Capitolo uno

20 5 2
                                    

Mi svegliai con le prime luci dell'alba, non avevo dormito granché ma l'ansia di iniziare l'università mi metteva angoscia e preoccupazione, ero la solita a farmi paranoie come se il mondo stesse per finire, la verità? É che ci credevo molto,mi consideravo anche abbastanza sfigata,ero la tipo a bipolare del cavolo che amava studiare e star lontano dalla gente, forse era per questo che al liceo non avevo molti amici, verità nuda e cruda, non li avevo manco adesso apparte le mie amiche dell'infanzia e un solo amico delle medie di nome Wooyoung, mi alzai controvoglia e mi avviai verso l'uscita della mia camera, a metà percorso mi fermai e alzai lo sguardo e rimasi in ascolto, anche questo mio comportamento, immaginando di avere un buon udito o olfatto, mi fermai davanti alla seconda porta a destra della mia stanza e mi avvicinai un'altro po', anche se pochi avrebbero creduto riuscivo a sentire i respiri sottili della mia compagna di stanza mentre dormiva, potevano scambiarmi per una stolker, ma in quel momento non dovevo assolutamente svegliarla altrimenti mi sarebbero arrivate delle scarpe direttamente in faccia, presi l'accendino e il pacco di sigarette che trovai sul mobile accanto alla stanza e in fretta e furia correndo me ne andai sul balcone senza far altro rumore, chiusi la porta alle mie spalle e aprii il pacco tirando fuori un cilindro bianco, lo poggia sulle labbra e lo accesi con l'accendino,in quel momento l'unico della giornata che mi faceva rilassare, sentii qualcuno dietro di me aprire la porta e chiudersela dietro "Aiko come mai sei sveglia alle cinque di mattina?" la voce non era quella che volevo sentire, mi voltai e vidi un ragazzo mezzo nudo davanti a me "oddio, Kotori ha portato un'altro momotaro nella sua stanza" sbuffai mentre mi rigiravo dall'altra parte "scusa? Io non sono un momotaro..." disse il ragazzo di all'incirca vent'anni "sì, sì come no, volete sempre le stesse cose voi" ripresi a fumare "mi chiamo Do Hanse, piacere" mi porse la mano ma la rifiutai "come fai a sapere il mio nome?" chiesi dopo aver ragionato sul dialogo "me l'ha detto Kotori poco fa, mi ha raccomandato di salutarti". Cercai di stare calma, quella ragazza me l'avrebbe pagata più tardi "comunque, cosa significa momotaro? Non l'ho mai sentito" risi e lo vidi scioccato "Momotarō (桃太郎) prende spunto da una storia ovvero il Ragazzo della pesca è il protagonista di una  fiaba giapponese" Hanse mi guardò confuso "scusa non ti seguo puoi spiegarti meglio?" buttai il mozzicone e incrociati le braccia "vuoi che ti racconti tutta la storia?" guardai il biondino con un sorriso "perché no?" si sedette accanto a me e mi fissò, mentre io iniziai il racconto
_________________________________________

"C’erano una volta due vecchietti che vivevano in campagna. Avevano sempre vissuto da soli perchè non avevano figli. Un giorno mentre la nonna lavava i panni sul fiume, il nonno decise di andare in montagna a tagliare l’erba. Mentre lavava i panni sul fiume, la nonna si accorse di una grande pesca che fluttuava sul fiume, così si avvicinò. Appena riuscì a prenderla, l’afferrò e la portò a casa per mostrarla al nonno. Al suo ritorno dalla montagna, il nonno, sorpreso della grandezza smisurata della pesca che la moglie aveva trovato, decise di tagliarla e aprirla; con loro grandissimo stupore all’interno del frutto trovarono un bambino
_________________________________________

Poichè non avevano figli decisero di tenerlo con sè e di allevarlo come se fosse loro figlio e, proprio perchè nato da una pesca decisero di chiamarlo “Momotaro
Passarono gli anni e Momotaro mangiava e cresceva sempre di più diventando un ragazzo forte e robusto oltre che molto generoso. Un giorno Momotaro venne a sapere che gli orchi dell’isola venivano di tanto in tanto a fare del male e a rubare ai poveri contadini così pensò di andare dagli orchi per dare loro una lezione e salvare i contadini dalla loro perfidia.
Andò a casa e disse ai nonni che voleva partire. I nonni glielo sconsigliarono perchè poteva essere troppo pericoloso avventurarsi ma Momotaro ormai aveva deciso di andare perciò si preparò a partire. La nonna allora gli preparò del cibo e dei “Kibi Dango”, gli raccomandò di stare attento e gli augurò Buona Fortuna.
Partito per la missione, Momotaro incontrò tre amici che si offrirono di aiutarlo nell’impresa in cambio dei suoi Kibi Dango: un cane rosso, una scimmia gialla e un fagiano blu. Il cane si chiamava Akainu (aka=rosso, inu=cane), la scimmia si chiamava Kizaru (kiiro=giallo, saru=scimmia) e il fagiano Aokiji (aoi=blu, kiji=fagiano).
Il fagiano li attaccò da terra, la scimmia li graffiava e il cane li mordeva. La battaglia durò parecchio ma alla fine gli orchi sfiniti dovettero arrendersi e promisero che mai più avrebbero fatto del male o rubato alla gente di campagna; promisero anche che avrebbero dato come risarcimento per il male fatto alla povera gente tutti i loro gioielli e tesori più preziosi. Momotaro così torno a casa con tutti i tesori che distribuì a tutta la gente del villaggio e dopo una grande festa da quel giorno vissero tutti in pace e armonia.

Its absence consumes meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora