𝘭𝘪𝘧𝘦 𝘣𝘦𝘧𝘰𝘳𝘦 𝘱𝘳𝘪𝘥𝘦.

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Era il solito pensiero quello di Richie, pensava di continuo alla stessa cosa, alla stessa persona, il suo migliore amico.
Era una parte speciale di lui, forse la più bella, o forse la più insensata, o addirittura entrambe.
Richie era seduto sul divano di casa sua, ormai col cuore spezzato, si sentiva vuoto, nonostante siano passati 8 mesi, il pensiero del suo vecchio migliore amico, Eddie Kaspbrak, giacente in un angolino nei sotterranei di Derry, ancora gli oltrepassava la testa, spesso pensava a lui, spesso si dava la colpa.
"è colpa mia" si ripeteva.
"lo ha fatto per salvarmi, per salvarci, è morto per colpa mia"
Credeva anche di averlo sconfitto, quando invece non ha nemmeno avuto il privilegio di vedere per la prima ed ultima volta Pennywise, il clown ballerino, effettivamente morto.
E d'un tratto gli ritornó in mente quel giorno, quella mattina del 1989, il giorno in cui ammise a sé stesso che quella che aveva per lui non era una semplice cotta, non più ormai, si dice che se dopo quattro mesi passa, allora è solo una cotta, se oltrepassa i quattro mesi, allora probabilmente è amore, e diciamo che Richie aveva ben passato i quattro mesi, superati di circa un paio di anni.
Dicono che dai diciotto anni in giù non si capisca effettivamente cosa sia l'amore.
Ma non è affatto vero, o almeno non nel caso di Richie, anche da più giovane sapeva che quello era amore, non voleva ammetterlo e basta.
Quella mattina Richie, si era "cacato nei pantaloni" a detta sua, dopo che quella enorme statua lo aveva attaccato, si ripetè "non è reale" ed effettivamente scomparve.
Anche se personalmente ha sempre pensato che è per gli altri che non è reale, per loro invece lo è, è reale, se non lo fosse stato Giorgie non sarebbe morto, neanche Stanley, neanche Eddie, perchè morire per una cosa non-reale? Se Giorgie si fosse ripetuto quella frase, "non è reale" davanti alla sagoma di quel pagliaccio, probabilmente lui non sarebbe scomparso da quel tombino, è lui che decide quando far smettere alle persone di crederci.
Tuttavia aveva funzionato quella mattina.
Si era detto "non è reale, non è reale!" e dopo aver rimesso i suoi grossi occhiali a fondo di bottiglia, la statua era magicamente tornata tale, non lo inseguiva più, e non stava cercando di ucciderlo.
Era disteso per terra, con braccia e mani stese sul prato e gli occhi chiusi, come se avesse paura di ritrovarsi di nuovo quella cosa davanti agli occhi.
«Richie?» si sentì chiamare, proveniva dalla strada.
Non ci diede peso, era stanco di scappare da quel clown di merda.
«Rich» stavolta veniva da più vicino, poteva distinguere la voce, era una voce dolce, non stridula ed insopportabile come quella di It,o tartagliante, come quella di Bill, con il quale aveva litigato il giorno prima, da un lato si pentiva, ma dall'altro avrebbe preferito non morire per colpa di un clown, si sarebbero sicuramente fatti ammazzare.
Beh, non che sia andata diversamente alla fine.
Richie Aprì gli occhi, trovandosi davanti la persona che meno si aspettava.
Incontró gli occhioni azzurri, ed i rossi capelli arruffati di Beverly che lo stava guardando dall'alto, e aveva i suoi piedi a nemmeno un passo dalla testa di Richie.
Lui si alzó a sedere, e si giró subito verso la ragazza che era in piedi sul prato dietro di lui con accanto la sua bici.
«Che vuoi, che ci fai qui?» chiese il quattrocchi alzandosi da per terra e sbattendo la sua mano sui punti dove i pantaloni avevano perso il colore originale, diventato color terra.
«Ero in bici, poi sono passata di qui e ti ho visto per terra, ho pensato stessi male» gesticoló con una mano, e con l'altra teneva la sua bici per il manubrio.
«Sto benissimo, alla grande direi, mi ha appena attaccato una fottutissima statua grossa trenta metri almeno più di me ed ha cercato di infilzarmi come un kebab, ma per il resto va una meraviglia» le rispose con tono fin troppo ironico.
Bev non lo aveva mai visto così serio e preoccupato prima di quel momento.
Vedeva sempre il Richie testa di cazzo e che faceva battutine stupide sulla mamma di Eddie e che prendeva per il culo qualsiasi essere vivente.
Ma era diverso, si vedeva che qualcosa lo turbava, come ad esempio aver litigato con Bill ed aver preso un pugno dritto in faccia da quest'ultimo, o forse la paura che It gli faceva, o forse anche perchè il suo migliore amico era appena stato portato via in macchina da quella pagnotta della madre, con la solita frase da mamma iperprotettiva "non avvicinatevi mai più a mio figlio", stronza.
"Forse per una ragazza?" si chiese la rossa guardando il volto corrucciato di Richie.
"No, impossibile sono l'unica che se lo caga a sto poveretto" pensó sarcastica subito dopo.
«stavo..stavo andando sul ponte, vieni con me?» chiese la ragazza con tono dolce.
«Bowers?»
Avevano comunque paura di incontrare Henry Bowers, quello non li lasciava mai stare, quindi la domanda era lecita.
«Ero con Bill e non lo abbiamo visto» gli rispose a bassa voce, non le piaceva parlare di Bill con Richie, dato che avevano appena litigato e fatto a botte.
«Ok, andiamo» rispose Rich, poi si incamminarono verso quel ponte dove per poco Ben Hascom non ci rimetteva la pancia.
«Allora, come va?» inizió Bev per fare conversazione nel mentre che camminavano.
«Come dovrebbe andare?» chiese con tono acido Richie.
«Scusa, hai ragione»
Si stava sentendo stupida ad avergli fatto quella domanda, infondo non andava bene a nessuno di loro.
«Mi dispiace per il pugno che ti ha dato, non penso volesse farlo, è solo stressato vedrai che tra un paio di giorni farete pace» disse Beverly.
«Non fingere che ti dispiaccia per me, so di non esserti nemmeno simpatico al contrario di Bill, e poi no, non voglio farci pace perchè vorrebbe dire dover affrontare quel clown di merda» rispose ridacchiando amaramente all'inizio.
«Che intendi dire per "al contrario di Bill"?» domandó la rossa cordugando le sopracciglia e non capendo.
«È ovvio che ti piace» rispose freddamente.
«Cosa? No, assolutamente, siamo solo amici» rispose lei impacciata.
«Gli amici non si scambiano poesie romantiche»
Bev si chiese subito come facesse a sapere della poesia, giustamente.
«C-come lo-» venne interrotta.
«Ho le mie fonti» disse Richie ripensando a quando Eddie, a casa di Beverly ha visto la poesia sul letto in camera sua, quel giorno, quando hanno pulito il bagno e Richie rimase di guardia per vedere se il padre di Bev tornasse e distrarlo in tal caso.
Ah, Eddie.
Gli disse che cosa ci fosse scritto nella poesia, e subito supposero fosse di Bill, anche se, erano abbastanza sicuri che Bill non sapesse scrivere poesie.
«Beh, no, non è di Bill» disse quasi triste.
«Sì immaginavo anche questo»
Era quasi sicuro non fosse sua, ripeto, non sa scrivere poesie.
Stettero zitti, fino ad arrivare al ponte, per poi sedersi sul bordo.
«E come lo sai?» chiese d'un tratto Rich.
«Cosa?»
«Che la poesia non è sua» disse riferendosi a Bill.
«Oh, beh, quel giorno quando abbiamo pulito il bagno, stavamo parlando e ho detto "brace d'inverno", una frase della poesia, e lui non ha capito, ció mi fa pensare che non sia sua»
Richie improvvisamente capì.
«Oh cazzo» esclamó realizzando.
«Che?» chiese curiosa lei.
«Credo di aver capito di chi è» rispose quasi ridendo.
«Ah sì? Di chi?» chiese Beverly prendendo una sigaretta ed accendendola.
«Ben» disse Rich.
Bev inizió a tossire dopo aver fatto un tiro.
«Cosa?» chiese stupita.
«Io credo proprio di sì»
«Beh, dal nuovo arrivato non me lo sarei aspettata» rispose sorridendo.

𝘮𝘦𝘮𝘰𝘳𝘪𝘦𝘴 | 𝘙𝘦𝘥𝘥𝘪𝘦 𝘰𝘯𝘦-𝘴𝘩𝘰𝘵Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora