giovedì 13 gennaio 2011
15:53
" ...
Another hero who needs to get his glory
So he took it on himself to conquer him by morning
But what if he's not the bad guy?
What if he's not the bad gu– "Nikolaj inciampò nei piedi di qualcuno uscendo dalla stanza, rialzando presto il capo e scusandosi con un cenno della mano.
Diede un'occhiata al quadrante sul suo polso, poi si mise quasi a correre sotto lo sguardo inquisitorio della bibliotecaria; era in ritardo, come sempre d'altronde.
Levò le cuffiette dalle orecchie interrompendo quella bella canzone con un po' di riluttanza, mettendole poi in tasca alla bene meglio.
Appena fuori tolse la catena della bicicletta con una velocità che non sapeva di possedere, montò sulla sella e corse, corse per relativamente poca strada, ma nella sua concezione del tempo e dello spazio stava percorrendo poco spazio in molto tempo.Tiago l'avrebbe aspettato, come aveva sempre fatto, ma lui semplicemente non voleva che uscisse da scuola solo per vedere quanto il suo ragazzo non riuscisse a rispettare un orario, nemmeno quando si trattava di andarlo a prendere.
Voleva dimostrargli quanto tenesse a lui, quanto lo amasse, e lo avrebbe fatto ad ogni costo.Frenò bruscamente con i piedi davanti ai grossi cancelli dell'edificio: la gola stava diventando secca ed il petto si alzava ed abbassava frettoloso sotto il maglione caldo, posandogli una velata patina di sudore sulla pelle glabra del torso, del viso e dei palmi.
Guardò ancora l'orologio: 15:57.
Perfetto, davvero perfetto.
Prese il telefono e si diede una sistemata guardandosi nel riflesso dello schermo, i capelli lisci si erano tutti spettinati e le guance si erano colorate di rosso.
Mise il cellulare in tasca, poi tenne sguardo fisso sulla grande porta d'entrata finché non vide i ragazzi cominciare ad uscire dalla scuola: in quel momento, quando scorse appena i capelli ricci e scuri di Tiago, il cuore cominciò a battere molto più velocemente nel suo torace e non riuscì a tenere lo sguardo alto per qualche secondo: quando lo sollevò nuovamente vide che l'altro ragazzo fece un cenno ai propri compagni e si mise a camminare più velocemente nella sua direzione.Quando si trovò a pochi metri da lui fece una piccola corsa, fiondandosi tra le sue braccia e stringendolo; gli disse qualche parola dolce all'orecchio, allontanandosi appena dal suo viso per poterlo guardare negli occhi: il viso scuro per le origini messicane, i ricci neri, i grandi occhi dolci e profondi, quel adorabile neo sotto l'occhio, le sue labbra sottili che si tendevano in un sorriso, il sole che splendeva appena dietro la sua testa, ogni cosa in quel momento sembrava coincidere in modo perfetto, lui era perfetto. Gli diede un bacio lieve, posando le mani sui fianchi e tirandolo verso di sé; dal conto suo Tiago mise una mano sulla sua guancia e l'altra sulla sua scapola, giocando appena con le dita con la sottile catenella della croce che portava al collo ed accarezzando la sua pelle chiara con delicatezza. Il suo Kolja, il suo caro Kolja. Per un attimo aveva pensato che non fosse ancora arrivato, perciò era andato più lentamente del solito, ed il suo cuore restò più che piacevolmente sorpreso quando lo vide, quando vide come non riuscisse a tenere lo sguardo su di lui.
Continuarono a scambiarsi tenere effusioni per un po', si erano mancati davvero tanto in quei giorni; poi Tiago si mise sul portapacchi ed il suo ragazzo lo portò prima a casa, dove prese il borsone e lasciò lo zaino: quel weekend sarebbe stato di festa, perciò lo avrebbe passato a casa di Nikolaj e sarebbe tornato domenica pomeriggio.
Per fortuna non abitavano lontano ed arrivarono a casa in poco tempo; i genitori del ragazzo erano a lavoro al momento, pertanto avrebbero avuto un bel po' di tempo l'uno per l'altro.Nikolaj aprì la porta di casa mentre Tiago stava appena dietro di lui, torturandosi le dita ruvide: quella mattina le ore erano parse senza fine, desiderava l'altro davvero tanto e quel momento, prima tanto lontano, era finalmente arrivato. Andarono in camera sua e lo fece sedere sul proprio letto mentre frugava nei cassetti del mobile, cercando dei vestiti più comodi per lui, vestiti che fossero propri perché sapeva benissimo quanto amasse quel qualcosa di speciale che avevano, confortante ed accogliente.
Gli diede abiti larghi e pesanti e cominciò a spogliarsi anche lui con lo stesso intento, dandogli la schiena: appena sfilò la testa dal cappuccio non poté fare a meno di guardare appena sopra la spalla, solo per vedere come Tiago di fosse incastrato nel colletto stretto della maglietta; si slacciò la cintura ed andò a dargli una mano, aiutandolo ad uscire dal piccolo guaio in cui si era cacciato.Finirono per togliere del tutto i vestiti l'uno dell'altro e non rimetterli, almeno per un po', quel che bastava perché recuperassero tutta la mancanza che si era accumulata nel loro petto, montata a neve ogni secondo di più in cui non avevano potuto toccarsi nel loro modo speciale.
Finirono con Tiago che riposava con gli occhi chiusi sul petto nudo dell'altro, e Nikolaj che gli accarezzava il profilo morbido del suo piccolo orecchio e guardava la sua espressione rilassata mentre scivolava nel sonno, tra le braccia del suo fidanzato e con la testa così leggera da sfiorare il soffitto della stanza.
giovedì 13 gennaio 2011
17:09
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𝒕𝒓𝒂 𝒍𝒆 𝒄𝒖𝒑𝒐𝒍𝒆 𝒆𝒅 𝒊𝒍 𝑽𝒐𝒍𝒈𝒂
Short StorySolo un piccolo pezzo della storia d'amore in Russia.