Cliché

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La osservavi sempre, da lontano, in silenzio.
La osservavi e dentro di te non ti sentivi degno nemmeno di quello.
Guardarla, osservarla, rubarle anche solo un briciolo di quella luce che emanava…
Perché ne emanava tanta di luce, troppa forse.
Qualche volta mentre la guardavi ridere avresti voluto voltarti, accecato da quella luce.
Ma poi non lo facevi, non ti voltavi, perché chi si sarebbe voltato di fronte a quello spettacolo?
Solo uno stupido.
E Severus Piton era tutto, ma non uno stupido.
 
Ormai non ti ricordavi nemmeno più da quanto tempo andava avanti.
Ti ricordavi solo che un giorno, anzi più precisamente una mattina di ottobre, ti eri ritrovato a guardarla mentre rientrava nel castello, sorridente come sempre, con affianco Potter.
E lì, in un istante, avevi capito di essere fottuto. Era bastato quel millesimo di secondo per capire che, ancora una volta, ti eri condannato all’infelicità.
Ancora una volta ti eri innamorato di qualcuno che non ti avrebbe mai ricambiato, che non ti avrebbe nemmeno mai guardato.
E perché avrebbe dovuto? Infondo nemmeno tu ti saresti guardato, se ne avesse avuto la possibilità.
Ti odiavi talmente tanto, talmente tanto per quello che avevi provato in quell’istante che tentasti di reprimerlo per mesi, fino ad arrivare all’ovvia conclusione che reprimerlo non avrebbe fatto altro che ingigantire il tutto.
Possibile che la vita ti avesse riservato solo questo? Sì, era possibile.
E avrebbe avuto anche senso, perché infondo te lo meritavi.
E guardarla mentre parlava con i suoi amici, mentre leggeva un libro o mentre passeggiava vicino al lago non faceva altro che ricordarti quanto te lo meritavi, quel dolore. Perché lei… insomma, lei era tutta un’altra storia.
 
“Mi è piaciuto il tuo articolo che è uscito sul Pozionista Pratico, Severus”
Colpo al cuore. Agitazione.
Severus…  riesce a far suonare bello anche il tuo nome.
Ti piace quando lo dice, lo dice così bene, vorresti che te lo ripetesse tutti i giorni, vorresti tanto che te lo ripetesse la mattina appena sveglia, mentre ti aspetta nella tua poltrona preferita. Preferibilmente con solo la tua camicia addosso…
Ti riprendi, risvegliato dai tuoi pensieri, assolutamente e inesorabilmente scomodi.
“Mh, ti ringrazio…Hermione”
Lo dici con il suo solito tono, freddo e distaccato. L’ultima cosa che vuoi far trasparire è che stavi pensando a lei con solo la tua camicia addosso…
Lei sorride, il tuo cuore perde un battito.
Poi se ne va.

Non era stato facile convivere un anno con quelle emozioni. Non era stato per niente facile, considerando che eri costretto a vederla tutti i giorni della tua tetra esistenza.
Lei, invece, di tetro non aveva niente. Anzi, tutto il contrario: lei era la luce. Tutti lo pensavano, tutti glielo dicevano.
Tranne te ovviamente, anche se forse eri quello che lo pensava più di tutti. Perché lei era, fondamentalmente, l’unica cosa bella che ti era rimasta da guardare.
E forse la cosa più bella che la vita ti avesse mai dato la possibilità di guardare.
Qualche volta ti ritrovavi a pensare che, infondo, la vita non era stata troppo dura con te.
Alla fine lei era lì, ti parlava, ti sorrideva, qualche volta appoggiava la mano sul tuo avambraccio facendoti perdere momentaneamente l’equilibrio.
Lei era lì, così vicina qualche volta che potevi riuscire a separare mentalmente tutte le fragranze che componevano il suo profumo, probabilmente babbano, che ti faceva andare fuori di testa.
Così vicina, che qualche volta ti passava per la testa l’idea di sfiorarle i capelli che profumavano di cocco.
Così vicina…che faceva quasi male a volte. Anzi non a volte, sempre. Faceva male sempre.
 
“Severus! Ciao! Che fai? Ti va di accompagnarmi ai Tre Manici di Scopa?”
Altro colpo al cuore. Ma questo ormai lo possiamo dare per scontato, ormai quella sensazione ce l’avevi ogni santa volta che quella donna parlava.
Alzi un sopracciglio, perché infondo sei sempre Severus Piton.
“Ho bisogno di una burrobirra e secondo me ne hai bisogno anche tu”
Ride, bellissima come sempre.
E come fai a dirle di no?
Camminate uno accanto all’altro. Non sai che fare, non sai che dire, ti senti come un quindicenne al suo primo appuntamento.
Peccato che questo non sia un appuntamento. Sì, davvero un peccato in effetti.
Vi sedete, ti guarda e sorride.
“Sono felice che tu sia venuto”
Sorride ancora. E tu te ne stai lì, impalato, a fissarla.
“Vuoi una burrobirra?” chiede la strega, ancora sorridente.
“No, vino elfico per me” rispondi tu. Forse hai ritrovato la capacità di proferire parola.
Parlate del più e del meno, anzi più specificatamente lei parla e tu la ascolti. Ti piace ascoltarla. Ha una bella voce.
“Ecco qua, una burrobirra e un calice di vino elfico per Severus” dice Madama Rosmerta, portando gli ordini al tavolo, riservandoti un’occhiata più lunga del solito.
Lei beve la sua burrobirra e quando sposta la pinta dalla bocca per rimetterla sul tavolo per poco non cadi dalla sedia.
“Hermione, hai della…” inizi, balbettando come uno stupido “hai della birra…insomma, ecco, tieni” le passi un fazzoletto che avevi in tasca.
Lei arrossisce.
Deliziosa. Veramente, inspiegabilmente deliziosa.
Cerchi con tutte le tue forze di imprimere questo momento nella tua mente.
Ride ancora mentre si pulisce delicatamente le labbra con il tuo fazzoletto.
Essenzialmente deliziosa.
Fa per restituirti il fazzoletto, poi si blocca e arrossisce ancora.
“Puoi tenerlo” dici tu, anche se avresti voluto riprenderlo. Magari c’era rimasto un po’ del suo profumo…
“Si, beh, grazie mille” ride ancora e si mette il fazzoletto in tasca.
“Quindi, perché questo irrefrenabile bisogno di burrobirra?” chiedi per cambiare discorso e smettere di pensare alle sue labbra.
“Beh, essenzialmente avevo bisogno di qualche ora di tregua da quelle teste di legno” risponde lei, sbuffando.
La guardi per un momento, poi sorridi leggermente. O forse era un ghigno? Non si sa mai con Severus Piton.
“Teste di legno? Vorrei almeno che mi riconoscessi la paternità di quell’epiteto” rispondi tu.
Lei ride di gusto, mettendosi una mano davanti alla bocca per mascherare il sorriso.
Vorresti toglierle la mano per poter vedere meglio quel sorriso, perché insomma, non è un sorriso che si vede tutti i giorni.
“Sì, hai ragione. Solo ora riesco a capire quanto sia azzeccato come termine” risponde lei, guardandoti dritto negli occhi.
Non riesci a mantenere il contatto visivo per più di cinque secondi.
“Vado a prendere un’altra burrobirra, vuoi qualcos’altro?” ti chiede lei, alzandosi dalla sedia.
“Non avrai intenzione di ubriacarti?” rispondi tu, subito sulla difensiva. L’idea di riportarla al castello in braccio, però, non sembra proprio male. Forse dovrebbe prenderla quella burrobirra…
Lei ride e ti guarda. “No, non ho intenzione di ubriacarmi. Con due burrobirre arrivo al livello ‘allegra ma non troppo’”.
La guardi, studiandola per qualche secondo, poi sbuffi.
“Bene, allora un bicchiere di Whisky Incendiario per me” rispondi tu, intenzionato a protrarre quella serata il più possibile.
Dopo altre due burrobirre e tre bicchieri di Whisky Incendiario, vi alzate. Lei ti guarda e ride.
Evidentemente è una di quelle persone che ridono esageratamente quando bevono. Non ti dispiace, anzi, dentro di te esulti per la possibilità di vedere quel sorriso qualche volta in più.
Vi avvicinate alla porta lentamente, tu la apri, lasciandola aperta per farla passare.
Lei ti sorride. Appena vi trovate fuori dal locale ti fissa per qualche secondo e si appoggia alla tua spalla, mettendo il braccio nell’incavo del tuo.
“Severus… sono andata un po’ oltre mi sa” sussurra lei, vicina, troppo vicina, estremamente vicina al tuo orecchio.
Talmente vicina che senti il suo profumo, avverti i suoi capelli che ti accarezzano il volto…
“Andiamo, Hermione” le dici, spostandola leggermente, ma mantenendo il suo braccio incastrato con il tuo. Averla così vicino a te potrebbe farti venire in mente strane idee.
Idee che devi preferibilmente cancellare dalla tua mente.
Camminate insieme, in silenzio. Pensi che se la felicità potesse essere rappresentata da un momento, questo sarebbe il tuo.
E per Merlino, forse non te lo saresti nemmeno meritato un momento come questo nella tua insulsa, insignificante vita.
Però cerchi di goderti tutto: il suo passo incerto, il suo profumo, il calore della sua pelle a contatto con la tua…
Quando intravedi il castello tra le foglie degli alberi sospiri. Sapevi benissimo che quel momento non sarebbe durato all’infinito, ma un po’ ci speravi comunque.
“Ti accompagno davanti alle tue stanze, non mi sembri nelle condizioni di camminare autonomamente…” dici non appena entrate nel castello, lei ancora aggrappata al tuo braccio.
“Grazie Severus…” sussurra lei in risposta.
Arrivate di fronte alla porta e non sai cosa fare. Cosa dovresti fare? Niente. Ti volti per andartene. Lei ti trattiene.
“Severus… grazie, sono stata bene stasera” inizia lei, facendo fatica a scandire bene le parole “sto sempre bene quando sono con te” termina, alzandosi sulle punte dei piedi per rubarti un bacio sulla guancia.
Le sue labbra rimangono a contatto con la pelle della tua guancia per pochi secondi.
La tua pelle è bollente sotto la bocca di lei.
L’ultima cosa che senti è il rumore della porta che si chiude, lasciandoti come uno stupido nel corridoio deserto.
Rimani fermo, immobile, probabilmente non stai nemmeno respirando.
Porti una mano sul volto e ti sfiori la guancia con le dita. Chiudi gli occhi per un attimo e ti incammini verso i sotterranei.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 15, 2020 ⏰

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