chapter four; somebody

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Nonostante il nostro continuo ripetere di farcela da soli, del non avere bisogno di nessuno al nostro fianco, di riuscire a rialzarci senza la mano di nessuno, quanti di loro effettivamente non hanno pensato a come sarebbe tutto più semplice se quella maledetta collanina al collo fosse stata abbottonata velocemente da qualcun'altro? se ci fosse stato qualcuno a bloccare le porte della cumana in modo da farti riuscire a salire in tempo? qualcuno che avrebbe pagato il biglietto al posto tuo quando non avevi soldi, quando quella volta ti sentisti male e speravi che qualcuno lo notasse perchè dirlo a parole risultava troppo difficile.

Quanto sarebbe stato bello quel film se ci fosse stato qualcuno al tuo fianco pronto a commentarlo con te? oppure quando scrivesti quello sfogo sperando che qualcuno ti dicesse "sono con te" o un "ti capisco"

Fingiamo di stare bene solo con noi stessi perchè non sopportiamo l'idea che un'altra persona abbia il potere di leggerci dentro, di tenerci in pugno, e se volesse.. distruggerci in un batter d'occhio.

Eppure per Seungkwan sembrava essere arrivata la calma in quel lettino d'ospedale, un ragazzo qualsiasi lo aveva letto dentro e non lo aveva distrutto, bensì salvato. Ora era solo in stanza, ma non si sentiva affatto solo. 

Aveva sentito parlare di quel Vernon, ma solo perchè nella scuola giravano le voci di quanto odiasse gli omosessuali. Eppure aveva appena salvato la vita ad uno di essi.

Fu la mamma ad interrompere quello stato di quiete quando spalancò la porta in lacrime, urlando il suo nome come se non fosse a conoscenza di tutto ciò che stava passando per colpa sua.

Ma vederla piangere era ancora straziante, come prima.

Le sue parole, però, erano cambiate; non faceva che ripete quanto fosse deperito. Ora lo vedeva. Arrivata al punto di perdere suo figlio per tutta la vita, riusciva a notare il volto bianco, le occhiaie e il suo tremolio perenne. 

Era vivo per miracolo, o meglio, per una lettera.

"mamma, io sono gay" furono le uniche parole che uscirono dalla sua bocca, nonostante fosse troppo tardi, voleva urlarlo al mondo, togliersi quel peso dal petto.

"Cercheremo una soluzione" gli accarezzò i capelli, forse in un modo che non aveva mai fatto prima.

"Non si può, non puoi cambiare ciò che sono" 

già l'hai fatto abbastanza, voleva dire.

"Quello che hai fatto è grave tesoro, pensiamo prima a questo.. parlerai 2 volte a settimana con un esperto, ti aiuterà ad affrontare la situazione"

Chiamalo con il suo nome, psicologo.

Non voleva raccontare a nessuno, anche perchè non sapeva effettivamente cosa dire, quale fosse il problema principale. 

Gli venne un pensiero stupido, avrebbe potuto mandare quel ragazzo, visto che sapeva così bene di lui. Un angolo della sua bocca si sollevò inconsciamente. Durò ben poco visto che entrò dalla porta "l'esperto"

"Ciao Boo Seungkwan, immagino tu possa capire chi sia" gli mostrò uno dei suoi sorrisi più belli, si poteva vedere quanto fosse giovane e sembrava tutto fuorché capace di far aprire le persone "piacere Seungcheol " 

Fece cenno alla mamma di uscire, almeno rispettava la privacy del suo lavoro.

"Seungkwan, da quanto non mangiavi?"  fu una domanda a rompere quel silenzio assordante, domanda che ovviamente fu ignorata del tutto.

"Allora.. parliamoci chiaramente, so bene che non vuoi parlare con me perchè pensi che ti voglia condurre all'eterosessualità, ma mio carissimo ragazzo" si accertò che nessuno fosse nelle vicinanze "io sono gay, ovviamente tua mamma questo non lo sa perchè l'omosessualità non è come un allergia che bisogna specificare all'inizio in modo da prevenire problemi futuri, insomma nel curriculum non ti chiedono se ti piace il pene o la vagina"

Quella centrifuga di parole attirò l'attenzione di Seungkwan, che fino ad allora si era limitato a guardare fuori la finestra.

"però fino a quando il suo pensiero è solo un pensiero, io lo accetto, altrimenti non potrei considerarmi mentalità aperta. Facciamo così, io e te parleremo di qualsiasi cosa, un po' come quando al primo giorno di scuola sei quasi obbligato a parlare con il tuo compagno di banco"

"per la prima volta qualcuno è più logorroico di me" Seungkwan ironizzò la situazione in sé, lo psicologo era convinto di star parlando con un ragazzo problematico che a stento sapeva ridere, ma si sbagliava di grosso.

3 giorni, rimase in ospedale solo 3 giorni.
Cercò di sembrare più stabile possibile perchè per la prima volta in vita sua voleva ritornare a scuola.

Aveva sin da subito riiniziato a mangiare, anche se per ora riusciva a toccare solo piccolissime quantità, per questo doveva prendere regolarmente 2 integratori alimentari al giorno.

Le cose a casa si calmarono, la famiglia fingeva che non fosse successo nulla, la mamma stranamente quella sera gli diede una porzione ben maggiore di cibo, uguale a quella del fratello.
Forse perchè sapeva che non sarebbe riuscito comunque a finirlo.

Dopo mangiato ritornò in quel bagno, ormai ripulito del tutto, per rientrare in quella vasca e lavarsi.

Fu estremamente difficile soprattutto quando ritornò il male allo stomaco, questa volta non per la fame ma per l'ansia costante che aveva addosso.

Decise però, di tenersi per sé quell'ansia, non voleva di certo diventare dipendente da ansiolitici.

Si svestì lentamente, e in quel momento stava odiando quello specchio lungo posizionamento all'angolo della stanza, i tagli era ancora chiari e rossi per la crosticina.

Ma sapeva benissimo che quei cerchi imperfetti sul suo corpo gli sarebbero rimasti per tutta la vita.

Questa volta riempì la vasca con acqua tiepida ed, una volta entrato, chiuse di nuovo gli occhi lasciandosi andare.

I momenti di quel giorno erano vivi più che mai, ricordava ogni singolo particolare. E la sensazione era la stessa. L'unica cosa che cambiava era quello strano calore nel cuore di quando non sei solo.

O magari lo era.

Entrò nella classe spaesato, nessuno sospettava nulla, non avevano idea di ciò che era successo e ne fu così felice.

Non gli sarebbe piaciuta l'idea di passare da quello trasparente a quello che ha tentato di uccidersi.

Si accomodò al suo posto, tutto era uguale a prima, tutto era monotono; che stupido l'aver pensato che qualcosa potesse cambiare.

I suoi pensieri furono interrotti da una porta che si spalancò. Alzò lo sguardo per incrociare quello che pensava fosse il professore della prima ora, ed incontrò invece gli occhi dell'autore di quella lettera.

Si avvicina deciso verso il suo banco, e forse si dimenticò di respirare per troppo tempo, era in apnea mentre quella figura si avvicinava senza distogliere lo sguardo da lui.

Ogni passo in avanti era il volto di un'altra ragazza / ragazzo che si girava. Regnò il silenzio - quasi cosa impossibile - in quella classe.

Hansol Vernon Chwe si fermò davanti al banco di Seungkwan, con braccia coincise e un sopracciglio inarcato.

Pensava fosse morto. E per colpa sua questi 3 giorni li aveva passati da schifo, con i sensi di colpa e le notti insonni.

Dopo minuti a fissarlo, si piegò in avanti e portò le sue mani agli angoli del suo banco,
Avvicinando i loro volti.

"ho promesso a me stesso di venire a parlarti se ne saresti uscito vivo"

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 09, 2020 ⏰

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