che gli aveva davvero aperto la mente ed il cuore.
Quella ragazza romana e l'aspetto di una guerriera spietata, si era dimostrata con il cuore così docile e l'animo gentile ed era subito finita nella lista delle persone che meno odiava fra tutte le altre.
Tutti si erano sforzati di farlo integrare all'interno della compagnia e, per quanto egli potesse apprezzare il gesto, non poteva che bloccarsi sin dall'inizio.
Si chiedeva che fine avesse fatto l'allegro ragazzino di qualche anno prima, che adorava giocare a Mitomagia ed aveva sempre la parlantina pronta.
Scosse la testa, cercando di dimenticare quell'oscuro passato di un Nico troppo esuberante per i suoi gusti.
Anche se lo sapeva, riusciva a percepirlo: quel ragazzino ignaro di ogni cosa faceva ancora parte di lui, nonostante facesse di tutto per non farlo tornare in superficie.
Non poté che pensare a sua sorella Bianca, con il suo sorriso smagliante e quella cascata di capelli neri come il carbone che tanto gli ricordava sua madre.
Tentò di scacciare la sua immagine del suo viso, avendo iniziato ad avvertire il solito senso di nostalgia che sembrava risucchiarlo vivo.
Non fu molto difficile, dato che una massa di capelli biondi gli si parò davanti.
"Nico, tua sorella sta per partire, perché non raggiungiamo il resto del gruppo?" Tra un fiatone e l'altro, Jason riuscì a compiere una frase di senso compiuto.
Nico aveva già salutato sua sorella, ma non gli sembrò una brutta idea quella di incontrare i suoi occhioni color ambra un'ultima volta.
Egli annuì semplicemente, seguendo Jason che, durante tutto il percorso, non smise neanche per un secondo di parlare di Piper e di quanto potesse amarla.
Per quanto potessero essere carini quei due, Nico non ne poteva più di sentire altre sdolcinerie di quel genere.
Quando riuscì a vedere i ragazzi che circondavano Hazel e due pegasi bianchi, si fermò di scatto, oltrepassato da un ricordo per niente piacevole.
Lui.
Quel vivace ragazzo della casa numero 7, uno dei più eccellenti guaritori di tutto il campo, figlio di Apollo.
Erano giorni che lo ignorava, senza alcuna apparente spiegazione. O almeno, delle idee le aveva, anche se difficili da ammettere.
Si guardò intorno, sperando che non ci fosse nessuno in giro a quell'ora, oltre che il suo nuovo gruppo di amici, occupati a salutare la sua tenera sorellina.
Jason si fermò qualche passo dinanzi a lui, con sguardo interrogativo.
"Jason, va' pure da solo, di' ad Hazel che mi metterò in contatto con lei tra alcune ore." Mormorò il corvino, mentre riceveva un accenno di consenso dal figlio di Giove.
Lo salutò con un cenno del viso e subito si girò alla ricerca di un luogo nascosto, dove nessuno potesse disturbarlo.
Così si sedette in un posticino piuttosto appartato vicino la spiaggia, con le onde del mare che si infrangevano sulla sabbia e che lasciavano un odore di sale e salsedine.
Il sole che tramontava si rifletteva sull'acqua limpida e cristallina e per un attimo si tolse dalla mente che, effettivamente, lui odiava il mare.
Sembrava andare tutto per il meglio, quando avvertì in lontananza la presenza di qualcuno. Pregò con tutto sé stesso che non si trattasse proprio di lui, ma quando il suo inconfondibile profumo di crema solare e frutti di bosco gli s'infiltrò fin dentro le narici del naso, capì di essere spacciato.
Si alzò subito da terra e notò la figura del biondino a pochi metri di distanza.
"È un piacere incontrarti, Nico Di Angelo." Borbottò lui, facendo qualche passo verso il corvino. Non potè che provare un profondo senso di nervosismo.
"Solace." Sussurrò quasi, come segno di saluto. Poi egli gli si ritrovò proprio davanti e Nico cercò di allontanarsi e sparire da quel luogo all'istante.
"Questa volta non scapperai." Mormorò il biondo, afferrandolo per il polso.
Nico si sentí debole a causa di quel leggero contatto fisico, ma decise comunque di scansarsi dalla sua presa.
"Perché sono giorni che non ti fai vedere? Ricordi cosa ti avevo detto riguardo la tua cura? Ti avevo strettamente vietato di utilizzare ancora il viaggio nell'ombra e tu, con quella testa dura che hai, l'hai fatto comunque!" Si lamentò, cercando di ignorare il modo brusco in cui Nico si ero spostato da lui.
"Io sto bene." Rispose a denti stretti, trovandosi quasi fuori luogo in quel momento. La presenza del biondo lo metteva parecchio in soggezione, cosa che Nico non provava ormai dalla sua vecchia cotta per il figlio del Dio del mare.
E se...
No. S'impose di mandare via quei pensieri istantaneamente.
"Stai per caso cercando di ignorarmi, Nico Di Angelo?" Incrociò le braccia al petto e fissò il ragazzo davanti a lui con un sopracciglio alzato.
"Io? Cosa te lo fa pensare?" La sua voce assunse una tonalità lievemente incrinata, con un accenno di insicurezza, cosa che lo fece risultare incerto su quanto appena affermato.
"Pensi davvero che io sia così stupido?" Sbottò subito dopo, quasi ferito dal suo atteggiamento. Insomma, Will voleva solo aiutarlo. Fin dal primo momento gli era sembrato un ragazzo diverso, ma in senso positivo. Era speciale, qualunque cosa facesse egli risultava unico nel suo genere. E questo non passò inosservato a Will, che trascorreva gran parte del suo tempo libero a guardare il corvino che pranzava e cenava - le poche volte in cui si univa al resto del campo - oppure quando si allenava con la sua spada di ferro dello Stige.
Poteva sembrare un po' inquietante, eppure lui rimaneva ipnotizzato da ogni suo singolo gesto. Quel ragazzo gli piaceva, era evidente, tutti l'avevano capito.
Tutti tranne Nico, che si costringeva ad allontanarsi da qualsiasi essere vivente mostrasse alcun tipo di interesse nei suoi confronti.
"Oh andiamo, Solace, dimmi cosa vuoi così chiudiamo la questione." Replicò il corvino, massaggiandosi il braccio destro. Il suo viso si contorse dal dolore e Will non poté che preoccuparsi.
"Cos'hai sul braccio?" Fece per afferrare il braccio del corvino, ma egli si spostò nuovamente evitando il contatto.
"Non è nulla."
"Fammi dare un'occhiata." Insistette il biondino, avvicinandosi ancora una volta.
"Ti ho detto che non è nulla."
"Nico, fammi vedere subito." Il tono autoritario del ragazzo fece sombalzare Nico che, lamentandosi, tese il braccio verso di lui.
Will sfiorò con un dito il livido viola e nero che si era creato all'altezza del bicipite destro e, senza attendere più tanto, afferrò il corvino per il braccio ancora funzionante e lo condusse lontano dalla spiaggia. A passo spedito e piuttosto veloce, Nico si ritrovò senza fiato all'ingresso dell'infermeria del campo.
"Si può sapere dove vuoi and-" La sua domanda venne bruscamente interrotta dal medico che lo teneva ancora stretto per il polso sinistro.
"Sta' zitto." Will terminó il suo percorso fermandosi davanti ad una porta di legno scuro.
Nico analizzò i letti da ospedale dietro di lui, prima di venir catapultato all'interno di un'altra stanza.
Piena di medicine, fogli sparsi dappertutto ed il vago profumo di crema solare, egli dedusse che quello fosse lo studio di Will.
Aveva sentito dire che il biondino avesse una certa nomina di guaritore e che probabilmente fosse il più bravo tra i suoi fratelli, ma uno studio personale gli sembrò troppo.
"Siediti." Disse poi, indicandogli un lettino rivestito da carta bianca e verde.
Nico, seppur svogliatamente, prese posto sopra il materasso, che risultò parecchio morbido per essere il lettino di un ospedale.
Will gli si parò davanti, alzando la manica della sua maglietta fino alla spalla, con un qualche arnese da infermiere avvolto intorno al collo.
Nico si prese il suo tempo per guardarlo, a causa della poca distanza che li divideva.
La pelle abbronzata che con la luce artificiale della lampadina risultava ancora più scura.
I biondi capelli color grano che gli si arricciavano vicino alle orecchie.
I suoi occhi di un azzurro pieno che Nico non aveva mai visto indosso a nessuno.
Indossava la solita maglietta arancione del Campo Mezzosangue e dei pantaloncini blu che si fermavano all'altezza del ginocchio.
Si perse così tanto nel guardarlo, che non si accorse del male che egli gli stava procurando mentre toccava quel dannato livido sul suo braccio.
"Dèi, Solace, così mi uccidi." Aveva sbottato lui, lamentandosi silenziosamente per il continuo dolore.
"Si può sapere come te lo sei procurato?" La sua voce ferma lo fece preoccupare, poiché erano rare le volte in cui Will non rispondeva con il suo sorriso bianchissimo e la sua innata dolcezza.
"Mentre mi allenavo." Disse semplicemente, sperando che il biondino non facesse altre domande e, fortunatamente, sembrò ascoltare le sue preghiere.
Egli d'altronde, sembrava proprio preso dal suo lavoro e, dopo essersi allontanato dal lettino alla ricerca di alcuni ingredienti che avrebbero potuto fare al caso suo, iniziò a creare un composto che Nico sperò di non dover ingurgitare.
"Devi fare attenzione, sei diventato troppo debole a causa della guerra. Non ti farebbero male alcuni giorni di riposo." Borbottò il dottore, avvicinandosi nuovamente al ragazzo seduto sopra il lettino ospedaliero.
"Solace, sono in grado di badare a me stesso anche da solo, grazie." Non capiva ancora perché un individuo come Will potesse preoccuparsi della sua salute.
A dire il vero, non capiva in generale come qualcuno potesse preoccuparsi di lui a prescindere. Per anni aveva evitato ogni tipo di contatto fisico, ogni tipo di amicizia, ogni tipo di contatto sociale.
E adesso? Perché la situazione sembrava mutare? Perché proprio con lui e non con il resto del gruppo che aveva rischiato la vita più di una volta per salvarlo?
Eppure quel biondino abbronzato gli dava l'impressione di essere...differente.
"Chiudi il becco." Will interruppe il flusso dei suoi pensieri, portandolo sulla terra ferma. Da quella vicinanza riusciva a percepire maggiormente il suo profumo inebriante e la cosa lo scombussolò parecchio. Piegò lievemente la testa verso il lato opposto, cercando in qualche modo di evitare che i due continuassero a stare così vicini come se fosse una cosa del tutto normale.
D'un tratto, però, Nico sentì la mano di Will posarsi sulla sua gamba, in un punto troppo vicino al suo interno coscia. La cosa non gli piacque per nulla e, senza pensarci due volte, spinse bruscamente il biondino lontano da lui, proprio come se avesse violato la sua privacy. Nico guardò il ragazzo, che gli rivolse uno sguardo confuso, e solo allora si rese conto di aver commesso un errore.
Will aveva l'aria innocente, come se non avesse fatto caso alle sue azioni.
"Che ti prende?" Chiese poi quest'ultimo, sistemandosi la massa di capelli dorati, a causa di un'improvvisa ondata di nervosismo.
"I-io...niente, scusami." Fece per alzarsi, ma Will poggiò delicatamente una mano sul suo petto e lo fece sedere una seconda volta.
Lo guardò negli occhi, facendo scivolare lo sguardo verso il basso, poi si avvicinò pericolosamente al suo orecchio e Nico non poté che indietreggiare per quel che poteva.
"Dove pensi di andare?" Gli sussurrò all'orecchio, provocando una scia di brividi lungo tutta la spina dorsale del corvino.
Egli rimase spaesato, chiedendosi se fosse normale che un ragazzo come Will potesse fargli un effetto simile.
Deglutì in prenda al panico, sentendo improvvisamente un anomalo tremolio alle mani.
Poi, come se fosse stato risvegliato da uno schiaffo in piena faccia, lo guardò dritto negli occhi, con il suo solito modo di fare.
Lui, figlio di Ade, re degli Inferi e dei morti, che si faceva intimorire da uno dei figli di Apollo? Non poteva accettare una cosa simile.
Così, annegando quasi in quei pozzi colorati di un azzurro quasi finto, si alzò dal suo posto e lo guardò truce.
"Io non prendo ordini da nessuno." Sibilò con tono autoritario, mentre si allontanava dal biondo per raggiungere la porta.
Sentiva l'aria della stanza essersi fatta pesante e fu sicuro che, se non avesse abbandonato quelle quattro mura in meno di dieci secondi, probabilmente sarebbe esploso.
Però, prima che potesse finalmente afferrare la maniglia argentea della porta, sentì le dita di Will circondargli ancora una volta il polso.
Lo fece voltare verso la sua direzione, per far sì che i loro occhi potessero incrociarsi.
Nico percepì una fitta quasi dolorosa all'altezza del ventre, come se tante creature stessero danzando all'interno del suo stomaco. Non volle ammetterlo, ma fu proprio Will a causargli questa sensazione.
Più precisamente, furono i suoi occhi che parvero leggergli pure l'anima.
"Si può sapere perché ti comporti così?" Mormorò il biondino, non accennando nemmeno per un istante a sciogliere quel semplice contatto.
"Così come?" A Nico, d'altro canto, non piacque quello sfioramento di pelle e si divincolò dalla sua lieve presa.
"Come se odiassi stare con me." Il corvino indietreggiò un po' troppo, finendo per toccare con la schiena la superficie liscia e fredda della porta.
Nico rise amaramente, come se avesse appena assistito ad una battuta che, per quanto vera non fosse, decise che in realtà doveva esserlo.
"Ma io odio stare con te." Nico fu sicuro di non aver mai detto una bugia peggiore.
Qualcosa dentro di Will si ruppe, ma fu una questione di poco tempo, prima che egli si riprendesse per far cambiare idea al suo amico.
Erano due ragazzi intelligenti, ma Will pensò che Nico fosse un'emerito idiota in quel momento.
Era piuttosto evidente che egli stesse cercando di nascondere quello provava nei suoi confronti ma, fortunatamente, a Will certe cose non sfuggivano di mano.
Così, con le braccia incrociate al petto ed una finta aria dispiaciuta, parlò.
"Dimostramelo." Disse semplicemente, guardando il compagno dall'alto verso il basso e viceversa.
Questo bastò per far entrare nel panico Nico.
Okay, cosa gli stava succedendo?
"Dimostrarti cosa?" Chiese e cercò di assumere un'aria indifferente quando il biondo si mosse verso la sua direzione azzerando quasi la loro distanza.
Distanza? Quella non era più distanza. Si trovavano talmente vicini che Nico dovette trattenere il respiro.
"Che odi stare con me. Avanti." Sembrò scherzarci sù, ma per Nico fu l'inizio di una estenuante guerra interiore.
Lo guardò con i suoi occhi neri, sentendosi nettamente inferiore a causa dell'altezza del biondo.
Will poggiò le braccia ai lati della sua testa, abbassando di poco il viso per avvicinarlo al suo orecchio.
"Sei così sicuro di quello che dici, Nico Di Angelo?" Gli soffiò all'orecchio. Il battito cardiaco di Nico aumentò a dismisura ed ebbe paura che il biondo riuscisse a sentirlo.
Non fu in grado di capire se quell'improvviso senso di vuoto all'altezza del petto fu causato dal suo fiato che gli accarezzava il collo o per il calore che emanava data la troppa vicinanza, ma Nico rimase comunque paralizzato.
Will gli lasciò un bacio veloce sull'incavo del collo, inspirando il suo dolce profumo di mandorle. Nico, a quel punto, credette che le sue gambe potessero cedere da un momento all'altro.
Forse era il suo fascino da figlio di Apollo o forse la piccola attrazione che Nico provava nei suoi confronti, ma fu in quel momento che si accorse di un particolare dettaglio: quella che prima definiva lieve attrazione, si era trasformata in qualcosa di molto più grande.
Poi lo spinse via, ignorando ancora una volta i suoi sentimenti.
"Perché?" Replicò confuso, riferendosi a quanto appena successo, con il biondo dinanzi a lui che sembrava quasi furioso.
"Perché? Ma cos'hai al posto del cervello? Noccioline? Di cosa hai bisogno perché tu capisca che io ti voglio?" Parve sul punto di avere una crisi isterica, ma si calmò dopo poco tempo passandosi una mano sul viso con fare frustrato.
Cosa? Nico aveva sentito bene? No, la sua immaginazione aveva dovuto giocargli un brutto scherzo.
"Dèi, questo deve essere un incubo." Disse scuotendo la testa, come se stesse cercando di risvegliarsi.
"Mi spieghi che problemi hai? Perché ti ostini ad ignorare ciò che provi?" Continuò Will, come se gli avesse letto nella mente.
O Will aveva qualche strano potere che gli permetteva di leggere i pensieri altrui, o quello che provava nei suoi confronti era così palese che persino quest'ultimo era riuscito a capirlo.
"Quello che provo? Io non provo niente per te. E non capisco perché tu, piuttosto, ti costringi a credere il contrario." Nico utilizzò tutta la stronzaggine che possedeva nel corpo, volendo a tutti i costi che il biondo iniziasse a pensarla come lui, nonostante i suoi sentimenti.
A quel punto Will non ci viste più e, preso da un improvviso scatto di coraggio, afferrò maldestramente il colletto della maglia nera del corvino e lo baciò.
I loro cuori smisero di funzionare.
Le labbra di Will erano così dolci e morbide che Nico si chiese perché non avesse fatto una cosa del genere tempo prima.
Egli fu preso alla sprovvista e gli ci volle più di qualche secondo prima che potesse ricambiare, ma quando lo fece ebbe l'impressione di non volersi più staccare.
La lingua calda del biodino scivolò dentro la sua bocca e, non sapendo come fare, Nico si fece guidare dall'istinto e dall'apparente esperienza di Will.
Le loro lingue si scontravano e Nico si sentì svenire quando Will gli morse il labbro inferiore. Si fece sfuggire un piccolo gemito di dolore, che fu poi sostituito da una sensazione di puro piacere.
Nico fu tentato di staccarsi, ma il verso di piacere che abbandonò la bocca del biondo gli diede quella spinta in più per continuare, nonostante il respiro che iniziava a farsi più pesante.
Poi Will si allontanò, lasciando una sensazione di vuoto sulla bocca dell'altro.
Si guardarono negli occhi, una miscela di due fazioni opposte : luce e oscurità.
"E questo cos'era?" Mormorò con il fiatone Will e Nico non potè fare a meno di fissare le sue labbra rosse e gonfie ancora così vicine alle proprie.
Si sentì avvampare e le sue goti si tinsero di un rosso acceso. Will sorrise a quella scena, trovando il ragazzo così tenero.
Nico aprì la bocca per dire qualcosa, ma le parole parvero morirgli sù per la gola.
Tentò di riprendersi dal bacio, ancora abbastanza stordito, cercando per la millesima volta di nascondersi.
"Will Solace, non osare mai più fare una cosa del genere." Ci aveva provato ad essere scontroso, eppure diede l'impressione di essere un cucciolo indifeso. Will rise mordendosi il labbro, ripensando ancora a come quel bacio l'avesse destabilizzato.
Credeva che Nico non fosse quel tipo di ragazzo e lui, invece, l'aveva sorpreso.
"Quindi non ti è piaciuto?" Alzò un sopracciglio, in segno di sfida, guardando come ancora una volta le guance di Nico prendessero una sfumatura più rosea.
Il corvino si trovò in difficoltà e, non sapendo cosa dire a riguardo, gli lanciò uno sguardo fulmineo. Era diventato bravo a raccontare bugie ma, data la situazione, credette di non riuscire a reggere la sua sceneggiata da finto indifferente.
"Chi è stato il primo?" Borbottò successivamente il biondo, accarezzando i capelli ribelli dell'altro. Nico, stranamente, non si lamentò, dandogli campo libero per continuare.
"Il primo a far cosa?" Chiese confuso il corvino, mentre l'immagine dell'atto precedentemente avvenuto gli si presentava ancora nella testa.
"A baciarti." Disse Will con fare ovvio.
Pensava fosse scontato che egli avesse già dato altri baci in vita sua, un bacio come quello non poteva essere il suo primo.
"Tu." Sussurrò timidamente Nico, tremando per l'imbarazzo. Will rimase esterrefatto alla notizia, ma si sentì al settimo cielo che lui fosse stato la sua prima volta.
Will gli morse il lobo dell'orecchio e Nico sentì la faccia andargli a fuoco.
Quel ragazzo gli faceva un brutto effetto e se ne accorse quando percepì i brividi sfiorargli la pelle.
Nico pregò gli Dèi che il biondino lo lasciasse in pace, anche se i brividi di piacere chiedevano il contrario.
"Perché nascondersi? Di cosa hai paura? Che io possa farti soffrire? Sai che temo che tu possa fare esattamente lo stesso con me?"
Nico si chiese perché mai uno come lui potesse temere che gli venisse spezzato il cuore. Sembrava reincarnare la perfezione in persona, tutti avrebbero voluto avere un fidanzato del genere al proprio fianco.
Anche lui lo desiderava, ma era troppo vigliacco per ammetterlo.
Rimase in silenzio, rimurginando sui suoi pensieri. La cosa, però, gli venne alquanto complicata a causa delle labbra del biondino che gli baciavano il collo. Cercò tutta la forza di volontà che possedeva nel corpo per allontanarlo, ma non riuscì a trovarne neanche un briciolo. Si fece ribrezzo da solo, come se stesse provando sensazioni sbagliate.
Ebbe l'impressione di essersi appena fatto un lungo bagno di peccati carnali, ma sembrò non importargli più di tanto.
"Fermati." Non seppe con quale coraggio, ma riuscì a pronunciare tali parole. Will gli rivolse uno sguardo interrogativo, chiedendosi dove avesse sbagliato.
"Credevo ti piacesse." Mormorò quasi deluso l'altro.
"È questo il punto. Mi piace. Mi piace troppo." Fu la volta di Will di arrossire e per Nico fu quasi un traguardo. Ma, nonostante il momento di timidezza, il biondino sorrise maliziosamente.
Nico si dimenticò di respirare quando avvertì le mani dell'altro scivolare al di sotto del tessuto della sua maglietta. Will gli accarezzò semplicemente la schiena liscia e fredda. Gli cinse i fianchi e lo baciò sulle labbra una seconda volta. Will si sentì in Paradiso a quel contatto e sperò che per l'altro fosse lo stesso.
"Dèi, Nico..." Sussurrò tra un bacio e l'altro.
Era una sensazione afrodisiaca e Nico indossava le vesti di un baciatore professionista, nonostante quello fosse appena il suo secondo bacio.
"Lasciati amare, Nico, lasciati amare da me."
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𝓞𝓷𝓮𝓼𝓱𝓸𝓽 𝓕𝓪𝓷𝓭𝓸𝓶
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