"Marja, quale onore la tua presenza!"
Tuba Michael Oberon, direttore del settore finanziario dell'azienda. Dal suo tono, posso capire che si sta deliberatamente prendendo gioco di me di fronte a tutti questi dipendenti.
Tranne uno, s'intende: colui che in questo preciso istante sta puntando i suoi occhi nei miei.
O forse sulla scollatura, suggerisce il mio subconscio.
"Oh, Micheal caro, è assolutamente un onore che io sia qui, ma soprattutto un problema, considerando che ciò sta a dire che non riuscite a gestire nulla senza di me."
Mentre le parole fuoriescono dalla mia bocca accuratamente rifinita con una matita scura, mi stiro il tailleur grigio, cercando di nascondere le piccole pieghe formatesi durante il tragitto in auto.
"Dovresti rivedere il concetto per il quale pensi che sia io ad essere in torto, caro."
Alla fine del mio discorso, come avevo previsto, cala il silenzio.
Decido di sedermi comodamente sulla grande sedia imbottita posta al lato del tavolo, cominciando subito a spazientirmi quando ricordo che un intruso - sì, proprio un intruso - è presente ad una delle più catastrofiche assemblee che siano state mai fatte.
"Signorin..-"
"Silenzio, Roger." si zittì fissandomi "Voglio sapere chi è costui che avete portato in questa riunione. È una cosa importante e privata, ne siete a conoscenza? Ne va del futuro dell'azienda! E Dio solo sa che potrebbe essere anche una spia, per quanto ne so."
Il mio tono è autoritario e alterato, mentre fisso i presenti aspettando una risposta.
"Marja, è Harry, mio figlio." Risponde Joe Styles, responsabile settore marketing.
"Ah, e credi che solo perché ha una parentela con te può essere qui? Ti sbagli."
"Veramente io-.."
"Tu nulla, non mi è stato comunicato assolutamente niente e per quanto vi pago, dovreste comunicarmi anche quando mangiate, quindi per me non è fattibile la cosa. Ora tutti fuori, subito."
Le facce dei presenti sono allibite e spaventate - non so cosa più delle due - mentre si alzano silenziosamente per dirigersi verso la porta d'uscita.
"Non crede di star facendo troppo la donna vissuta? Andiamo, non è successo niente di niente, e lei se ne sta qui a dettare ordini come un comandante quando le sa ancora la bocca di latte." Disse in tono arrogante, trafiggendomi con lo sguardo.
Lo fissai sbalordita, stringendo i pugni e picchiettando col tacco sul parquet chiaro.
Mai nessuno aveva osato rivolgersi a me in questo modo, come se veramente fossi nessuno.
Come se non fossi Marja Davies, proprietaria della Davis Corporation e non avessi potuto licenziarlo - licenziare il padre, per l'esattezza - da un momento all'altro.
E allora risi, una risata amara che sconvolse tutti i presenti, compreso Misterocchidigiada.
Risi per il fatto che nessuno prima d'ora avesse mai messo in dubbio la mia posizione, e ciò era triste, raccapricciante.
Come mangiare un uovo crudo, per intenderci."D'accordo, hai vinto tu. Ma tuo padre è licenziato." Dissi, e mi voltai, i capelli color mogano oscillanti e la posizione fiera.
"Ma signorina.." Tentò di ribattere Joe, ma presi subito parola.
"Licenziato, capisce? Liberi il suo ufficio e poi venga a cercarmi, le darò tutto il resto della sua roba." Parlai continuando a camminare, ma non prima di aver lanciato uno sguardo di vittoria al ragazzo, Harry.
"E comunque, Harry - dissi il suo nome in tono volutamente civettuolo - il tipo di latte che ho in bocca, non è affar suo."
Dopodiché uscii, fiera sui miei tacchi.
Che poi, non era un vero e proprio licenziamento, ma questo lo sapevo solo io.
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Janka
FanfictionUna parola che nasconde più di ciò che ci si potrebbe mai aspettare, una giovane donna costretta a battersi per ciò in cui crede. Affronterà questo da sola? È tutto da scoprire.