Fanfiction pt.1
Sospirai a pieni polmoni mentre sentii il cuore scoppiarmi nel petto per quanto batteva forte e il respiro essere completamente irregolare. Mi scostai una ciocca di capelli dalla mia fronte imperniata di sudore, socchiudendo gli occhi e pensando per un solo secondo a cosa stavo facendo della mia vita, del mio futuro. Il vecchio steso di fianco a me, credo avesse circa una cinquantina di anni, era venuto proprio addosso a me, sporcandomi la coscia e una parte delle lenzuola bianche con il suo seme, appoggiando poi stancamente il viso sul cuscino, esattamente come avevo fatto io pochi attimi prima. Lo guardai con la coda dell'occhio, non tanto perché la sua reazione o il suo stato d'animo mi interessassero, ma semplicemente perché volevo capire cosa portava ad una persona ridursi in questa maniera, a frequentare un bordello e a scopare una puttana che vi risiedeva all'interno. Che soddisfazione si prova a possedere il corpo di una persona, quando in realtà non ne possiedi l'anima? Il suo vero essere? Vidi per un secondo un accenno di sorriso farsi avanti sulle sue labbra secche e sottili, girando poi lentamente il viso verso di me, verso le mie iridi verdi. Mi sfiorò il viso con due polpastrelli, mentre io mi torturai il labbro e feci del mio meglio per non scostarmi dal suo tocco ruvido. «Complimenti ragazzo, non sei affatto male. Una scopata con te mi ha fatto dimenticare per un attimo il mio debito di 10.000£ per il casinò» esordí con voce roca, mentre passò una mano sulla sua barba incolta. Ed in effetti era proprio così. La gente utilizzava il sesso come una sorta di sfogo, un'evasione da quella che era la vita reale, abbandonandosi per un po' di tempo ai piaceri della carne e dimenticando tutti i problemi. Ne ho sentite parecchie di storie da quando 'frequento' questo posto: debiti, moglie incapace, stress, ogni pretesto era buono per venire qui e distrarsi come meglio potevano. L'uomo, che se non erro si chiamava Robert, allungò l'altra mano verso il comodino, più precisamente verso il portafogli che aveva precedentemente appoggiato sopra, tirandone fuori una banconota da 50£. «Te li sei meritati tutti, ogni singolo centesimo» disse continuando a mantenere un ghigno sul viso, come se non fosse ancora sazio di me. Afferrai la banconota stringendola fra le dita - l'irrimediabile bisogno di soldi è l'unico motivo per cui mi sono ridotto a fare questo - mostrandogli un sorriso di cortesia. «La ringrazio molto, sono lieto che si sia divertito» dissi semplicemente, mordendomi la lingua per il linguaggio troppo formale che avevo utilizzato. L'uomo alzò un sopracciglio, ridacchiando leggermente ma non proferendo parola. L'unico mio desiderio al momento era quello che se ne andasse, in modo da potermi fiondare immediatamente nella doccia e lavarmi via il suo seme, il suo odore, la serata passata assieme a lui. Allungò nuovamente una mano al portafogli estraendo una sigaretta ed un accendino color oro, anche se dubitavo fortemente che fosse di vero oro, accendendola e portandosela alle labbra. Odio il fumo, era una delle cose che più odiavo al mondo. Quella puzza si faceva strada nei miei polmoni, provocandomi oltretutto dei danni alla salute. «Ehm, mi scusi, è proprio necessario che lei fumi?» domandai gentilmente, sperando per tutta risposta una negazione. Lui scrollò le spalle quasi infastidito. «E' un'abitudine fumare dopo il sesso, non ci metterò molto» si giustificò buttandomi per tutta risposta una folata di fumo in faccia. Tossii leggermente, avrei voluto cacciarlo da questa stanza più di qualsiasi altra cosa al mondo, ma sapevo benissimo che non mi era consentito farlo. Non passò molto tempo prima che si alzò dal mio letto, pulendosi con un pezzo di carta i punti in cui si era sporcato, ed infilando con velocità i suoi pantaloni grigi e la camicia del medesimo colore si voltò verso di me, steso ancora nudo ed immobile sul letto. «A proposito dolcezza, come hai detto che ti chiami?» mi chiese mentre si allacciava l'ultimo bottone della camicia, guardandosi sullo specchio posto all'angolo della stanza. Passai una mano fra i ricci ribelli, ancora poco e se ne sarebbe andato via. «Mi chiamo Harry» risponsi piatto, osservando il soffitto disinteressato. «Harry come?» insistette afferrando il giubbotto ed infilandoselo sopra i vestiti: in effetti stavo cominciando a mia volta a sentire freddo per via dei continui spifferi dovuti alle stanze mediocri in cui vivevamo. «Harry...Harry Styles» conclusi passandomi la lingua sulle labbra, inumidendole. Lui annuì, afferrando dalla tasca le chiavi della macchina e girando il viso per l'ultima volta verso di me. «Beh, ci si vede Harry Styles» disse facendomi un'occhiolino e lasciandomi nel più completo silenzio, nella più completa solitudine. Portai le mani sopra il viso, cercando per quanto mi fosse possibile di trattenere i singhiozzi che sentivo annidarsi irrimediabilmente in gola. Fui comunque soddisfatto che l'uomo non avesse preteso le consuete 'coccole' dopo il sesso. Insomma, perché molti si ostinavano a chiedermele? Era solo sesso, non stavano facendo l'amore col loro compagno, non era uno scambio di sentimenti, era solo una vuota scopata fatta per trarre piacere a loro e profitto a me. Ingoiai la saliva e come consuetudine pensai al perché mi stavo riducendo a fare questo, a vivere questa vita, a concedermi alle persone come una sporca puttana. Mi misi seduto, afferrandomi la testa fra le mani, massaggiandomi la cute delicatamente nel vano tentativo di rilassarmi. Dopo pochi minuti ci rinunciai, alzandomi in piedi e sentendo il pavimento scricchiolare leggermente mentre aprì la finestra per cacciare via quella puzza di fumo tremenda e mi avviai verso il piccolo bagno. Come posto era abbastanza frugale, ma non ero un ragazzo dalle molte pretese ed inoltre non avevo intenzione di rimanerci ancora per molto. Preparandomi i due asciugamani messimi a disposizione fuori dalla doccia mi infilai nel box, abbassando la levetta dell'acqua calda, sperando che almeno per una volta funzionasse adeguatamente. Le mie aspettative erano fin troppo buone, tantochè un getto d'acqua freddissimo mi arrivò proprio sopra la testa, facendomi emettere un urlo che fermai appoggiando sopra le labbra una mano, come intimandomi da solo di non fare troppo baccano considerata l'ora. Il box era talmente piccolo che non c'era neppure lo spazio per spostarsi, perciò dovetti aspettare così, immobile sotto il getto ghiacciato che la temperatura si riscaldasse almeno un pò. Ci vollero circa tre minuti prima che ciò accadesse, facendomi emettere un sospiro di sollievo e togliendomi con una mano bagnata i capelli che mi ricoprivano gli occhi. Appoggiai un pò di shampoo sopra il palmo della mano, insaponandomi e massaggiandomi con delicatezza la cute, lasciandomi travolgere dal buonissimo profumo di cocco che si disperdeva nell'aria. Stesso procedimento valse per il corpo, che insaponai e sciacquai con più velocità, facendomi sentire finalmente pulito e, per quanto quel termine mi fosse anche solo consentito, puro. Uscì dal box e avvolsi il mio bacino in un asciugamano, tremando per il freddo gelido presente nella stanza. Presi il phon e lo attaccai alla presa, puntandomi poi il getto d'aria calda addosso, sentendomi finalmente un pò meglio. Scuotendo i ricci, cercai di asciugarli alla meglio, non avendo voglia a quell'ora di dargli una forma decente, lasciandoli al naturale. Mi avvicinai maggiormente allo specchio, controllandomi il viso e notando qualche peletto di troppo in prossimità delle sopracciglia. Presi dal mio beauty case una pinzetta, rimuovendoli con estrema facilità. «Perfetto» dissi a me stesso, complimentandomi per essere riuscito anche oggi ad affrontare la giornata, infilandomi il mio nel pigiama caldo coi fiorellini. Si, nonostante tutto amavo i fiorellini, li trovavo carini. Ritornai nella stanza da letto, storcendo il naso. «Non esiste che io dorma con queste lenzuola» commentai, vedendo l'alone rimasto dall'ultima prestazione, essendo completamente schifato. Per carità, era una cosa naturale, ma per nulla al mondo ci avrei dormito sopra. Afferrai dall'ultimo piano dell'armadio un paio di lenzuola pulite rifacendo velocemente il letto, buttando quelle sporche nel cestino della biancheria, che puntualmente riempivo quasi ogni sera. Dico quasi ogni sera dato che la politica di questo posto non era poi così rigida: mi permetteva di avere una 'serata' libera a settimana e il giorno passarlo come più preferivo, si trattava solo di intrattenere i 'clienti' 6 sere a settimana, sempre se qualcuno fosse interessato a me fra tutti quelli disponibili. Una parte di me pregava ogni sera di non essere scelto, specialmente da certi individui che mi richiedevano, ma l'altra parte sapeva benissimo per cosa erano destinati quei soldi, perché stavo facendo tutto ciò, perciò mi facevo coraggio e cercavo di dare il meglio di me. Chiusi la finestra sentendo l'aria meno viziata e mi sdraiai sul letto tremendamente esausto, guardando la mia sveglia che segnava ormai le 3 passate, era veramente ora di dormire. Afferrai prima il cellulare sul comodino, impostando la sveglia alle 8 del mattino - date tutte le commissioni che mi ero imposto di fare - e infine scrissi un messaggio a mia madre.
A Mamma<3:
Buonanotte mammina, ti voglio tanto bene.