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Malik Kijana odiava con tutte le sue forze il capo, di giorno pensava a come ucciderlo e di notte pensava a piani irrealizzabili per fuggire.
Di questi suoi pensieri il capitano Edmund Pegleg, detto il capo, non ne sospettava nulla; il capo considerava lo schiavo Malik il suo braccio destro tra gli schiavi.
Malik era un uomo muscoloso, possente, le sue braccia erano coperte da tatuaggi tribali di cui nessuno conosceva il significato. I disegni facevano paura e tutti pensavano che fosse il figlio dell'abisso.
Vi era infatti una leggenda che narrava la storia di una sirena bellissima, la quale si innamorò di un uomo che viveva nel deserto, dal loro amore di raccontò che nacque un essere terribile, per metà pesce e per metà sabbia.
Si diceva che crescendo, questo essere detto Urtzeíl, venisse ricoperto da una chiostro magico che disegnava sul suo corpo dei simboli di morte.
È per questa leggenda che tutti lo temevano, ma il capitano non ci credeva e sfruttava la situazione a suo vantaggio.

Ad un certo punto scese il silenzio e tutti si volsero verso il capitan Pegleg che stava parlando.
"Schiavi! Siamo giunti alla prima destinazione del viaggio. Solo cinque di voi scenderanno con me. Malik vieni qui."
Lo schiavo avanzò tra quei rifiuti umani che erano suoi fratelli e si sentì sporco nell'essere scelto dal capo.
Si sentiva un traditore, ma non poteva disobbedire. Doveva andare avanti per poter vincere.

La voce di uno schiavoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora