La bimba e il piccolo principe

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C’era una volta, non molto tempo fa, un piccolo principe, intrappolato nel sottile corpicino di una piccola bimba. Il principe era vittima di un terribile incantesimo, che una maga di altri tempi gli aveva lanciato. Non c’era un vero motivo per cui l’avesse colpito con la sua oscura magia: frustrata da un rifiuto amoroso aveva preso a lanciare incantesimi alla rinfusa. Il piccolo principe quel giorno si era inoltrato troppo in là nella foresta del paradiso, e la sua anima divenne ben presto innocente vittima della maga. Gli angeli aprirono le porte del mondo terrestre non a una bimba.

I segni del malessere vissuto dal principe erano evidenti, e la sua famiglia sembrava ostinarsi a non coglierli. Inutile accennare ad alcune delle più tipiche frasi da questa pronunciate. Il piccolo principe odiava il suo corpo. Quello non era il suo corpo. Visse gli anni dell’adolescenza nell’ombra dei fratelli, rifugiandosi nell’ombra degli amici, per fuggire dallo sguardo indagatore del Sole.
Per dormire rubava di nascosto i boxer del fratello più piccolo, che gli erano comunque larghi, e ciò non faceva che aumentare il suo senso di inadeguatezza.

Rivoleva il suo vero corpo, non era giusto che per uno infausto incidente si era trovato vittima della maga. Avrebbe fatto di tutto per riavere ciò che gli apparteneva, sarebbe tornato nel Regno dei Cieli, e avrebbe supplicato la maga di restituirgli la sua identità. L’avrebbe trovata, quella era una promessa. Così, in un freddo pomeriggio d’inverno, solo a casa, consumato dalla noia, vestì la sua armatura da guerriero. Da principe si era trasformato in un onorevole cavaliere. Scrisse un messaggio prima di partire per la battaglia, una lettera d’amore alla sua fiamma del liceo, a cui non aveva mai avuto il coraggio di confessarsi. I suoi lunghi capelli rossi, le lentiggini che divenivano più evidenti d’estate, i suoi occhi vivaci, le sue rosee labbra… si era accorto di amarla, e un insieme di tripudio di sentimenti l’aveva travolto. Amore per lei, odio per sé stesso. “Sono contro natura”, continuava a ripetersi, “ma smetterei di esserlo se recuperassi il mio corpo, poi potrò tornare da lei, e amarla”. Il principe fece un passo verso quello che sarebbe stato l’abbraccio della liberazione. Poi un altro. Un altro, e un altro ancora. La sentiva, era vicina, quella luce di cui spesso si parla alla fine del tunnel. Ne era inebriato da quella sensazione di limpidità e purezza che gli sovrastava l’anima; tuttavia quando stava per sfiorare quel bagliore, si bloccò. Una delle solite domande che lo tormentavano da anni si fece strada nella sua mente: “è davvero giusto così? Lo merito?”. A quel punto si fermò. Il piccolo cavaliere aveva indossato un’armatura crepata, e i dubbi che l’avevano condotto a compiere quel primo passo, si sono rivelati gli stessi ad averlo bloccato.

Restò a guardarsi per ore e ore. Fino a quando la sua famiglia fece ritorno, completamente inconscia di tutto ciò che era accaduto in loro assenza.

Potete stare tranquilli, questa è una favola, quindi avrà un lieto fine.

Passarono diversi anni, la bambina si faceva sempre più piccola, lasciando posto al piccolo principe, che ormai era cresciuto. Erano due facce della stessa medaglia. Non poteva esistere uno senza la presenza dell’altro.
La maga, dopo svariati anni, guardando in basso verso la terra si era intenerita alla visione di quel principino malcapitato, e l’aveva guidato verso sé stesso, facendolo emergere dalla bimba in cui l’aveva tempo addietro imprigionato. Vorrei poter dire che la bimba fosse completamente scomparsa, ma la verità è che, sebbene il piccolo principe fosse stato liberato dall’incantesimo, sebbene ora fosse un re, la bimba continuava a vivere in lui, nascosta come un tempo era lui, e preservata come monumento del passato.

Il re ora era libero, era uscito dalle tenebre che lo avvolgevano, e poteva finalmente assaporare il profumo della vita.
E la sua prima fiamma? Le si era dichiarato qualche mese dopo, e lei, ricambiandolo, l’aveva accompagnato attraverso la riscoperta di sé, senza mai abbandonarlo. Al loro matrimonio erano accorsi numerosi amici e parenti dei due, il popolo era in festa, celebrando le nozze dei propri rappresentanti.

I re poté baciare la sua regina,
E vissero per sempre felici e contenti.







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