Capitolo 3

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Gi:Sono stati tutti adottati dal Dr. Cullen e da sua moglie, Esme. Quindi abitano tutti sotto lo stesso tetto.
E:È strano, però. Che sono fidanzati, è legale?
Io:Beh, alla fine non sono davvero fratelli, no?
P:Comunque, Est, è meglio non averci nulla a che fare, sono strani.
Sol: Già, eppure ci avrei fatto amicizia, soprattutto con i Regazzoni, peccato che sono fidanzati.

In quel momento vidi Giulio irrigidirsi. Prova qualcosa per Sol?

E:Hey, placa gli ormoni.
Sol:Dobbiamo parlare di quando alla festa di fine anno, l'anno scorso avevo chiesto a Edward di limonare?
E:Smettila subito! E comunque ero ubriaca, non capivo nulla.

In tutto questo, nessuno dei cinque sapeva che in realtà, i Cullen, stavano sentendo tutto.

Io: Ahahah, ragazze, credo sia meglio mangiare.
P:Ti do ragione.

Mentre mangiavamo in tranquillità, sentivo gli occhi di qualcuno addosso. Mi girai e vidi che Jasper mi guardava, come se fosse un maniaco, continuai a mangiare, finché dai megafoni della mensa si sentì una voce femminile e matallica che disse: "La signorina Summer Flovers è richiesta nell'ufficio del preside, ha appena ricevuto una chiamata dal carcere di Milano. Ripeto: La signorina Summer Flovers entro cinque minuti deve presentarsi nell'ufficio del preside". Appena mi girai tutti mi fissavano e si sentivano voci che dicevano "il carcere?" "Secondo te che ha fatto di brutto?" "Spaccia?!" "Ma veniva dal carcere questa qui?" E cose del genere. Tutta la famiglia Cullen mi guardava perplessa, salutai i miei nuovi quattro amici e a passo svelto andai dal preside. Arrivata nel suo ufficio mi fece accomodare su una poltrona difronte alla sua scrivania e inizia a parlare.

Io:Ho saputo che ho ricevuto una
chiamata dal carcere di Milano, è vero?
Preside:Si, ecco. Noi abbiamo detto che al momento non eri disponibile e abbiamo chiuso la chiamata.
Io:Emh, beh... Io ero libera, cioè ero in mensa.
Preside:Lo so, cara, ma fin quando lei non mi spiega la situazione io non potrò farle parlare con l'uomo che ha chiesto di te. A meno c'è lei non abbia l'autorizzazione dei genitori.
Io:Preside, ma... Lei lo sa, io non ho più i genit-
Preside:Allora non le resta che spiegarmi cosa c'entra lei con il carcere.
Io:Non mi va di parlarne, poi, non mi sembra giusto che sia io a raccontarle questa storia, penso sia meglio se glielo dica mia zia.
Preside:Ma il carcerato ha chiesto di te, non di tua zia.
Io:Allora non fa niente, non parlerò con l'uomo che mi ha cercato.
Preside:Forse lei non ha capito che non uscirà da qui finché non mi avrà raccontato tutta la storia.
Io:Va bene, ma è un'può complicato.
Preside:Credo di poter riuscire a comprendere a pieno le sue parole, non si preoccupi.
Io:Quando i miei genitori morirono io fui affidata a mia zia Beth e a Carlo, mio zio.
Preside:Carlo è il marito di tua zia?
Io:Si, Carlo era mio zio, e di conseguenza marito di mia zia. Lui è Beth erano sposati, avevano anche un figlio che ora studia a New York. Poco dopo il mio trasferimento le cose non andavano più bene.
Preside:A causa tua?
Io:Non proprio, già loro litigavano spesso, ma il mio arrivo penso fu il colpo d'ascia.
Preside: Perché loro litigavano?
Io:Beh, questo non lo so, ma mio zio era un'alcolista, penso sia stato il nervosismo e l'alcool a farlo uscire di testa, mia zia è sempre stata una tipa molto pacifica, e poi, beh... Io non so se dovr-
Preside:Continui.

Io:Carlo poi iniziò a picchiare mia zia, una sera, ero in camera mia, sentivo delle urla, scesi giù e vidi mia zia per terra, picchiata a sangue da mio zio, lui era ubriaco, si, ma questo non lo giustificava, l'ha già fatto altre volte. Io chiamami la polizia e loro l'ho arrestarono. Ora Carlo e Beth stanno divorziando. Ma lui vuole sempre parlare con mia zia, lei si rigira, così, è da un paio di giorni che cerca di parlare e chiarire con me, a parer mio lui non ha niente da chiarire.
Preside: Mi dispiace per lei, e naturalmente anche per sua zia.

Il preside non mi voleva lasciar stare e continuai per ben due ore a spiagargli la situazione.

Preside:Bene, ora può andare. Ah, comunque manca solo un ora alla fine della lezione, penso voglia svuotare un'pò la testa dai brutti ricordi, le dò l:ora libera, può andare in Mesa, ci dovrebbero essere altri ragazzi che hanno l'ora libera.
Io:Ok, grazie.

Andai in Mesa e mi sedetti da sola in un tavolo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 16, 2020 ⏰

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