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Per Christian ,
il mio più grande sostenitore.



White.
Fissai il campanello.
Poi, con la testa piegata di lato, alzai il dito, ma lo ritrassi all'ultimo secondo. Serrai le labbra e strinsi il pugno, nella mia testa scorrevano ancora una volta gli avvenimenti degli ultimi giorni.
Avevo alle spalle estenuanti discussioni durante settimane con i miei genitori, 1700 chilometri e un viaggio di venti ore. Ero arrivata a Woodshill due giorni prima, avevo pernottato in un ostello scadente e, dopo le prime ore in cui ero stata sul punto di fare dietro front, ora avevo la mente molto più chiara.
Ce l'avevo fatta.
Ero davvero lì.
Peccato che l'inizio fosse andato un maniera decisamente diversa da come lo avevo immaginato. Naturalmente avevo dato un'occhiata da lontano alla mia nuova casa. Grazie a internet, conoscevo già le montagne dell'Oregon, le foreste e il campus universitario. Il giorno precedente, finiti gli incontri di orientamento per le matricole, avevo cominciato a visitare gli appartamenti che avevo individuato online. Una fatica inutile, perchè fino a quel momento avevo trovato solo fregature. In ogni caso, finalmente ero nell'Oregon.
Libertà.
Negli ultimi mesi ero andata avanti solo grazie a quel pensiero. Finalmente avrei potuto costruire la mia vita, fare e disfare tutto a mio piacimento. I precedenti diciannove anni erano stati maledettamente soffocanti. A volte mi ero sentita come un uccellino che viene liberato dalla gabbia solo per pochi minuti al giorno affinché compia le sue acrobazie.
Ammesso che possano definirsi acrobazie fare bella figura alle feste, sorridere educate e chiacchierare oziosamente con perfetti sconosciuti. In quello ero una vera artista. Oppure un uccellino estremamente limitato.
Per i miei genitori l'apparenza è sempre stata al primo posto . Colpi di sole perfetti, raffinati abiti all'ultima moda ; sapevo sfoggiare a comando un sorriso impeccabile che accompagnava il tutto . Dovevo essere sempre ineccepibile, almeno esteriormente. Per questo, il primo atto d'ufficio come studentessa universitaria ( a parte preparare qualche scatolone con le mie cose ) era stato andare dal primo parrucchiere che avevo trovato per tagliarmi i capelli e tingerli. Per la prima volta da anni, tenevo i capelli mossi al naturale, cosa che mia madre aveva profondamente disprezzato .
Non sopportava che li avessi ereditati da mio padre.
Per anni mi aveva trascinato ogni quattro settimane in uno di quei saloni d'élite dove ti guardano storto se la ricrescita supera il mezzo centimetro.
Aveva insistito che mi tingessi i capelli biondo miele, per mettere in risalto i miei occhi dal colore indefinito, un misto tra grigio e verde.
Fin da bambina dovevo alzarmi prestissimo la mattina per sottopormi alla tortura della piastra, in modo che le onde naturali fossero domate e i capelli setosi. Ma era arrivato il momento di dire basta. Non avrei mai più permesso a nessuno - men che meno a mia madre - di decidere il colore e la piega dei miei capelli !
Tutte le volte che le punte dei capelli tagliati appena sotto le orecchie, mi sollecitavano le guance, ripensavo alla libertà appena conquistata. Il taglio era stato una sorta di primo passo in quella direzione, anche se può sembrare strano: mi sentivo una persona nuova.

Niente di tutto ciò però mi aveva aiutato a trovare un appartamento.
Non aveva neppure fatto domanda per un posto nel dormitorio: non avevo nessuna voglia di svegliarmi un giorno e trovare mamma in camera mia che osservava tutto con aria schifata.
Era bastato questo per spingermi a cercare un alloggio nei dintorni del campus, dove, almeno speravo, non mi avrebbe rintracciato in fretta. Il che però complicava tutto, come mi ero resa conto nell'ultimo giorno e mezzo.
A parte il fatto che avevo trovato solo poche camere disponibili per il giorno in cui avrei dovuto liberare il mio posto all'ostello, ogni singolo appartamento mi era sembrato un disastro.
Nel primo, il potenziale coinquilino era sembrato più interessato alla misura del mio reggiseno che alle mie cattive abitudini. Il pensiero di quel pervertito mi turbava ancora.
Non era andata molto meglio con la giovane madre, che sprigionava un penetrante odore di fumo e che mi voleva non solo come coinquilina, ma soprattutto come babysitter. Nell'appartamento numero sei avevo incontrato una coppietta che fin da subito mi aveva fatto senza remore avances esplicite. E tutti gli altri appartamenti erano irrimediabilmente sporchi oppure pieni di muffa.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 26, 2020 ⏰

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