Darling's pov.
I miei tacchi rieccheggiarono creando una sorta di eco nel viale disabitato. Anche la musica aveva cessato di esistere e solo in quel momento mi ricordai dei soldi: quel figlio di puttana non mi aveva pagata.
Mi sedetti su una sedia di plastica una volta bianca e aspettai.
Questa era ormai diventata color sabbia per gli svariati anni. Quando mi sedetti sprofondai di qualche centimetro in basso: sotto di me c'era uno strato di fango a causa della pioggia del giorno precedente.
Aspettai riflettendo a lungo su ciò che mi aveva detto mia madre: “A buon intenditor poche parole”.
In precedenza aveva fatto una lunga ramanzina sui soldi che guadagnavo: prima d'ora non aveva mai detto nulla riguardo ai soldi che portavo a casa, fino a qualche settimana fa facevo questo lavoro per puro divertimento, ma ora la posta in gioco era aumentata. La crisi si stava facendo sentire e mia madre si stava inacidendo sia per questo, sia per i vari litigi con la suocera che non approvava per niente la mia carriera lavorativa disputandomi.
Non aveva tutti i torti, diceva mio padre.
Tutta la famiglia di mio padre, la famiglia Moore, era contraria. Solo mia madre mi appoggiava sempre e comunque.
I miei pensieri svanirono in un baleno, quasi facendo il classico "PUF!" dei cartoni animati quando una forte luce mi si piombò davanti. Erano i fari di una macchina, una Fiat Panda nuova.
Mi alzai di scatto, volevo essere io ad accaparrarmi il ragazzo non tanto per voglia ma quanto per soldi. Decisi di lavorare due ore e farmi pagare il doppio, ovvero €6O per sostituire l'uomo precedente.
Mi abbassai verso il finestrino cercando di essere più accattivante possibile e gli sorrisi. Lui, a differenza di Nate, aveva gli occhi di un azzurrino quasi bianco; assomigliavano ai miei.
Aveva la carnagione decisamente più chiara, forse anche lui, come me, aveva origini svizzere. L'unico particolare che non corrispondeva col mio aspetto e le mie origini erano i capelli: quelli si che erano neri. Erano neri come la pece, forse anche di più. Come dei merli messi insieme, milioni di merli appollaiati fra loro. Uno stormo.
Sembrava abbastanza affascinante prima che aprisse la bocca. Fra gli incisivi potevano passare due, ma che dico, anche quattro ferrovie senza sfiorare neanche un millimetro di dente. Avrà avuto sette millimetri di distanza.
Entrai in macchina fissandolo con occhi da cerbiatta sperduta e per tutta risposta mi baciò. Spalancai gli occhi a quel contatto: mai nessuno aveva provato a baciarmi a parte i miei fidanzati.
Chiusi gli occhi cullata dal delicato tocco ai fianchi da parte sua. Rabbrividii, quello era il mio punto sensibile oltre al clitoride.
Cominciò ad alzarmi il vestito, ma lo bloccai. Ripensai al tempo che dovevo impiegare e continuai a baciarlo. Se i denti potevano sembrare orribili e disgustosi, le labbra erano tutto il contrario. Erano calde, carnose, morbide e delicate. Forse fu per questo che mi trattenni tanto a "sperimentare" solo i suoi baci.
Passarono circa venticinque minuti quando gli concessi di tirarmi su il vestito rosso lucido.
Sentii le sue mani snelle e lunghe impossessarsi dei miei slip e calarmeli via via più giù fino a sfilarmeli del tutto.
Per la prima volta sentii la sua voce.
«Mettiti dietro, dolcezza.» sussurrò nel mio orecchio mordicchiandomi e leccandomi il lobo. Non avevo mai provato tanta goduria con un mio cliente prima d'ora.
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Expressway
Romance《E quegli occhi color cenere che continuavano a fissarmi, come se avessero trovato la loro parte mancante, la loro esatta metà. Percepii per un attimo una specie di unione, una forza sovrannaturale legare i suoi occhi con i miei. Oscurità e lucentez...