Prologo

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Era tutto perfetto. Gli orecchini, il trucco, i sorrisi. Gesticolavo elegantemente mentre ogni tanto prendevo il bicchiere di vino e me lo portavo alla bocca con delicatezza. Ascoltavo con attenzione le sue parole mentre osservavo il suo viso, accarezzando con lo sguardo le sue soffici labbra e la sua mascella delineata. Ogni tanto mi portavo la mano dietro l'orecchio per sistemare qualche ciuffo di capelli ribelle. Lui sembrava sicuro di se, il suo tono di voce era basso, calmo e seducente e raccontava del nostro incontro, per quanto la lingua formulasse parole di tutt'altro significato. Per quanto mi raccontasse dei suoi affari infatti, ogni cosa di lui parlava di me. I suoi occhi taglienti mi desideravano più di ogni altra ricchezza mondana che quell'uomo potesse avere avuto mentre la punta lievemente inarcata di quel sorriso che scappava tra una parola e l'altra poteva voler dire solo una cosa. Avrebbe voluto mangiarmi viva, lì in quel momento, anche se tutti ci avrebbero visti. Ma era un tipo di quelli che sanno come parlare alle donne e si limitava a stuzzicarmi ogni tanto, sfiorando la sua mano con la mia. Era stata una fortuna, in un certo senso, che ad un così giovane e bel ragazzo in carriera io sia piaciuta dal primo istante, quando sono entrata silenziosamente nel locale. Magari avrà sentito urlare gli occhi della gente che si girava nei propri tavoli per osservarmi meglio, pensai all'inizio, ma mi resi conto da subito che sapeva esattamente nell'istante in cui ero entrata che ero lì. Era diverso da come me lo aveva presentato Fujita, era furbo, estremamente intelligente, mi sembrava quasi di star giocando ad un gioco di ruolo, sfidandoci segretamente l'un l'altro.
Sfortunatamente per lui dai suoi moventi avevo capito ormai che credeva già ciecamente di aver vinto su tutti i fronti. Come dargli torto, con quel bel faccino dai lineamenti orientali e quel capelli corvini leggermente mossi a contornagli il viso, ogni donna sarebbe caduta volentieri fra le sue braccia possenti. E per ogni minuto passato davanti a lui, dentro di me scoppiava un fuoco divampante di soddisfazione, mentre il mio viso rimaneva calmo come la superficie di un lago ghiacciato. "Sarò sincero, Shi. La tua presenza questa sera mi ha inaspettatamente deliziato. Non avevo mai conosciuto una donna tanto carismatica ed affascinante come te." Sorrisi e porta una mano accanto al viso, sfiorando leggermente la guancia destra mentre distoglievo lo sguardo dai suoi occhi penetranti. "Pensi che io sia così poco perspicace da non comprendere che, se fosse realmente così, non saresti a tuo agio in mia presenza come lo sei ora?"
Tornai a guardarlo, appoggiando il mento sulla mano. Gli avevo proposto due strade: poteva ridere e ammettere il suo errore, rimarcando il complimento in modo più realistico ma rimanendo sempre raffinatamente calmo oppure, la seconda, ripetere la bugia aggiungendo particolari per convincermi lusingandomi che quello che diceva corrispondesse a verità. In fondo sapevo che mi incuriosiva proprio perché non avrebbe preso nessuna delle due vie. Ridacchio divertito e i suoi occhi brillarono di una luce particolarmente familiare. "Sono un uomo a cui non piace mostrare le proprie debolezze, ma tu riesci in qualche modo a farmi parlare come se lo stessi facendo con il mio più caro amico. So di dare l'impressione di essere sempre a mio agio in ogni situazione in cui mi trovo ma devo dire che c'è stato un momento in cui la tua presenza mi ha fatto sentire come se non avessi più un pavimento sotto ai piedi." Sorrisi e risposi immediatamente, catturata dal discorso come un pesce in una rete: "quando?" "Quando sei entrata da quella porta." disse, sapendo di aver centrato definitivamente il punto. Sospirai e appoggiai la schiena dolcemente sullo schienale della sedia, incrociando le gambe. "Eppure hai sempre la parola pronta, Masaaki." Una cameriera interruppe la nostra conversazione servendo al nostro tavolo dei piatti fumanti per poi fare un piccolo inchino e tornare nelle cucine. Fu quando cominciai a sentire quel leggero fastidio, dovuto alla stanchezza di portare una maschera così rigida per così tanto tempo, che lui apparve. Entro nel locale trascinando i piedi, il suo stile strideva orribilmente contro qualsiasi oggetto dentro il ristorante di lusso e i capelli di un rosso vivo continuavano a coprirgli fastidiosamente gli occhi. Si guardava in giro spaesato, sembrava cercare qualcuno insistentemente. Teneva le mani in tasca e come un bambino si dondolava tra il tacco e la punta del piede, sbuffando insistentemente. Impercettibilmente mi irrigidii mentre mille pensieri mi vorticavano nella testa. Cosa ci fa qui? Cosa sta cercando? Ma soprattutto, si ricorderà di me quando mi vedrà? Ad un tratto prese a camminare veloce nella mia direzione e fu lì che per la prima volta distolsi completamente lo sguardo da Masaaki. Non me ne accorsi subito, ma quell'uomo aveva percepito subito che stava succedendo qualcosa e si girò d'istinto nella direzione in cui vi era l'oggetto della mia attenzione. "Iguchi! Un altra volta a perdere tempo con una sciacquetta? Non ti è bastata quella di ieri sera?" Fissai il viso del ragazzo per qualche secondo mentre mi studiava da capo a piedi con lo sguardo. Niente contrazioni, nessun movimento strano delle pupille, nessun irrigidimento nei muscoli. Forse non mi aveva riconosciuta. Rimasi impassibile, una frase che avrebbe scosso qualsiasi donna normale non mi avrebbe sicuramente portato a cambiare l'obiettivo che mi ero proposta. Sopratutto perché non ero la preda come tutte le altre, ma un predatore affamato. Anche Masaaki non si scompose, si limitò ad appoggiare la forchetta ancora inutilizzata sulla tovaglia e inclinò leggermente la testa nella sua direzione. "Ti ho detto di non chiamarmi con quel nome. Che cosa vuoi Satori? Spero per te sia abbastanza importante per giustificare il fatto che sia venuto a disturbarmi nel peggiore momento possibile." Satori sbuffò un altra volta rumorosamente e si chinò a livello dell'altro ragazzo per poter fissarlo direttamente negli occhi. Girò la testa più volte guardando ripetutamente me e Masaaki per poi farsi spuntare un sorrisetto malizioso sul volto. "Beh, non è il peggiore se pensi che avrei potuto disturbarvi mentre facevate..." con dei gesti della mano simulò l'atto sessuale ma le abbassò in modo fulmineo quando un occhiataccia dell'uomo lo colpì come un palo in centro fronte. "Scherzavo, scherzavo... mamma mia Iguchi fatti un bicchierino ogni tanto sembri un cadavere ambulante." si girò verso di me, mettendo una mano davanti alla bocca e sussurrando disse: "ma come fai a trovarlo attraente? Io se fossi in te me la spasserei con qualche bel ragazzo dai capelli rossi che ti farebbe urlare sotto le coperte."  Mi fece l'occhiolino e tornò a guardare Masaaki sforzandosi per fare la faccia più schifata che gli potesse riuscire.  "Dobbiamo parlare in privato, ora."
Trattenni una risata a stento, fortunatamente nessuno dei due se ne accorse. Ironico il fatto che da quel che ricordavo quella volta era talmente sbronzo da fare cilecca.
"No. Scordatelo, ho da fare, lascia un messaggio in segreteria, lo ascolterò quando posso." Mentre il ragazzo dai capelli rossi mostrava tutti i denti in una smorfia di nervosismo, io decisi di alzarmi con eleganza e forse per puro caso o forse mia intenzione mi sporsi leggermente in avanti mostrando la scollatura del vestito. "Fate con comodo, io vado un secondo in bagno, la situazione mi sta leggermente infastidendo, torno tra cinque minuti e voglio che questa seccatura sia finita." Mi girai senza aspettare un consenso e avanzai con la pochette in mano senza guardarmi indietro. Entrai in bagno spingendo delicatamente la porta con una mano e mi posizionai davanti allo specchio, tirando un sospiro. Non mi era mai piaciuto mentire. Soprattutto fingere di essere una persona diversa da quello che sono. Ma in alcuni casi per soddisfare i miei istinti ero costretta a recitare, travestendomi dalla donna in carriera che tutti desiderano o la ragazza fragile che ogni uomo avrebbe voluto proteggere. Concretizzavo i loro desideri, entravo nei loro letti e poi, nel silenzio della notte, infilavo nella loro tiepida carne la lama del coltello, dissetando con il sangue la mia indole. Non lo facevo spesso. Ero come una bomba ad orologeria pronta a scoppiare e i primi omicidi erano stati letteralmente un delirio. Pasticciati, lasciavo prove pericolose nella scena del crime ed una volta mi è capitato pure di lasciarmi scappare una vittima. Fortunatamente quella era così ubriaca da non ricordarsi nulla... o almeno così sembrava. Essermela ritrovata davanti, come se non fosse successo nulla, mi aveva fatto gelare il sangue. Quella volta non avevo programmato nulla, anche io dondolavo nella stanza sparando a raffica frasi sconnesse che nella mia testa suonavano estremamente sensuali e tentavo con scarsi risultati di slacciare la cintura di Satori. Quando mi resi conto che il mio partner non riusciva nemmeno a far scendere il sangue nel punto giusto, mi feci prendere da una rabbia senza senso e afferrai la mia borsetta con foga per poi tirarne fuori il mio coltello. Il ragazzo per un secondo mi fissò intontito mentre io urlavo come una scalmanata frasi come "ti uccido come tu gli altri luridi porci incapaci" e "gli uomini non sono utili nemmeno per farmi venire" poi con tranquillità disse "fais come vuoiiii" si alzò, mettendo le mani nelle tasche dei jeans mezzi penzolanti e si diresse verso la porta. Non so se per stanchezza o perché in quel momento pensai che non valesse la pena togliergli la vita, ma lo lasciai andare, standomene seduta sul letto di hotel da quattro soldi a fissare la parete. Nel bagno del ristorante pensai che sarebbe stato meglio ucciderlo il prima possibile, per essere sicura che non dicesse nulla a nessuno, se non lo aveva già fatto, ma allo stesso tempo non potevo lasciarmi scappare Bel faccino così facilmente. Uscii dal bagno con tranquillità e con la mente sgombra, e notai che il ragazzo dai capelli rossi era finalmente scomparso. Mi risedetti al tavolo e iniziai silenziosamente a mangiare. "Sono estremamente desolato per quello che è successo, mi dispiace terribilmente che un mio conoscente si sia rivolto a te con determinati termini per nulla eleganti. E ovviamente, ieri sera non sono uscito, ho lavorato per tutto il giorno, se te lo stessi chiedendo." Risposi con il mio solito tono tranquillo ma non distolsi mai lo sguardo dal piatto che avevo davanti: "pensi che mi darebbe fastidio se fossi uscito con un'altra donna oltre a me? Non siamo sposati non vedo perché dovrebbe interessarmi. O forse a te darebbe fastidio sapere che ieri sera ho cenato con un altro uomo?" Masaaki ridacchiò compiaciuto mentre la cameriera portava via la bottiglia vuota di vino. "No, ovviamente no." Finimmo la cena continuando a punzecchiarci l'un l'altro ed entrammo in macchina quando ormai il ristorante stava chiudendo le luci. Non vedevo l'ora che tutta questa scenata si concludesse. Mi piaceva giocare con quell'uomo ma facevo fatica a sopportare il suo egocentrismo. Era abbastanza ironico il fatto che avrei preferito mille volte di più sentire le continue provocazioni di Satori che passare un altra ora con pigna-in-culo-Masaaki. Arrivammo davanti ad un Hotel di lusso e a braccetto entrammo e prenotammo una camera per la notte. Come da piano, avevo insistito per andare nel Hotel di Fujita e l'uomo non si era fatto molte domande, troppo preso dal cercare di accontentarmi il più possibile. Entrati nella stanza spinsi Masaaki sul letto e mi sedetti sulle sue gambe. Gli accarezzai il viso con la mano destra e mi avvicinai dall'altro lato del viso per sussurrargli all'orecchio: "è arrivato il momento di giocare sul serio". Per un secondo vidi un lampo particolare nei suoi occhi, era troppo tardi però quando mi resi conto che era troppo tranquillo, come se non si stesse preparando per fare sesso. La mia mano sinistra si mosse fulminea e il coltello entrò con violenza nel fianco dell'uomo facendo partire qualche schizzo scarlatto. Masaaki guardò in basso, senza ne fare un rumore ne cambiare espressione del viso che rimasse impassibile a fissare la ferita grondante di sangue. "Avrei dovuto aspettarmelo, effettivamente." Si stirò con un po' di fatica verso il comodino e appoggiò un coltello a farfalla che probabilmente aveva nascosto nella mano che prima era nascosta dalla schiena. "Sei una donna piena di sorprese Shi." Io, che ero rimasta seduta sulle sue gambe incredula senza capire cosa stesse succedendo lo fissai meglio occhi e risposi estraendo il mio coltello: "Senti chi parla."

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