In quel momento, dopo un lungo periodo in preda allo sconforto, decise solo di accettarsi. Lì, davanti allo specchio, si dedicò tutte le parole che avrebbe voluto sentirsi dire, perlomeno dai suoi genitori. Si convinse, finalmente, di essere bella, intelligente, gentile, premurosa e di non avere nulla di meno rispetto a nessun altro. Per una volta, lei, quella notte, pensò a sé stessa e a quanto si meritasse di essere felice. Non pensò ai suoi amici, ai suoi genitori, non volle cercare di spiegarsi il loro comportamento. Non aspettò che qualcuno arrivasse a consolarla, lo fece da sola, si guardò gli occhi attraverso lo specchio e si tirò su con solo la sua forza, con solo le parole che, per una vita, aveva dedicato ad altri ma mai a se stessa. Si arrese al pensiero che nessuno potesse mai capirla del tutto e comprese che era lei, la sua ancora, solo lei. Apprese che, da quel momento, non si sarebbe più dovuta aspettare nulla da nessuno e semmai qualcuno fosse venuto a donarle il proprio amore sarebbe stato importante nella sua vita, si, ma non fondamentale.
Non era lei ad essere sbagliata, bensì lo erano gli altri, cercando di cambiarla.