L O S T

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Avevo tante cose da dirti ancora, ma di te adesso resta poco e niente, oltre a questa lastra triste e spenta, buttata a caso tra l'erba incolta. Chi ha scelto il marmo, dimmi? Mi viene quasi da ridere, è orrendo.
O forse è la pioggia che lo fa più scuro, lo sgualcisce senza riguardo, sebbene io sia proprio qui, unico testimone sotto un invisibile e adirato tramonto.

𝐼𝑛𝑠𝑒𝑛𝑠𝑖𝑏𝑖𝑙𝑒 𝑏𝑢𝑔𝑖𝑎𝑟𝑑𝑎.

Avevo tante cose da dirti ancora, ma dove sei fuggita non posso raggiungerti, e in più il capo mi si fa pesante, terribilmente pesante. Darò di nuovo la colpa alla pioggia, farò finta che sia grandine, e che mi stia martellando il cranio mentre io, stupido da una vita, ho dimenticato come sia fatto un ombrello. 

𝐼𝑛𝑣𝑒𝑐𝑒 𝑒' 𝑐𝑜𝑙𝑝𝑎 𝑡𝑢𝑎. 𝑆𝑜𝑙𝑜 𝑡𝑢𝑎.

Che importa, alla fine, se urlo qualche imprecazione contro il pianto affilato delle nuvole, lassù in cielo? Sembrerò semplicemente uno dei tanti, strambi pazzoidi che attraversano questo campo verso sera, alla ricerca di un buon posto per fumare o scopare in santa pace. Deve essere una bella sensazione anche quella di camminare a zonzo senza meta, in pace con se stessi.

𝑀𝑎 𝑛𝑜𝑛 𝑐'𝑒' 𝑝𝑎𝑐𝑒 𝑖𝑛 𝑚𝑒.

Mi dondolo un poco con le mani gelate infilate in tasca, spostando il peso da un piede all'altro mentre con gli occhi accarezzo il tuo nome inciso nella pietra. Ricordo benissimo quanto tu lo odiassi e io invece lo amassi ripetere a lungo.
Anche di notte, prigioniero dell'insonnia: amavo il suono di quelle lettere arrotolate sulla lingua e poi espresse in un sussurro velato di languore. 

𝑇𝑜𝑟𝑛𝑎. 𝑇𝑜𝑟𝑛𝑎 𝑒 𝑔𝑢𝑎𝑟𝑑𝑎𝑚𝑖!

Vorrei stringerti forte, dirti che tutto andrà bene, dare due pacche leggere sulla tua testolina vivace da scolaretta innocente, e restarti vicino. Io e te soli, con la Luna a fare da giudice di parte.
Ma tu ormai non ci sei più, mi hai rubato persino l'argento vivo della tua risata scintillante, egoista che non sei altro, amore mio dannato.

𝑆𝑒𝑖 𝑐𝑒𝑛𝑒𝑟𝑒 𝑎𝑑𝑒𝑠𝑠𝑜.  𝐴 𝑚𝑒 𝑛𝑜𝑛 𝘩𝑎𝑖 𝑝𝑒𝑛𝑠𝑎𝑡𝑜?

Perciò, sai, mi accascio qui anche io sulla pietra stressata dal temporale, lascio vagare lo sguardo nel vuoto e rilasso la testa, mi addormento. A chi vuoi che interessi notare uno sconosciuto immobile nel freddo, per di più cinico e intirizzito? È giunto il momento anche per me di riposare il mio cuore stanco. Stanco di starti dietro, di rincorrerti. Di amarti.

𝐼𝑙 𝑣𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑠𝑜𝑓𝑓𝑖𝑎 𝑓𝑜𝑟𝑡𝑒, 𝑠𝑢𝑜𝑛𝑎 𝑖𝑙 𝑝𝑖𝑎𝑛𝑜.










Spazio Autrice

Come sempre, quando si pubblica per la prima volta qualcosa, i dubbi sono tantissimi e l'ansia "da prestazione" cresce con meno controllo del solito: spero che chiunque leggerà questa poesia la apprezzi, ma, a prescindere, magari lasciatemi un commentino qui sotto - o una stellina se vi ha coinvolto - anche solo per farmi avere un feedback, positivo o negativo che esso sia :)
Non ho un genere preciso di scrittura, adoro sia la prosa che la poesia, scrivo di getto oppure dopo essermi fatta tremila ricerche (e paturnie) del caso. Ad ogni modo, scrivere mi fa sentire ogni volta stranamente, decisamente a casa.
Grazie in anticipo a tutti coloro che mi dedicheranno qualche minuto del loro tempo.

Nocturnia

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