Prologo

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Pre-Author's Corner

Prima storia su wattpad... Strano.

Non so a quanti possa interessare una storia del genere, l'unica cosa che so è che è un bel casino scrivere del Giappone se si è occidentali, le notizie prese da internet non è detto che siano sempre vere, e le usanze, poi... Sale sempre l'ansia da prestazione, e 'Chissà se è giusto' o 'Speriamo di non aver cannato', una gran bella sfida, c'é da dirlo.

Ma, sarà masochismo represso, questo :D, e pensare che la storia era nata come semplice one-shot natalizia... Comunque, spero di aver scritto almeno un bel prologo, non è poi così interessante, lo so, ma dategli un'occhiata comunque, sarebbe carino sapere cosa ne pensate.

A presto.

Hanami - L'arte dell'ammirare i fiori

PROLOGO

Il momento più freddo della giornata è esattamente un attimo prima dell'alba.

L'aveva scoperto tempo addietro, in una mattina durante il mese di Aprile, quando, ancora piccolo e con le mani strette attorno ad una larga coperta, si era svegliato nel cuore della notte con le campane tintinnanti della sveglia sulla scrivania.

Le lancette segnavano le cinque e mezzo di mattina, e non faceva freddo; si stava bene fuori, all'aperto, sdraiati sulla grande amaca appesa ai due cedri del giardino, con la coperta sulle gambe mentre, con gli occhi, si cercava di riconoscere le spigolose forme delle costellazioni, rivangando nella memoria alla ricerca dei loro nomi.

E poi era successo. Una stilettata lungo la schiena, come una lama di ghiaccio conficcata nelle scapole a farfalla, e i brividi di gelo pizzicanti più di infiniti piccoli ragni che si arrampicavano lungo la pelle tesa, immobile, irrigidita come una corda sotto i vestiti.

Durò solo per un momento, pochi secondi di gelo che subito, quasi frettolosi, lasciarono il posto al calore dell'alba, e al debole rossiccio del cielo lambito dai primi raggi del sole.

Osservò l'alba sorgere con gli occhi spalancati, la schiena ancora rigida ed inarcata, seguendo il lento alzarsi del sole ed il ritorno degli infiniti colori della Terra, dal verde del prato, all'azzurro perlaceo del cielo, dal grigio rosato delle nuvole, ai contorni ancora neri delle montagne; una Terra ancora addormentata che faticava a riprendere il suo lento moto rotatorio, tinta d'opaco come se vista attraverso ad un vetro appannato

Fu lo spettacolo più bello: l'osservazione della vita che riprendeva a scorrere frenetica dopo una notte di stasi; lo lasciò senza fiato, affascinato dai molteplici canti degli uccelli che, piano, l'uno dopo l'altro, davano il loro buongiorno al sole, sovrastandosi in stridule urla e alti fischettii.

«Presto ci sarà lo Yozakura,» diceva, sua madre, indicando i boccioli dei sakura nei grandi parchi di Tokyo, «Potremmo vederlo insieme ed aspettare l'alba.»

L'idea lo attirava, infondendogli nel petto una sorta di mal celata curiosità che si trasformava in elaborate visioni degli alberi di ciliegio resi argentei dai raggi opachi della luna; s'immaginava i petali dei fiori schiudersi lenti al suono del frinire delle cicale e dei grilli, immaginava gli infini viali alberati bagnati dalla luce d'argento della notte, e poi il cielo illuminarsi, lotano, irraggiungibile, delicato come quei fiori appena nati e l'oscurità lasciare il posto al tenue calore della mattina appena nata.

Non successe nulla di tutto ciò.

Il trasloco dal Giappone avvenne prima dello Yozakura, tra il trambusto dei mobili caricati sui camion e gli scoppi del rumore della macchina, il ciondolio continuo delle ruote durante la sua marcia.

Gli unici sakura che vide furono le fronde degli alberi del giardino Ueno di Tokyo mentre la macchina vi sfrecciava davanti, in un afoso pomeriggio che di divertente - «Vedrai, ci divertiremo,» gli aveva detto sua madre un paio di settimane prima, alla notizia del trasloco - non aveva nulla.

Quella sera, bloccato all'aereo porto per un ritardo del volo che li avrebbe condotti nell'Europa, sentiva una desolata tristezza alla base della gola, un groppo che lo accompagnava da quando aveva appreso che non avrebbe assistito alla fioritura dei ciliegi, e che non avrebbe potuto fare niente per cambiare le cose; era un grumo di tristezza, d'impotenza, di rabbia verso chi gli aveva fatto sprecare giorni ad immaginare un qualcosa che non avrebbe più potuto vedere, che non avrebbe mai visto perché stava per andarsene via, lontano dal paese che lo aveva visto nascere e in cui, forse, non vi avrebbe più messo piede.

Sentiva di poter scoppiare a piagere da un momento all'altro; qualche prima lacrima aveva già fatto capolino tra le lunghe ciglia socchiuse, capitolando sulle guance nascoste tra le braccia, disegnando due piccole scie lucide che, in fretta, nel giro di pochi minuti, si seccarono contro la pelle rendendola fastidiosamente appiccicosa.

Alzata la testa, passate le mani sugli occhi arrossati per lo sforzo e grattato via dal viso l'appiccicume delle lacrime, decise che piangere non faceva per lui, che non gli piaceva sentire le guance lambite dalle scie fredde di quell'acqua salata, che se s'incassava negli angoli della bocca era impossibile non leccarla via, sentendo contro la lingua il suo acre gusto come una manciata di sale.

L'aria viziata dell'aereo porto e l'alto chiacchericcio cacofonico dei suoi occupanti fu l'ultima cosa che vide del Giappone, e una delle poche, nel futuro, che ricordò di quel luogo di cui sapeva solo essere nato ed aver vissuto i primi cinque anni della sua vita.      

Sommario: (delle parole in corsivo)
Yozakura: Quando la festa della fioritura dei ciliegi viene protratta anche alla notte, la festa prende nome di Yozakura.
Sakura: Sono i classici alberi di ciliegie, in Giappone, sakura vuol dire proprio ciliegio.

Hanami - l'arte dell'osservare i fioriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora