~Roses~

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Quel giorno era stato un giorno normalissimo. Aveva fatto tutte le cose che faceva ogni giorno.
Solo che aveva variato uscendo un pó di casa. Era felice e tutto sommato la giornata le era piaciuta. Presto sarebbe arrivata l'estate e i giorni erano caldi e soleggiati.

Non aveva passato la serata in compagnia ma la solitudine non disturba nessuno se si è ormai abituati a stare da soli.

Aveva trovato una meravigliosa panchina davanti al porto e aveva deciso di sedercisi. Guardava il mare mentre un ragazzo con delle rose in mano si avvicinò con l'intento di racimolare un po' di soldi in quella calda sera quasi estiva.

Non aveva insistito tanto e negli occhi si vedeva tanta tristezza.
Allora, dalla compassione, guardò il portafogli, trovando un bel gruzzoletto.

Il ragazzo ne fu molto contento e prese dal suo mazzo due rose, rosse, senza spine e con i petali freschi. Erano bellissime.

Le tenne con se fino al rientro a casa, quando raggiungendo la stazione della metro, ecco un'idea.

Non aveva bisogno di quelle rose, non le voleva nemmeno, ma pensò che magari a qualcun altro sarebbero piaciute.

Aveva con sé una penna e dei post-it, che sarebbero stati utilissimi per quello che voleva fare.

Scrisse con la sua grafia ordinata e cicciottella in entrambi i post-it questa frase:
Regalami a chi vuoi. É il momento giusto.

Attaccò i post-it alle rose e decise di lasciarne una sopra uno dei distributori automatici. Dopodiché salì a bordo della metro, dove prima di scendere depositò su uno dei sedili la seconda rosa col post-it.

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Ero in ritardo per la metro. L'avrei persa, anche correndo come un matto non l'avrei mai raggiunta.

E pensare che oggi avevo pianificato tutto. E come al solito non ero riuscito a seguire neanche un punto della lista.

Col fiatone corro per le scale che portano alla fermata della metro e la vedo andarsene sotto il mio sguardo disperato. La mia solita sfiga.

Passo una mano nei miei capelli castano mogano e tiro uno dei miei ricci con le mani per lo stress. Oggi la vedrò.

La mia persona preferita. Lei che non mi giudica, lei che mi fa ridere, lei con la sua innata sicurezza, lei con quel sorriso che toglie il fiato, lei che mi fa stare bene. Semplicemente lei.
La persona alla quale vorrei donare il mio cuore.

Questa mattina mi sono svegliato con l'intento di dirglielo. Volevo dichiararmi, anzi dovevo. Il mio cuore non poteva tenere per sé un sentimento simile ancora a lungo.

Guardo il grande orologio che segna il tempo di arrivo delle metro.
15 minuti.

Sbuffo e mi siedo in una delle panchine. La fermata si trova all'aperto e noto che il cielo si sta iniziando a tingere di rosso.
Scuoto la testa intristito.
Anche l'ultimo punto della lista andrà bellamente a farsi benedire.

Volevo vedere il tramonto con lei.
Vedere i suoi meravigliosi occhi castani trasformarsi in straordinarie tonalità del miele, e accarezzarle i corti capelli rossi. Sarebbe stato tutto semplicemente perfetto.

So che non sarebbe mai successo. Prima di tutto perché dal nervosismo le mani avrebbero iniziato a sudare, e mi sarei vergognato anche solo di guardarla.

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