Capitolo 1 - Adam

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Sei mesi prima



Adam

Benjamin spense la sigaretta nel suo posacenere, mentre il fumo aleggiava ancora nella stanza. Lo trovavo sgradevole e fastidioso, ma non avrebbe certo smesso se qualcuno glielo avesse chiesto con cortesia.

Non gli interessava di nessuno, se non di se stesso.

Mentre attendevo in silenzio che si sbrigasse a rivelarmi il motivo per il quale mi aveva convocato, alzò di scatto lo sguardo freddo e inquietante su di me. In passato mi aveva spesso messo in soggezione, ma ancora oggi quei due occhi glaciali mi intimorivano. Non ero il classico tipo che si spaventava facilmente, anzi non succedeva praticamente mai. La lista di criminali che avevo arrestato, torturato e, qualcuno di loro, freddato con una pallottola in testa, la diceva lunga sulla mia indole.

Quell'uomo di fronte a me però emanava un potere palpabile che mi costringeva ad abbassare la testa, ad avvertire un timore reverenziale nei suoi confronti. Probabilmente perché aveva tra le mani, non solo il mio destino, ma anche la vita di qualcun altro.

Avrebbe potuto distruggere tutto con un semplice schiocco della dita. Qualsiasi passo falso avessi fatto ne avrei pagato le conseguenze. Solo per questo motivo tentavo di comportarmi in modo molto più accondiscende con lui, sebbene non fosse esattamente nelle mie corde essere un tipo malleabile.

«Ebbene, hai capito cosa devi fare giusto?» La sua voce gutturale irruppe nello spazio, strappandomi dalle mie nefaste riflessioni.

Mi strinsi nelle spalle senza tradire nessun tipo di emozione. «Tenere d'occhio la ragazza fino a che non mi ordinerai di smettere». Raramente mi facevo domande sulle sue richieste, ma questa volta mi chiesi cosa volesse mai da quella giovane studentessa di origini italiane.

«Non mi hai spiegato perché devo farlo proprio io», azzardai guardandolo negli occhi.

Lui apparve contrariato, poco prima di essere scosso da un colpo di tosse. Se non altro era abbastanza onesto da dare la colpa al fumo per il suo stato di salute.

Per il resto portava egregiamente i sui sessant'anni.

«Il motivo non ti riguarda, perlomeno non ancora. Fallo e basta», disse appoggiando i gomiti sulla scrivania in noce. «Ovviamente cerca di farlo con discrezione, non deve vederti, né deve sentirti. È una ragazza sveglia, non darle modo di farti scoprire», aggiunse inarcando la fronte con severità.

Sembrava essere un compito molto più insidioso di quanto immaginassi, sopratutto suonava quasi come una questione personale per Benjamin, ma non mi sarei spinto troppo oltre con le domande. Sapevo di avere davanti un arrogante, megalomane ed egoista, ma avrei portato a termine il compito solo perché ero obbligato a farlo, non certo per rispetto.

«La ragazza vive con i genitori vicino a Knightsbridge, frequenta l'università e non ha molti amici. Una cosa semplice per uno come te», non mi sfuggì il tono di derisione con il quale si rivolse a me. Aprì un cassetto della scrivania e ne estrasse un fascicolo giallo. Lo scaraventò sul legno chiaro e si appoggiò con la schiena alla poltrona in pelle. «Qui troverai tutte le informazioni di cui avrai bisogno. Spostamenti, indirizzi, il solito».

«Mi stai rifilando il tutto come il lavoro più semplice del mondo. Come mai allora lo stai chiedendo proprio a me?» Benjamin mi guardò annoiato ed io continuai «Sono un agente sotto copertura, non un investigatore privato. Dovresti saperlo bene». Cercai di non farlo, ma alla fine lo sfidai. Sapevo di servirgli perciò non fui troppo intimorito dal suo sguardo omicida.

«Ancora continui con le tue domande? Non ti sei stancato di perdere tempo?», chiese tagliente. «Credevo che ormai tu avessi capito come funzionano le cose tra me e te. Ormai hai trentadue anni, ne è passata di acqua sotto i ponti», mi puntò il suo sguardo intransigente addosso.

Il mio destino nelle tue maniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora