Defence and counter.

240 15 13
                                    

Il giorno seguente io e Zayn ci alzammo, io dalla mia poltrona sulla quale non avevo chiuso occhio e lui dal mio letto dove sospettai avesse fatto lo stesso, e senza nemmeno fare colazione uscimmo di casa per andare a scuola.

Lui era molto silenzioso e pensieroso, e mi rendevo benissimo conto dal suo comportamento che non aveva alcuna voglia di parlare. Lo lasciai perciò stare, mentre entravamo nel grande edificio e venivamo travolti dalla ressa e dalla confusione. Qualcuno guardava di traverso i lividi di Zayn, altri lo fissavano per qualche secondo prima di farsi più vicini tra loro e scambiarsi chissà quali intuizioni o cattive parole sul mio amico. Ciò mi faceva irritare oltremodo, perché nessuno aveva il diritto di giudicarlo senza conoscerlo, e nessuno di quelle piccole teste di cazzo aveva la minima idea di cosa lui stesse passando in confronto a loro.

Stavo per afferrare il colletto di un ragazzino che ci era passato affianco urlando “Malik è stato pestato ancora!”, ma il mio amico mi prese per il braccio e mi trascinò via senza dire niente, lasciandomi libero solo quando arrivammo difronte ai nostri armadietti. La forza della sua stretta mi aveva fatto male ma non dissi niente, limitandomi a portare una mano al mio braccio e a massaggiarmelo piano mentre scrutavo l'espressione di Zayn nel tentativo di capire cosa stesse davvero provando.

Ma i suoi occhi quel giorno non volevano guardarmi, le sue barriere erano più alte che mai e sapevo che finché non fosse stato lui a volerlo, da quegli occhi non sarei stato più in grado di leggere proprio un bel niente.

Seguivamo corsi diversi perciò lo salutai prima di dirigermi verso la classe di letteratura, mentre lui prendeva svogliatamente i libri per la classe di chimica.

“Ci vediamo dopo in mensa, va bene?” gli chiesi per conferma, anche se era ciò che facevamo tutti i giorni da quando frequentavamo quella scuola ed eravamo diventati amici.

Lui annuì soltanto, e mi resi conto che effettivamente quel mattino dovevo ancora sentirlo pronunciare una sola parola. Lo salutai con un cenno della mano che lui non ricambiò, e sparii nel corridoio tra la folla.

Stavo guardando distrattamente oltre la finestra mentre mi portavo alle labbra qualche forchettata di cibo anche se non ero realmente affamato, quando Zayn arrivò più calmo che mai, e mi fece semplicemente un cenno con il capo, prima di sedersi di fronte a me.

“Malik.” dissi io solamente, ricambiando quella sorta di saluto tutt'altro che caloroso o anche solo amichevole.

Feci qualche sporadico tentativo d'instaurare una conversazione ma lui mi fece capire in modo parecchio evidente che non voleva parlare, quando “Chiudi quella cazzo di bocca Dio santo.” disse senza nemmeno alzare gli occhi su di me. Detto ciò non osai aggiungere nient'altro.

Mangiai lentamente perché avere la bocca piena significava avere una scusa per non dover parlare, e direi che stavo sfruttando quella scusa alla grande.

Sussultai quando poco dopo il suo cellulare vibrò sul tavolo e lui lo prese subito tra le mani, leggendo evidentemente un sms e accigliandosi appena, mentre i suoi occhi correvano da una parte all'altra dello schermo, veloci. Illuminati dalla luce artificiale del piccolo apparecchio. Pensai, con una stretta allo stomaco, che quello era l'unico modo per vedere gli occhi di Zayn illuminarsi.

Attese qualche istante, spense lo schermo e ficcò il telefono in tasca di malo modo, prima di alzarsi dal tavolo.

“Ci vediamo dopo.” disse solamente, prendendo il suo zaino.

“Cosa? Dove vai?” chiesi preoccupato, guardando il vassoio di cibo ancora praticamente colmo difronte a lui.

“Divergenze.” disse solamente.

Angel Of DustDove le storie prendono vita. Scoprilo ora