Sento un odore, non capisco se sia gradevole o spiacevole, se mi piaccia o mi disgusti: è così strano svegliarsi e non vedere, non capire mai veramente se io sia viva, perché io non ci vedo e non ci vedo mai.
Ci sono nata così, non ho mai visto il mondo, ma da quello che mi dicono è meraviglioso, anche se lo so che a volte tutti i miei amici o i miei parenti alle cene di famiglia mi raccontano le storie più selvagge e ripugnanti che possano esistere, solo per non farmi provare quell'immenso vuoto e inspiegabile tristezza che porto al mio fianco e che tengo per mano da quando ho aperto gli occhi al mondo: aperti sì, ma sempre chiusi.Mi affido al dolore per ricavarne un odore, che il mio cervello associa meccanicamente ed automaticamente allo sguardo di una persona conosciuta: è un ciclo, è la mia catena di vita.
Penso sarebbe stato più difficile nascere e vedere e poi, d'un tratto, come un fulmine in una tempesta, come un lampo nel mare, svanir tutto e apparire il solo ed unico nero: almeno non ho sofferto per un qualcosa che è finito, perché il mio, ora come ora, non è neanche iniziato.Mi immagino il camminare senza il bastone, il correre all'aria aperta, l'abbracciare e il baciare guardando intensamente il terribile e folle sfortunato caduto tra le mie braccia; poi penso al ritornare a casa completamente ubriaca e innamorata dell'idea dell'amore, al lanciarmi sul letto senza dover essere assistita completamente da qualcuno come fossi una regina viziata con il suo schiavo.
Mi fermo e ricordo a me stessa che non potrò mai fare queste cose, e va bene così: chissà se un giorno verrò ricompensata di tutto ciò che non ho avuto in questa vita, che poi a chiamarla vita si fa fatica.Chiudo gli occhi, li riapro e li richiudo e ripeto l'alternarsi per più volte, aspettandomi qualcosa, non so bene cosa.
Inspiro con il naso la fresca aria del mattino, anche se il più delle volte si mischia al sapore della pioggia notturna, della quale si odono il dolce, limpido e puro tintinnio delle gocce d'un dì che si intravede uggioso.
Giunge infine il delicato profumo di mia madre, la quale mi porge timidamente il bastone bianco e mi invita a combattere anche questo giorno, dedicandomi amabili parole e sentite preghiere.
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Sensi
General FictionLei è Aurora, una ragazza cieca, che non sa come sia il mondo, ma che lo immagina con occhi diversi: i suoi. L'odore è la sua vista, il rumore è la sua vista, il tatto è la sua vista; lei vuole solamente credere che il suo amore verso una Terra che...