last night together.

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Jean's POV

Mi trovai seduto all'ombra di un albero, quasi per caso, isolandomi da tutto il frastuono causato dal resto dei soldati in mensa, intenti, come sempre, a litigare per ogni briciola di pane. Il fresco della sera penetrò nelle mie ossa, e stare fermo non aiutò il mio corpo a scaldarsi.
Cercai ogni via di fuga per distrarmi dalla paura per l'imminente nuova spedizione al di fuori delle Mura, per cui l'ansia mi schiacciò così spesso, in quella settimana, da farmi tremare le dita.

Il mio quaderno e la mia matita non potevano mai mancare vicino a me, in particolare quando mi trovavo solo, per questo la matita era poggiata dietro il mio orecchio destro e, i fogli, sulle mie gambe.

Disegnai anche oggi, portando la lingua tra le labbra, e ricordai ogni qualsivoglia dettaglio di qualche tempo prima, pur di mettere tutte le mie emozioni nella mia arte.

Dopo aver perso Marco, legai molto con Armin, Sasha e Connie.. eppure, non riuscivano a colmare quel vuoto che il lentigginoso mi aveva sempre aiutato a contrastare. Era il mio primo amico, al campo di addestramento, e di certo non avrei mai voluto vederlo in quello stato, inerme, spento. Dopo quattro anni, ancora non riuscivo a superare totalmente quella perdita.

Mi mancava il suo sorriso, mi mancavano le sue parole di conforto, eppure sapevo di aver fatto la cosa giusta, entrando nel Corpo Di Ricerca: l'avevo reso fiero di me, e non me ne scordavo mai, pur di procedere il mio percorso con autostima.

Eppure sì, non riuscii mai a staccarmi dall'idea che solo lui ed un'altra persona avessero contribuito a portare in quell'esperienza, pericolosa e suicida, un piccolo raggio di Sole.

Chi fosse l'altra persona se lo chiesero tutti, quando in mensa pronunciai le stesse parole di poco fa: la risposta è che, quella dolce parte della mia vita, era il soggetto dei miei disegni, anch'esso sempre lo stesso: la ragazza più bella di tutte, di cui ero innamorato da due anni.

Il volto di Mikasa Ackerman stava prendendo forma, e mi fu sempre più nitida la sua immagine, che aveva pressappoco sfiorato la perfezione del suo viso.

Anzi, ma cosa diamine mi passava per la testa? Nessuno l'avrebbe mai potuta eguagliare, tantomeno un mio stupido disegno.

Mi concentrai così tanto su quel misero foglio di carta da perdere quasi la cognizione del tempo: prima disegnai dettagli dei suoi occhi, i suoi tratti orientali marcati -per cui sarei impazzito volentieri-, ed infine mi soffermai sulle sue labbra pallide ed il suo nasino, piccolo e leggermente all'insù.
Poi lo conclusi.

La amavo, e non potei fare a meno di restare incantato più volte per pensare al suo viso giovane e gentile, benché lei si dimostrasse totalmente insensibile alla realtà che la circondava e indifferente ad ogni tipo di emozione.

Eccetto per suo fratello adottivo, Eren.
Ed io odiai Eren, fino a quel giorno. Finché, d'improvviso, fu lei, per la prima volta, a venirmi a cercare.

Mi si presentò davanti e mi osservò.
Preso dal panico, cercai inizialmente di fare appello a tutte le mie forze per alzarmi.
Ci riuscii, ma, ovviamente, non mi risparmiai una brutta figura: lasciai inconsciamente cadere a terra il mio quaderno e la matita, che poco prima erano poggiati sulle mie gambe.

Provai a non farci caso, ma notai che lei, attenta come sempre a far caso ad ogni dettaglio, spostò lo sguardo prima al mio blocco di fogli, poi al mio viso.
Sentii un calore intenso farsi strada sulle mie guance, così abbozzai ad un sorriso timido ed impacciato.

E poi, dal nulla, mi abbracciò.
Un abbraccio pieno di calore, forte, che fece scemare in me ogni disagio e preoccupazione.
Il suo viso si ritrovò schiacciato contro il mio petto, di sua spontanea volontà, e mi invitò in un certo senso a ricambiare. Poggiai la mia guancia sulla sua testa, sorridendo come un bambino, e la avvicinai totalmente a me.

꒰꒰ 🥀 ꒱꒱ 𝐥𝐚𝐬𝐭 𝐧𝐢𝐠𝐡𝐭 𝐭𝐨𝐠𝐞𝐭𝐡𝐞𝐫. | JeankasaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora