5-Ospedale

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Quella mattina si svegliò piena di entusiasmo, non vedeva l'ora. Si alzò per la prima volta dopo tanto tempo con il sorriso. Si mise davanti all'armadio, guardò i suoi vestiti e andò a scegliere i vestiti più belli per lei. Era bellissima. Si truccò al meglio che poteva, si mise un profumo diverso dal solito e guardò che i suoi denti fossero bianchissimi. Mise le scarpe più nuove e meno rovinate che trovò. Prese lo zaino e Giovanni.

Quando dovette salutarlo lo fece con gentilezza, non sbattendolo fuori dal bus come al suo solito. Lo salutò bene! Era basito, non capiva perché fosse così, aveva paura fosse addirittura malata!

Durante il viaggio aveva deciso di mettere una vecchia playlist, che per anni aveva sminuito definendola per deboli.

Arrivò davanti a scuola e fece un grande respiro, si tolse quel sorriso e andò dal gruppo. Si stava trattenendo dall'avere un sorriso a 360°, ma non ne ebbe bisogno. Salutò tutti come al solito, ma poi:

"Raga cazzo dobbiamo trovare una storia, finirà nei guai!"

"Ho capito bastava non mandarlo all'ospedale!"

"Cazzo siamo anche noi nei guai!"

Diana sentì una fitta al cuore. Non voleva dare nell'occhio con il gruppo per cui disse:

"Raga oggi mi sono svegliata presto, in più c'è latino e mi odia, se mi becca sono fottuta, vi saluto, oggi balzo"

"Ok dai bella"

"Ciao"

Diana si avviò verso il cancello, una volta raggiunto si mise a correre, il suo cuore batteva all'impazzata, non sapeva cosa le stava prendendo, ma sapeva che voleva arrivare al bus il prima possibile. Corse più che poteva, riuscì a pelo a prendere il bus, si sedette tremante, mise gli occhiali da sole, cuffie e mise la musica ad alto volume. Aveva come un vuoto nel petto. Stava morendo dentro. Ma non poteva piangere o fare vedere di stare male. Il colosso, o meglio, il suo migliore amico aveva appena mandato all'ospedale l'unico ragazzo che dopo mesi riusciva finalmente a farla sentire desiderata e a suo agio.

Scesa dal bus si rimise a correre, aveva ancora quella sensazione, voleva arrivare a casa, voleva il suo letto! Andò al supermercato, e comprò una birra.

Arrivò a casa, mentre girava la chiave tremava, stava male, era come se avesse ansia. Aprì velocemente, era totalmente impaziente. Si chiuse alle spalle la porta, lasciò all'entrata le scarpe. Lanciò cappotto e cappello sul divano, ma non corse al suo letto, non sapeva cosa fare era in palla, era come se fosse morta dentro non sapeva come reagire, era divorata dai sensi di colpa. Si sdraiò delicatamente sul tappeto, chiuse gli occhi, ma non mise musica. Guardava il soffitto e pensava, pensava a come sarebbe potuta andare se non avesse detto nulla al gruppo, se il Colosso si fosse fermato! Era piena di rimorsi! Non sapeva manco più cosa voleva, era così confusa! rimuginare però peggiorava tutto, per cui decise di fare le uniche due cose che di sicuro l'avrebbero calmata, come ormai ogni giorno ne accese una e aprì la birra. si sedette per terra sul balcone con le cuffie. Canzoni a palla in cui si riconosceva. Il suo migliore amico aveva appena mandato in ospedale il ragazzo che lei odiava così tanto da non saperne neanche il vero motivo! Si alzò con fatica con qualche giramento di testa e disse ad alta voce:

"No, ora basta, il danno è fatto, ora tocca a me risolverlo!"

Chiamò sua madre e riuscì ad avere il numero della madre di Eric. Non sapeva cosa stava facendo, ma sapeva che lo voleva fare. Prima di chiamare si mise a sistemare tutto pronta ad uscire di casa correndo. Poi si sdraiò per terra e chiamò con qualche esitazione, ma subito si fece sicura di sé. Ella rispose:

"Pronto?"

"Buongiorno, sono una compagna di Eric, volevo chiederle come stava"

"Oh, si certo, beh non molto bene, comunque come ti chiami?"

"Diana. Volevo sapere se potevo andare a trovarlo"

"Oh, beh si è fatto già buoni amici vedo, beh certo che puoi. Ti manderò a questo numero ogni indicazione. A presto e grazie"

"Oh, grazie mille, arrivederci"

Mise giù e pochi minuti dopo Diana aveva tutte le informazioni. Rimase sdraiata per un po' con il telefono sul petto e il sorriso stampato. Poi si alzò e si preparò. Chiuse casa e andò subito al primo bus.

Aveva appena fatto un'ora di viaggio, ma ora era davanti a quell'enorme edificio. Rimase ferma, poi entrò. Entrò e si guardò intorno, chiese indicazioni a delle infermiere all'entrata. Prese l'ascensore , percorse il corridoio e poi eccola. Si trovava davanti alla porta della sua stanza. Era immobile, ma non aspettava altro che entrare. Appoggiò la mano sulla maniglia e la spinse giù delicatamente. Spinse un po' e la porta si aprì. Fece un piccolo passo, poi iniziò a camminare.

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