Capitolo 1

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-Ancora impreparato,Tomlinson?-
Louis guardò la professoressa di biologia con sguardo impassibile. Non disse niente, si limitò ad annuire e tornare al suo posto. 
-Non passerai l'anno se continui con questo atteggiamento!-
-Professoressa, penso che se mi mette un brutto voto abbia già assolto il suo compito. Per fare la paternale le danno qualche dollaro extra?-disse,
buttandosi distrattamente sulla sedia bronzea.
-Possibile che non ti importi nulla di te stesso?-disse l'insegnante, indignata. 
Il ragazzo sbuffò. -Sa una cosa? Lei mi annoia.-
Detto questo, prese il libro di biologia, comprato quando era lastricato di buone intenzioni, e, senza dire niente, uscì dalla classe.
La professoressa Wallace provò a richiamarlo un paio di volte, ma ovviamente si arrese, capendo che Louis non sarebbe tornato. 
-
Il ragazzo si diresse verso il cortile, lì c'era il campo da basket e, visto che erano le dieci ed un quarto, era sicuro che non ci sarebbe stato nessuno. 
Arrivò in quello spiazzo in meno di cinque minuti. Il campo da basket prendeva la maggior parte del cortile, con l'asfalto di cemento e due grandi 

canestri agli opposti. Sui lati del campo c'erano dei muretti che a volte fungevano da spalti, e fu proprio lì che Louis si appoggiò, per poi accendersi 

una sigaretta.
Perché non potevano semplicemente lasciarlo in pace? Era un caso senza speranza, si sapeva. Aveva diciotto anni ed era ancora al terzo anno. Non 

aveva voglia di struggersi per capire qualcosa che comunque avrebbe dimenticato il giorno dopo. Era stressante ed inutile. Eppure sembrava che 

la gente vivesse di quello. 
Era novembre, l'anno era appena iniziato e lui era già indietro. Nonostante avesse ripetuto il terzo anno due volte, e sapesse tutto a memoria, l'idea 

di fare una stupida interrogazione o di scrivere qualcosa su un dannato foglio, lo irritava. Che frega agli insegnanti se sai le cose oppure no? Potevi 

anche avere ottimi voti, diplomarti con il massimo, andare ad Harvard o Yale o qualsiasi altra dannata università, e alla fine avere una vita banale o 

avere voglia di ucciderti. E a cosa sarà servito tutto questo? A niente. Quindi inutile sforzarsi.  
Buttò la sigaretta a terra senza nemmeno finirla, era troppo annoiato perfino per fumare. 
-E' tuo questo?-
L'attenzione di Louis fu catturata da una persona che gli porgeva il suo libro.  Il ragazzo aveva un'aria familiare. Alto, dei ribelli ricci castani, occhi 

verdi e l'aria da deficente. Era il classico tipo che avrebbe preso volentieri a sberle. Aveva un fisico slanciato, probabilmente praticava un qualche 

sport, difatti portava un anonimo pantalone grigio della tuta ed una t-shirt nera a mezze maniche. A novembre. 
Il tipo gli stava sorridendo, aspettando che prendesse il suo testo. 
-Puoi tenertelo.-disse secco Louis, scendendo dal muretto. Adesso il tizio sembrava ancora più alto.
-Sicuro? Potrebbe servirti. Comunque io sono Harry.-disse, tendendogli la mano libera. 
Louis la ignorò. -Oh sì, adesso mi ricordo di te. Capitano della squadra di basket, ragazzo prodigio, ottimi voti. Sembra che tutto quello che fai ti 

riesca alla perfezione. Sei un vero clichè, Styles.-
Harry non smise di sorridere, anzi, la provocazione del ragazzo lo fece soltando ridacchiare.
-Mi dispiace se non sono all'altezza delle tue aspettative. Non sono molto originale, è vero.-
-Ci si vede eh.-disse allora il più grande, dandogli le spalle. 
-Aspetta!.-lo richiamò il riccio, prendendolo per un braccio. -Il tuo nome.-
Louis guardò la mano di Harry su di se', alzando un sopracciglio. L'altro se ne accorse, e si affrettò a toglierla. 
-Il mio nome, cosa?-
-Non me l'hai detto.-protestò il più piccolo. 
-E quindi?-
-Quando una persona si presenta, devi farlo anche tu.-
-Ah sì? Beh, Styles, io sono molto noto per andare fuori dagli schemi.-disse Louis, per poi lasciare definitivamente l'edificio. 

--
Era passata una settimana da quell'incontro, eppure Harry non riusciva a togliersi l'espressione di quel ragazzo dalla testa.Era come...vuoto.
L'aveva guardato con sufficienza, come se la sua sola esistenza potesse infastidirlo.
Non riusciva a dimenticare quegli occhi azzurri che lo scrutavano con indifferenza, ed allo stesso tempo non si perdevano un dettaglio. Se solo gli 

avesse detto il suo stramaledetto nome. Non l'aveva mai visto a lezione, doveva essere più grande.
-Haz, tutto bene?-gli chiese Liam, toccandogli lievemente il gomito per atttirare la sua attenzione.
-Cosa?-si riscosse subito il riccio, accorgendosi che in classe erano rimasti solo lui e l'AMICO. 
-La lezione è finita, Harry. Tutto bene? Mi sembri pensieroso.-
Liam aveva uno sguardo lievemente preoccupato. Era il suo migliore amico dall'alba dei tempi, e non l'avrebbe cambiato con nessun altro al 

mondo, anche se a volte era decisamente troppo apprensivo.
-Certo. Andiamo a...-
-Mangiare, Haz. E' ora di pranzo.-
-Sì, certo. Era quello che stavo per dire.-
I due ragazzi presero i libri e, dopo averli riposti nei propri armadietti, si avviarono in mensa. 
Erano a metà del corridoio, quando lo vide.
Il ragazzo dagli occhi color ghiaccio era lì. Seduto per terra, intento a LEGGERE un libro di cui Harry non riuscì a scorgere il titolo. 
-Liam.-
-Sì, Harry?-
-Sai come si chiama quel ragazzo?-chiese, indicandolo con un breve cenno del capo. 
-E' lui quello che hai incontrato la settimana scorsa?-
Harry si limitò ad annuire.
-Si chiama Louis Tomlinson. Terzo anno, bocciato un paio di volte. Non parla con nessuno. Non fa altro che starsene seduto da qualche parte a 

leggere. Non capisco come faccia ad amare così tanto la LETTURA e non andare bene a scuola.-
-E tu come fai a saperlo?-
-Ha matematica e storia con Zayn.-
-Il tuo Zayn?-chiese Harry, malizioso.
Liam arrossì. -Non è il MIO Zayn.-
-Oh, ma per FAVORE. Non fate altro che mangiarvi con gli occhi. E ti ricordo che quando gli hai detto che eri in un locale insieme a me, è venuto di 

corsa, e chiunque osasse guardarti veniva immediatamente incenerito dal suo sguardo.-
-Non è il mio ragazzo, Harold.-
-Chi non è il tuo ragazzo?-chiese una voce.
Zayn Malik era tutto ciò che una ragazza potesse desiderare. Aveva un fisico slanciato, i capelli corvini e dei caldi occhi neri che sprizzavano vita.
Era bello, affascinante e divertente. Purtroppo per tutte le ragazze, però, era apertamente gay.
-Io...Ehm...-balbettò Liam, in cerca di qualche scusa. -Budino!-
Zayn alzò un sopracciglio. -Budino?-
-Per pranzo, spero ci sia il budino.-
-E quindi stavi spiegando ad Harry che il budino non è il tuo ragazzo?-domandò ancora il moro, ridacchiando. 
-Io...ECCO...veramente...-
-Liam mi stava spiegando che un dolce non può essere il suo ragazzo. Perchè già ci sei tu, Zay-disse Harry, beccandosi un'occhiataccia dall'amico.
-Sarà meglio. Perchè ho l'esclusiva. A dopo.-disse il moro, dando un veloce bacio a stampo a Liam e correndo verso il laboratorio d'arte.
-E dici ancora che non è il tuo ragazzo?-
-Eh? Cosa? Che hai detto?-
-Sei senza speranza.-disse Harry, scuotendo la testa.
--
Louis aveva come al solito saltato la lezione di inglese. Non gli andava proprio di sentir blaterare quello stupido ignorante che parlava di Romeo e 

Giulietta come se fossero i suoi vicini di casa e magari il libro più lungo che aveva letto era Topolino.
No, a lui piaceva starsene in pace. Così, mentre gli altri studenti erano in classe, si posizionò tra il distributore di merendine e quello dell'acqua, 

con un libro di Hemingway tra le mani. 
Non si accorse del tempo che passava, e quando la campanella suonò, sbuffò rumorosamente. Presto i corridoi si sarebbero affollati, e lui non 

avrebbe più potuto leggere in pace. Ma perché veniva ancora a scuola? Tanto non faceva un cazzo lo stesso, tanto valeva restare a casa.
Stava per alzarsi dal pavimento quando i suoi occhi si posarono sul ragazzo che aveva incrociato la settimana passata: Harry Styles.
Odiava i tipi come lui. Popolari, sempre allegri e con il mondo ai loro piedi. Harry avrebbe potuto chiedere qualsiasi cosa. Grazie al suo aspetto, al 

suo cervello e al suo talento negli sport, nessuno gli avrebbe mai negato niente. Anche solo con un sorriso, il ragazzo riusciva ad ottenere qualsiasi 

cosa. 
Disgustato, saltò la pausa pranzo.
Il resto della giornata passò straordinariamente in fretta, e Louis non vedeva l'ora di andare a casa, buttare lo zaino chissà dove e finire di leggere il 

suo libro. 
Ma l'universo doveva avercela con lui, perché quando aprì lo zaino per prendere l'ipod, si accorse che il libro era sparito. 
-Cercavi questo?-chiese il ragazzo, sorridendo, agitando il volume davanti ai suoi occhi. 
Harry Styles, che tu sia dannato.


 

Monsters Inside (Larry)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora