"Stai scherzando padre? Vuoi vendermi al tuo peggior nemico solo perché così potrai liberarti dei tuoi cazzo di debiti di gioco? Tu sei un pazzo, ancora mi chiedo come fece la mamma a sposarti". Subito dopo ricevetti uno schiaffo. Uno di quelli forti da far girare il viso completamente dal lato opposto e lasciare l'impronta delle cinque dita sulla guancia. Non era davvero mio padre quella persona, era il mio patrigno. Mio padre venne ucciso quando avevo poco più di un'anno di vita: non ricordo molto di lui. "Sei solo una puttana, almeno con lui faresti il tuo sporco lavoro come si deve". Mi prese per il collo e mi scaraventò verso la porta. Ormai era così tutti i giorni da quando mamma lo sposò. "Tra poco sarà qui, fatti trovare pronta e possibilmente nuda. Tu sai come deve trovarti". Non lo avrei mai fatto. Non mi interessava venire maltrattata: preferivo morire in modo veloce e senza dolore piuttosto che lottare per sopravvivere senza ottenere niente. Mi sedetti davanti all'ingresso con i vestiti sporchi e ancora la guancia in fiamme. Dopo un lasso di tempo abbastanza lungo, un uomo alto e slanciato iniziò ad avvicinarsi alla casa. Non l'avevo mai visto ma di sicuro non era lui quello a cui sarei stata venduta. "Quale belloccio si prenderebbe mai una come me? Di sicuro mi avrà dato a un vecchio ubriacone ricco sfondato" pensai a voce alta. "Signorina" salutò con un mezzo inchino prima di buttare giù la porta con un calcio. "Adam Lee, sono qui per il mio gioiellino. Non fare storie e portamelo subito". Aveva una voce bassa e profonda, un po' roca. Aveva le mani grandi ed era alto forse un metro e ottanta, o forse un metro e novanta. Non si capiva bene ma comunque era davvero un bell'uomo. Scese lentamente le scale e poi indicò dietro di lui, verso di me. "Ecco il tuo gioiellino. É troppo bello per te? Non hai riconosciuto la mia bambina?" nel frattempo si avvicinò, mi cinse la vita con un braccio e parlò a due centimetri dalla faccia. Odorava solo di sigarette e alcol, una puzza incredibile. "Quindi questa... Sguattera.. Sarebbe il gioiello che dovrebbe ripagare il tuo debito? Perché è sporca? Perché puzza? Perché non è nuda e in ginocchio?" era bello ma con la gentilezza non sapeva proprio che farci eh. "Questa donzella gode di ottima salute, non si ammala mai e mangia poco. Costa poco prendersi cura di lei" sputa Adam. "Prendila con te e non fare storie Song Mingi". Forse quello era il suo nome e che dire, gli calzava a pennello. Forte e potente ma anche intimidatorio. Mi alzai in piedi e abbassai lo sguardo seguendo l'uomo fuori dalla casa: inizialmente credetti che stare con un'altra persona sarebbe stato meglio ma ancora non avevo capito chi fosse. Spietato e arrogante come non mai, super esigente in tutto. Socievole solo con i pochi amici che si trovava. Vendicativo, con chiunque andasse contro le sue regole. Nessuno poteva torcergli un capello altrimenti si sarebbe trovato in un fosso di 10 metri, sotto il suolo.
***
"Donzella, come ti chiami? Dentro queste quattro umili mura nessuno ti farà male, tranne me." Alla fine della frase abbassò talmente tanto la voce da essere quasi un sussurro impercettibile. "Venus Smith" dissi in ginocchio davanti a lui a testa bassa. "Chi ha fatto questi segni sul tuo viso?" mi prese il volto bruscamente e lo maneggio come se fossi una bambola. "Adam.. Con le bottiglie dell'alcol. Più erano affilate più gli piaceva rovinarmi il viso. Non mi ha mai.." mi diede uno schiaffo, per farmi stare zitta. "Ti ho chiesto una cosa, non tutta la storia" prese bruscamente la mia mano e quasi mi trascino su per le scale, buttandomi in una stanza buia e fredda. Aprì le finestre e notai con piacere che almeno la camera era ben pulita e ben attrezzata. Niente cose appuntite. Un buon inizio per essere sotto il controllo di un perfetto sconosciuto. Continuai a tenere la testa bassa per tutto il tempo. Lo sentivo maneggiare con qualcosa di indecifrabile per me. Forse erano dei cassetti ma non ne fui sicura fino a quando non si mise davanti a me, sollevandomi per il collo e bloccandomi il respiro per un lasso di tempo indeterminato. Mi fece sedere su un tavolo che inizialmente non notai quando aprì le finestre per far entrare la luce. Si tolse la camicia e mi tappò la bocca. "Mordila fortemente. Questo potrebbe farti male dato che le ferite sono.. Completamente aperte". Prese una specie di disco bianco imbevuto con qualcosa che aveva un'odore molto forte. Appena lo passò sulle ferite capii fosse alcol. Bruciava dannatamente nelle ferite ma feci finta di essere forte. Peccato che gli occhi mi tradirono e iniziai a piangere per la sua evaporazione e per il bruciore. In più la ferita trasversale sull'occhio non aiutava per niente. Iniziai a fissarlo: era dannatamente bello e sexy quando si concentrava. Ancora non avevo idea di quello che mi avrebbe potuto fare anche solo con una mano. E no, non intendo le cose piacevoli che tutte vorrebbero.
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Sold to the enemy
General FictionVenduta dal patrigno a un'amico talmente ricco da far invidia a tanti a causa di debiti, Venus scoprirà come ci si sente ad essere a casa, inizierà a scoprire molte cose sopratutto sul ragazzo che l'ha comprata. Ma se lui, lentamente, si affezionass...