Quanto risulta difficile realizzare i propri sogni? C'è chi lo trova impossibile e chi, invece, come Emma Marini, crede nel potere della nostra volontà, della nostra determinazione. Per poterli realizzare è importante utilizzare tutte le nostre forze, senza mostrare alcuna esitazione lungo il tragitto.
"Emma... Emma... E' tardi." gridava Valeria, la madre di Emma, cercando di svegliarla.
Era una semplice giornata di maggio. Soleggiata e leggermente ventilata. Emma sarebbe dovuta andare a scuola come suo solito, ma quella mattina non ne aveva affatto voglia.
"Dai mamma, oggi no." rispose mettendo la testa sotto al suo cuscino.
"E' per l'accademia? E' perché la tua domanda è stata scartata?" le domandò la donna sedendosi accanto a lei.
"No... Si. Ma perché mamma? E' come se io fossi maledetta. E' il terzo anno che provo ad entrare in quell'accademia e vengo rifiutata." spiegò la ragazza sbucando con la testa fuori dal cuscino.
"Ma questo non significa che tua sia maledetta." sorrise la madre.
"Ascolta. Se è andata così significa che il destino vuole farti seguire un'altra strada." aggiunse poi sistemando i capelli della figlia che l'erano caduti e le avevano coperto il volto.
"Ma chi ci crede nel destino." la interruppe la ragazza.
"Emma hai quindici anni, sai quante cose dovranno ancora succederti? L'accademia lo so che è uno dei tuoi sogni più grandi, ma forse accadrà qualcosa che ti segnerà molto di più." rispose Valeria alzandosi dal letto e cominciando ad uscire dalla camera.
"Mamma." disse Emma fermando la madre.
"Posso rimanere a casa oggi?" le domandò quasi piagnucolando.
"E va bene. Ma starai da sola perché io dovrò andare al lavoro e Stefano non c'è." rispose la madre sospirando.
"Si." esultò Emma tornando sotto le coperte.
Le piaceva rimanere a riflettere nel letto la mattina prima di svegliarsi completamente. La sua mente poteva viaggiare e andare dove voleva senza alcun limite. L'arte di saper immaginare e la psicologia di saper ricreare e ripercorrere momenti importanti e riflessioni sulla vita erano un qualcosa che l'affascinavano da sempre. Per questo desiderava così tanto entrare nell'accademia di cultura avanzata di Milano. Ma per sua sfortuna o, per come diceva la madre, per destino, la sua domanda di iscrizione era stata rifiutata ben tre volte. Aveva quindici anni e un sogno nel cassetto. Aveva una vita davanti e una voglia matta di viverla cercando di realizzare il suo sogno. Ma non poteva farci nulla se non era riuscita a realizzarlo fino a quel momento, non era dipeso da lei. Aveva fatto tanti sacrifici. Quanti sabati trascorsi a studiare anziché uscire con i suoi amici. Quante notti trascorse a leggere degli approfondimenti anziché dormire. Quante domeniche trascorse sui libri anziché a divertirsi con i suoi parenti. Aveva dato anima e corpo, ma non era servito a nulla.
"Tesoro io vado." urlò la madre facendo tornare Emma alla realtà.
"A dopo." rispose la ragazza facendo poi un sospiro e alzandosi definitivamente dal letto.
Uscì da camera sua e si avviò verso la cucina. Prese del caffè che la madre aveva preparato quella mattina e ne versò un po' in una tazzina. Si sedette sul divano e prese il suo cellulare. Mentre bevve il caffè inviò subito un messaggio nel gruppo di Whatsapp con i suoi amici.
Raga oggi non vengo a scuola. Non mi sento tanto bene.
Subito dopo una sua amica, Giorgia, le rispose.
Cos'hai?
I suoi amici sapevano benissimo del suo stato d'animo ma conoscevano alla perfezione anche il carattere della loro amica. Emma preferiva sempre tenersi tutto dentro e, quando era giù di morale, preferiva starsene in disparte.
Nulla. Sempre per l'accademia. rispose con decisione.
Vuoi che ti chiamo? le domandò Ilaria, un'altra sua amica.
No, non preoccupatevi. rispose posando il cellulare sul tavolino e accendendo la tv.
Cominciò a vedere un episodio di Skam Italia su Netflix. Era una serie di cui si stava appassionando ogni giorno sempre di più. Amava le storie dei ragazzi e il modo in cui si incrociassero tra loro. Verso le dieci del mattino cominciò a squillarle il cellulare.
"Stefano." disse rispondendo alla chiamata.
"Emma, mamma mi ha detto che stai a casa." rispose il fratello maggiore.
"Si. E' successo qualcosa?" gli domandò quasi preoccupata.
"No nulla. Sto tornando a casa." rispose.
Stefano era quel fratello ossessivo, compulsivo, affettuoso ma anche testardo e menefreghista che tutti vorrebbero avere. Emma aveva un bel rapporto con lui. Gli parlava spesso di sé. Era il suo diario segreto ma sapeva che non poteva fidarsi completamente di lui. Stefano era capace di raccontare alla madre tutto anche solo per divertimento. Aveva diciannove anni ma, a volte, sembrava averne dodici. Non aveva concluso gli studi e non avrebbe voluto finirli. Gli piaceva la bella vita. Cambiare ragazza ogni sera, stare sempre al bar o in strada, e sfruttare la paghetta di Valeria in week-end fuori città. Non era sempre stato così, ma la morte del loro padre aveva frustato l'intera famiglia. Vincenzo, il padre, morì quando Emma aveva cinque anni. Poche erano le cose che lei ricordava di lui ma di certo la bontà e l'intelligenza di quell'uomo mancavano nonostante fossero trascorsi ben dieci anni. Stefano era molto legato al padre e la sua morte lo cambiò radicalmente. Valeria non riusciva più a gestirlo e una volta divenuto maggiorenne lo lasciò libero di fare ciò che voleva. Stargli dietro l'aveva stressata per così tanto tempo. Per fortuna c'era Emma. A volte la ragazza riusciva a farlo tornare in sé. Era l'unica che possedeva del controllo su di lui. Forse perché ricordava il padre. In fondo lei aveva preso tutto da lui, era la sua fotocopia al femminile. Con i suoi capelli lunghi e mori, gli occhi azzurri, il viso tondo e il fisico snello e minuto. Era difficile dire che non fosse sua figlia. Stefano, invece, aveva i capelli e gli occhi mori, un fisico muscoloso e un volto un po' più snello, proprio come la madre. Ma ciò che il fratello amava di Emma era la sua astuzia, intelligenza e bontà. Lei era talmente pura che gli bastava guardarla dritta nei suoi occhi azzurri per far placare i suoi tormenti interiori.
"Come mai non sei andata?" le domandò entrando poco dopo in casa.
"Non mi andava." rispose la ragazza entrando in camera sua e aprendo le finestre.
"Sai non dovresti perdere giorni di scuola." aggiunse lui sedendosi sulla sedia accanto alla scrivania di Emma.
"Parli proprio tu." disse ridendo la ragazza cominciando a riordinare la sua stanza.
"Si. Guardami. Vuoi diventare come me?" le domandò indicando se stesso.
"Guarda che poi non sei così brutto." scherzò la sorella.
"Stupida. Comunque mi ha contattato Giulia prima. Mi ha chiesto come stessi." disse lui prendendo il suo cellulare.
Giulia era un'amica stretta di Emma. Era ormai palese che lei fosse innamorata di Stefano. Quasi tutti i giorni chiedeva di lui all'amica. Lo seguiva su tutti i social, gli metteva like alle sue foto e, a volte, gli commentava le sue storie di Instagram.
"La scusa era buona per scriverti." ribadì Emma mentre sistemò il cuscino a forma di cagnolino sul suo letto.
"Dove sei stato questo fine settimana? Milano? Roma? Napoli?" gli domandò poi cominciando a riordinare delle t-shirt che aveva accovacciato nei giorni precedenti sulla sua scrivania.
"Sono stato qui, a Bergamo." rispose lui.
"E dove?" domandò preoccupata la ragazza.
Il fratello non era tornato a dormire a casa nelle ultime quarantotto ore... dove se n'era andato?
"Sono stato da un amico."
"Amico o amica?"
"Amico. Da Bernardo." rispose.
Bernardo era il suo migliore amico dai tempi del primo liceo. A differenza di Stefano lui aveva concluso gli studi e ora stava studiando all'università di Agraria a Bologna. Era stato sin da sempre la spalla destra di Stefano. Si fidavano l'uno dell'altro e si volevano un gran bene. Anche se spesso litigavano, ma era tipico di Stefano non andare d'accordo con il mondo. Litigava spesso anche con la sorella, ma Emma col tempo aveva capito che era il suo modo di fare. Voleva sentirsi grande e si nascondeva dietro a quel carattere freddo che aveva costruito.
"Ragazzi, sono tornata." disse Valeria entrando dentro casa verso mezzogiorno.
"Ma che ore sono? Che ci fa qua?" sussurrò Stefano alla sorella.
"Sono tornata prima." aggiunse la madre sospirando mentre entrò nella camera di Emma.
"Come mai?" le domandò la figlia incuriosita.
"Ho ricevuto una chiamata importante e ho chiesto di tornare prima a casa." rispose indicando il suo cellulare.
"Mi ha chiamato un numero che non conoscevo da Milano e appena ho risposto mi hanno detto che proveniva dall'Accademia di Milano di cultura avanzata." disse fissando gli occhi di Emma.
La ragazza si fermò per un secondo. Ormai era stata scartata la sua domanda, perché avevano richiamato?
"Si è liberato un posto e indovina chi è stato ripescato?" aggiunse con euforia Valeria.
"No... non ci credo." urlò di felicità Emma, cominciando a saltare per la stanza.
Cosa? Era stata ripescata proprio la sua domanda? La sua sfortuna in un momento si era trasformata in fortuna? O forse aveva ragione la madre che credeva nel destino? O forse aveva ragione suo padre quando da piccina le diceva sempre di non smettere mai di credere nei sogni, perché è solo credendo in qualcosa che si ha un buon motivo per continuare a vivere? Perché è solo la speranza che aiuta a raggiungere tutti i nostri obiettivi. Riesce a regalarci una gioia nei momenti più tormentati. Riesce a donare serenità, pace dei sensi, la calma interiore. Ma soprattutto riesce a portarci a quella nostra tanto attesa meta.
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Oltre i sogni
General FictionEmma è orfana di padre dall'età di cinque anni. Decide di inseguire il suo sogno cercando di entrare in un'accademia di cultura avanzata, ispirata dal percorso di studi di Vincenzo, il padre. Come le diceva l'uomo da bambina, 𝚍𝚒𝚎𝚝𝚛𝚘 𝚊𝚍 𝚘𝚐�...