capitolo uno.

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Era un giorno come tutti gli altri, il sole era alto nel cielo, gli uccellini cinguettavano e i fiori erano già sbocciati, eppure Berlino, in cuor suo, sapeva che quel giorno sarebbe successo qualcosa.

Erano entrati nella Banca di Spagna da qualche giorno, lui e i suoi compagni, oramai diventati amici. C'era un ragazzo che, tra tutti, era rimasto nel cuore di Andrés, Martín, o come si faceva chiamare in quel momento, Palermo.

I due si conobbero molto tempo prima, circa sette anni fa, quando entrambi vivevano in Italia, precisamente a Firenze. Un giorno Andrés stava girovagando per il centro, e seduto ad un tavolino di un bar, notò un ragazzo che lo colpì nel profondo del suo cuore. Decise che avrebbe dovuto scambiarci qualche parola, voleva conoscerlo, doveva appagare la sua voglia. Decise di seguirlo, anche se sapeva che non era una cosa molto comune e legale, però lo fece lo stesso. Lo seguì fino sotto casa sua, si segnò l'indirizzo e decise che per quel giorno avrebbe lasciato perdere, ma che, in qualche modo, avrebbe ottenuto quello che voleva.
Passarono due anni, e per la felicità di Andrés, aveva veramente ottenuto quello che voleva. I due ragazzi vivevano insieme in un monastero, circondati da monaci che non si preoccupavano minimamente di loro. Erano diventati ottimi amici, ma Martín sperava, in cuor suo, che qualcosa potesse cambiare, ma non fu mai così.
Andrés si sposò, non una, non due, ma bensì cinque volte, e questo significò per l'altro ragazzo un dolore inesprimibile. Aveva sperato con tutte le sue forze che il suo amico capisse che le donne non erano il suo forte, che capisse che, come lui, le donne non gli interessavano.
Eppure non fu così.
Martín lo seguì, sempre, come un cane segue il suo padrone, soffrendo ogni giorno sempre di più.
Una sera decise che sarebbe stata la sera perfetta per dirgli tutto. Non lo fece in maniera diretta, lo baciò con tutta la foga che aveva, in quel bacio c'erano tutte le cose, le parole, i pensieri che non aveva mai avuto il coraggio di dirgli. Ma Andrés se ne andò, lasciandolo nel suo dolore, a curarsi le sue ferite.

E invece adesso si trovavano entrambi lì, in quella banca, a rubare l'oro e a salvarsi la vita a vicenda. Nessuno dei due avrebbe mai pensato di ritrovarsi in quel luogo, insieme, senza neanche parlarsi. Perché fu così, Martín non gli rivolse parola, neanche per sbaglio. Ma d'altronde Andrés doveva aspettarselo, aveva abbandonato il suo amico, il suo unico amico, dopo che lui aveva ricambiato il bacio e avergli detto che lo amava solo al novantanove percento.

Martín aveva preso questa decisione, non gli avrebbe più parlato, e non lo faceva solo per il suo bene, ma per il bene di tutta la banda, perché se solo il compagno gli avesse detto mezza parola, lui lo avrebbe preso a cazzotti, perciò sapeva che quella decisione era giusta, per quanto gli facesse male, perché, anche se Andrés lo aveva rifiutato, lui non aveva mai smesso di amarlo, solo una cosa avrebbe potuto fermare quel sentimento, la sua morte.

Quel giorno nella banca c'era un clima strano, ognuno era al suo posto a fare il lavoro che gli era stato ordinato di fare, eppure qualcosa non andava, oltre alla fuga di Gandía.
Era riuscito a liberarsi dalle manette e a nascondersi in qualche posto nascosto. Tutti avevano i nervi a fior di pelle, potevano essere attaccati in qualsiasi momento e da qualunque parte, avevano paura, stavano rischiando la vita per salvare quella di un loro compagno.

Il turno di Palermo era appena finito, il successivo, Berlino, gli diede il cambio e provò a guardarlo negli occhi ma con scarsi risultati.
Voleva parlargli, dirgli che quello che aveva fatto era stata una cavolata, una cavolata dettata dalla paura.
Lo vide andare verso l'ascensore, aspettò che il suo turno finisse per andare da lui.

Non aveva la minima idea di dove potesse essere, decise di iniziare dai bagni ma non trovò nessuno, poi andò in qualche ufficio ma, anche lì, non c'era nessuno. Quando stava per arrendersi e andare verso le scale, Berlino sentì un rumore proveniente dall'ufficio del Governatore.
Iniziò a correre, aveva paura per il suo Martín. Quando arrivò si trovò davanti una scena che mai in tutta la sua vita avrebbe pensato di vedere.
Palermo era legato con delle manette a qualche oggetto in quella stanza. Se una volta vederlo così lo avrebbe eccitato, in quel momento stava provando un sentimento completamente diverso.
Si fiondò subito su di lui, e con delle abili mosse, riuscì a slegare i polsi del suo amico. Istintivamente lo abbracciò, non gli importava se Martín non ricambiasse, lui sentiva il bisogno di farlo, e lo fece. Al contrario di quello che Berlino si aspettava, Palermo subito ricambiò l'abbraccio, gli era mancato il contatto con lui.

- Ho avuto paura di perderti - dichiarò Andrés quando si sciolsero dall'abbraccio, si asciugò la lacrima che gli era caduta e poi riprese - Scusami Martín, scusami davvero per tutto, sono stato uno stronzo, ti ho trattato malissimo e non te lo meritavi, non ti meritavi di soffrire così, non per me. Ho avuto paura quella sera, non so neanch'io di cosa, ma ne ho avuta talmente tanta da scappare, da lascirmi scappare l'unica persona che era riuscita a capirmi, ad accettarmi e a volermi bene per quello che ero, uno stronzo senza cuore. -

Martín non sapeva che dire, era stato davvero male per lui, aveva sofferto tantissimo e si era ripromesso che, se mai un giorno fosse tornato, non si sarebbe fatto abbindolare dalle parole di Andrés. Ma non fu così, era innamorato e non poteva farci nulla.

Lo baciò, era l'unica cosa che poteva fare in quel momento, un bacio lento, lungo e casto. Le labbra di Berlino erano rimaste morbide come un tempo, perfettamente uguali, e Palermo ne era felice.

Quando si staccarono entrambi avevano le labbra e le guance rosse, erano arrossiti come due bambini.
Si alzarono e uscirono da quell'ufficio, con la consapevolezza che tutti si sarebbe sistemato. Ma si sa, il pericolo è sempre dietro l'angolo.

Gandía era lì ad aspettarli, nascosto dietro ad una colonna.
Prese la sua pistola, la caricò e aspettò il momento giusto per sparare.
Tutto era pronto, l'obbiettivo era sotto tiro.
Un tonfo improvviso e Gandía sparò, colpendo nel petto il ragazzo.

Berlino si girò all'improvviso verso l'assasino, prese la pistola ed iniziò a sparargli addosso.
Quando capì che oramai non poteva più prenderlo guardò Palermo.

Era steso in terra, una pallottola vicino al cuore ed una pozza di sangue.

Berlino urlò ai compagni di raggiungerlo, aveva bisogno del loro aiuto.

Martín cerco di parlare ma Andrés lo zittì subito, non doveva assolutamente sprecare fiato.

- Stai tranquillo Martín, stanno arrivando gli altri, ora ti portiamo di là e ti operiamo.
Non affannarti, non dirmi nulla, peggiori la situazione - Disse Berlino tutto di corsa. Stava per perdere la persona più importante della sua vita, e questa volta, per sempre.

- Andrés - una voce flebile arrivò alle orecchie del ragazzo - ricordati che ti amo e che ti amerò per sempre. -
La presa del ragazzo stava diventando sempre più leggera, stava per andarsene.
- Non dire così Martín, non lo dire. Ti farò uscire vivo da qui, costi quel che costi. -

Palermo scosse debolmente la testa, sapeva che stava per morire.
Con le ultime forze che aveva si aggrappò alla tuta di Berlino e gli diede un bacio, il suo ultimo bacio. - Ti amo Andrés, ricordatelo. -

La presa si allentò e gli occhi si chiusero. Martín se n'era andato, e questa volta per sempre.

Berlino prese il corpo del suo amico, se lo strinse al petto, e si lasciò andare.
Pianse, pianse tantissimo, e urlò.
- Scusami Martín se non ti ho mai dimostrato quanto ti amassi, se non sono mai stato degno di essere amato da te.
Ti amo e ti amerò per sempre. -

Nairobi che, fino a quel momento era rimasta in disparte, si avvicinò a Berlino e al corpo di Palermo. Gli mise un braccio sulla spalla e gli disse - ovunque lui sia sarà sempre con te, e fidati, sa quanto tu sia innamorato di lui. -

Lo strinse in un abbraccio e lo lasciò sfogare senza dire niente, come farebbe un'amica.

*THE END*

Ti amo || Berlermo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora