MA CHE CAZZO!

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CAPITOLO 13
Questa cazzo di sveglia continua a trillare nel mio orecchio.
Vorrei arrestare questo rumore, ma, poi mi ritroverei senza telefono.
Mi alzo. Questa, è una mattina come tutte le altre. Ma oggi c’è qualcosa che non va! C’è qualcosa di strano in me che mi dice di non uscire, come un istinto che mi dice di stare a casa:
-Elle muoviti a scendere sennò sarai di nuovo in ritardo-dice mia madre

Ormai pronta, esco di casa e mi dirigo verso la prigione di ogni adolescente.

Sono davanti al portone della scuola, mi sto avviando verso l'interno, quando sento una voce da dietro:
-ehi Elle- dice la voce femminile che riconosco come quella di Ellison.
Mi giro la guardo. I suoi occhi sono supplicanti, ma non capisco il perché:
-scusami- dice a testa bassa
-per cosa?- le domando
-per non averti protetta…- dice ancora
-da cosa? -dico corucciandomi in volto
-per non averti protetto…beh sai.. da quel volantino..avrei dovuto strapparlo o far qualcosa, ma non ho fatto niente.
Avrei dovuto dirtelo, cosi che, non avresti dovuto versare una lacrima. Sai l’ho notato, quando sei tornata in classe, ma non avevo il coraggio di guardarti in volto, non avevo le palle che hai avuto tu di urlare contro quelle merde… mi dispiace Elle- dice mentre una lacrima riga il suo viso.
Le sorrido, le sorrido perché non ho niente da dire, sotto braccio, la prendo le asciugo le lacrime e la porto in classe.

Siamo qui sedute nello stesso banco, ma nessuna di noi ha ancora aperto bocca. La professoressa ci spiega la vita di Dante, di come racconta, l'inferno, il purgatorio e il paradiso.
Secondo me parla della vita, di come si debbano affrontare diversi ostacoli, imprevisti e difficoltà, del peso che ogni cosa, che facciamo, ci possa definire come “buoni” o “cattivi”.
Secondo me, nasciamo tutti in purgatorio e decidiamo se scendere o salire.
La mia domanda è: se si scende troppo in basso si può, poi, risalire?

L’ora suona e subito dopo abbiamo religione. La nostra professoressa cerca di spiegare, mentre gli altri schiamazzano ed urlano. Di solito metto le cuffiette, ma oggi la prof ci ha fatto una domanda “credete in Dio?
Io non, so se ci credo :
-e tu Elle credi?- chiede la prof
-io non lo so.. io credo che l'uomo, si sia inventato qualcosa in cui credere, qualcosa su cui scaricare le colpe, qualcuno su cui fare affidamento
Perché in fondo, se non credi in qualcuno sei fottuto. Scusi la parola! – mi guarda come se non si aspettasse una cosa del genere, come se si aspettasse una delle frasi simili, dette, dagli idioti dinanzi a me.
Le sue labbra si schiudono:
-e tu Elle, in cosa credi- dice un po’ per curiosità e u po’ per sfida.
-io credo in me- dico solamente.
La campanella suona ed io mi alzo, per andare a ricrearmi.

Sono nel cortile, ci sono diverse persone che penso di non aver mai notato. Ellison si avvicina a me tendendomi una sigaretta, la prendo e poi tiro fuori l’accendino dalle tasche.
Vedo Jacomo in lontananza, è con i suoi amici, ma non sembra felice. I suoi amici sembrano parlare di una cosa seria, lui li ascolta, ma sembra essere assente… un gomito si poggia sul mio fianco, mi volto ed Ellison mi guarda con un sorrisetto che non mi piace affatto:
-che c’è, ti sei presa una cotta?- chiede lei
-no- dico

La ricreazione è ormai finita da dieci minuti, ma io smemorata quale sono, mi sono scordata che dovevamo cambiare aula.
Sto camminando tra i corridoi della scuola, quando vedo Jacomo. È cosi concentrato nella discussione con i suoi amici che non mi vede. Me ne sto per tornare sui miei passi quando sento:
-dobbiamo fare qualcos'altro a quella negra di merda-  mi volto ed è un ragazzo che parla: è rasato , i suoi gapelli sono biondi sicuramente tinti, le sue sopraciglia sono folte e chiare i suoi occhi invece sono scuri. Sul suo volto è comparso un sorriso, un soriso a dir poco malefico che mi fa rabbrividire. Vorrei andargli in contro , ma in un attimo son dietro l'angolo, accasciata a terra cosi che non mi vedano.
- si, hai raggione non ha sofferto abbastanza con quel poster- dice un altro
- qual è la prossima mossa Jacomo?- ascoltando quelle parole, i miei occhi si spalancano il mio corpo inizia a tremare, ma resto lì, ferma, immobile.
Sento dei passi..
-ragazzi- dice una voce familiare
-si Sharon- dice uno di loro… è la Brunier.
-avete incominciato senza di me?- si lagna
-dove cazzo eri finita?-dice Jacomo: riconoscerei la sua voce ovunque.
-dai tesorino scusa-  dice la Brunier con voce squillante
-non chiamarmi così- dice Jacomo
-comunque : con la strega come va? - dice lei
-dobbiamo decidere la prossima mossa… la faremo andare via dalla nostra scuola- dice uno di loro.

Non ce la faccio più a sentirli parlare, mi alzo, forse troppo in fretta, la mia testa gira, gira talmente forte, che sono costretta ad apoggiarmi al muro.
Perché cazzo mi fido ancora delle persone?                              
-Bhe Brunier finalmente dimostri di avere le PALLE, ma sono veramente piccole- dico sorridendo a tutti loro.
Rimangono shoccati, difronte a me
-che c’è non avete niente per la mossa successiva?- dicco ancora
-se pensate tropo, attenti, che vi scoppia la sacca dacqua che avete al posto del cervello- rido da sola. Rido, rido per non spaccare tutto, rido per non riversare lacrime amare, lacrime piene di tristezza per un qualcuno, per cui avevo una cotta, per un qualcuno, che non mi merita.
Alla mia risata, si sono impietrito, quindi continuo:
-potevate fare di meglio con quel volantino, qualcosa di più colorato..boh non so, e tu Jacomo, quella performance a casa tua la potevi evitare.
Oppure sbaglio?- mi guarda. Sembra sconvolto
-tu Brunier, mi hai delusa moltissimo invece- le rido in faccia
-pensavo potessi fare di meglio, invece ti sei rivelata una delusione-dico
-in strada mi hanno chiamata più volte puttana, la gente mi ha sputato addosso, mi ha riempito d’acqua, anche quella delle pozzanghere, e voi, fate un poster, un cazzo di poster- rido
-la vita è dura bimbi miei e se non capite come gira siete fottuti, io l’ho capito e voi?- chiedo voltando le spalle ed andandomene
Il fiato è corto, i battiti sono veloci, ma io cammino lentamente, per fargli vedere che non mi hanno ferita, anche se, la ferita brucia da morire.

“devi vivere prima di morire” questo è il mio mantra

Sono ormai tornata  casa da diverse ora, è sera ed il mio appuntamento con il letto è incessante.
Mio fratello urla, mi alzo di fretta e lo raggiungo
-cazzo non ci potete abbandonare così! - sta facendo un audio

Quando finisce di parlare gli chiedo cosa succede e lui mi dice che due dei suoi amici non andranno più a Bruxelles, e se non troveranno nessuno dovranno restare a casa:
- posso venire io?-gli chiedo
-porto anche un amica se vuoi!- dico supplica te
-va bene!- dice
-ah e comunque da quando hai amiche? - domanda
-vaffanculo--dico e torno al mio letto

È buio, e nel buio della notte non si può che pensare.
Penso e ripenso a le frasi dette, le mie guance sono umide, le lacrime scendono a flotti...
E non sono incazzata con Jacomo, ma con me, per essermi fidata di un ragazzo, che mi teneva sempre chiusa in casa. Come ho fatto a non capirlo, come ho fatto a non vedere, a negare l'evidenza, a non notare le volte, in cui, gli chiedevo di vederci da qualche pare e lui diceva "no a casa mia". Sono stata stupida.

Le lacrime non cessano, ma la stanchezza è tanta, le poche luci che vedevo, ora non ci sono più : è tutto buio.

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