DANIEL - 19.Ho dato il meglio di me

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Torno sui miei passi fuori di me dalla rabbia. Salto sullo skate e mi fiondo alle rampe, di nuovo, nello stesso posto dove, poco me di mezzora fa ho congedato Ambra con una scusa che nemmeno ricordo, solo per seguire la Furia e i suoi sbalzi d'umore.

La mia corsa non ha niente di tecnico, è rabbia allo stato puro. Nervi tesi, muscoli contratti e velocità.
Il paesaggio intorno a me diventa solo colore, non vedo persone o dettagli, sento solo la musica urlare nelle mie orecchie.

Quella ragazza è incredibile. In tutte le connotazioni che la parola può assumere. Ogni cosa che fa mi lascia senza parole e passo da momenti in cui credo che non potrei mai più stare senza di lei, ad altri in cui maledico il modo in cui l'ho lasciata avvicinare e la sua invadenza.

Nei primi tempi che ci frequentavamo passavo continuamente dalla voglia di baciarla, per sapere se avesse il sapore dolce e avvolgente che immaginavo, a quella di uscire dal suo radar, di schiena con il dito medio alzato, per i nervi che riusciva a smuovere. Proprio come ha fatto adesso.

Ma non ce l'ho mai fatta a fare nessuna delle due cose. Perché la verità è che mi piace il modo in cui mi accoglie sempre, senza lasciare che anneghi nelle mie paranoie. Adoro il sorriso che mi viene sulle labbra, quando vince una delle nostre schermaglie e il modo in cui la sua energia contrasta la mia malinconia.

Oggi però ha reagito in modo così inaspettato, che mi ha mandato in tilt. E adesso sono spaventato di averla persa davvero.

Ma non sono riuscito a trattenermi, ha toccato tutti i tasti giusti, stimolando la mia voglia di spingerla al limite per sapere che cosa cazzo pensa davvero.

Scendo dallo skate e poi mi butto in mezzo al prato, il viso rivolto verso il cielo in cerca di risposte, visto che è la cosa in cui Alice si rifugia più spesso. Sospiro. Accendo una sigaretta, annego nella luce del tramonto.

«Ehi Dan!» mi chiama una voce. «Non dovresti correre in quel modo, quando sei così nervoso» mi rimprovera Alle sedendosi vicino a me, «è pericoloso.»

Non rispondo e continuo a guardare in alto.

«Tutto ok?»

«Per niente, Alice mi manda fuori di testa. È scappata da qui, e non so perché...»

«Glielo hai chiesto?»

Mi metto a sedere e lo guardo annuendo appena con la testa.

«Non ho concluso niente», strappo un filo d'erba, che dondola davanti alla punta delle mie scarpe «ho perso la testa, detto quello che mi passava per la testa, rinfacciandole la storia dell'amicizia...» sospiro sconfitto. «Ho dato il meglio di me.»

«Forse è ora di chiedersi che tipo di rapporto sia il vostro» propone, dopo averci pensato su.

Sbarro gli occhi. Anche io ci ho riflettuto in questi giorni. Direi che ha completamente centrato il punto.

«Siamo amici» spiego rassegnato, «o almeno, lei dice che lo siamo.»

«No» mi blocca «io e te siamo amici; io ed Alice siamo amici.» Si morde le labbra un attimo, indeciso se trattenere altri commenti, ma poi prende coraggio e continua: «Tu e lei non siete amici...» mi fissa a lungo, prima di aggiungere il colpo finale, «come non lo sono lei e Marco.»

«Lo so» annuisco. «Voglio dire, non credo in questa cosa dell'amicizia, non con lei, almeno. Però non mi importa avere di più. Io sto bene con lei. E il resto si fotta», dico lanciando la sigaretta. «Ma mi manda fuori di testa, non può pretendere che io non abbia delle storie, solo perché siamo amici.»

«Ho l'impressione che dovrete parlarne sul serio, prima o poi...» constata Alle, offrendomi una mano, perché mi alzi in piedi. «Ad ogni modo, dopo domani partiamo per il contest. Non possiamo fare stronzate, quindi butta fuori dalla testa queste puttanate e concentrati. Ci sono un sacco di ragazze là fuori, ma poche occasioni come questa», dice avviandosi verso l'uscita del parco.

Annuisco convinto e lo seguo.

Trick - L'amicizia tra ragazzo e ragazza non esiste. (Nuova versione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora