Il profumo delle Zagare

2.5K 73 57
                                    

Ciao a tutte, dopo anni sono tornata.
Scrivo queste brevi note iniziali solo per dirvi grazie.
Questa storia è nata tre anni fa e ha ripreso vita in quarantena.
E' ambientata nella mia Sicilia, più o meno negli '50/'60 e dentro vi troverete ambientazioni diverse
perché non mi sono voluta soffermare in un posto specifico ma ho fatto un misto di ciò che ho visto e amato.
Ci saranno parole e frasi in siciliano, spero di non mandarvi in confusione, nel caso mi scuso in anticipo.
Quando troverete le parole in corsivo i nostri protagonisti staranno parlando in siciliano o italiano, quando
invece troverete tutto normale staranno parlando in americano.
Non è una delle mie solite storie fantasy o tragiche no. Ho voluto raccontare la semplice quotidianità.
Spero non vi annoi, ci rivediamo più giù.
Buona lettura.

" /

Ogni volta che metteva piede fuori di casa, il profumo di zagare invadeva l'aria e i suoi polmoni. Lo spettacolo che regalava quel posto non smetteva mai di stupirlo, eppure ci viveva ormai da sedici anni.

"Gino, scinni!" si sentì urlare. Guardò la signora Rosa con il suo solito grembiule sporco di farina e sorrise. Se ne stava sempre fra quelle quattro mura ad impastare dolci dal profumo squisito, che portava poi a tutti i suoi nipoti e perché no, anche al pasticciere di fiducia.

"Signora Rosa, ditemi" e lui non mancava mai di essere gentile con tutti. Quella borgata così colma di persone buone e gentili non meritava altro che ricevere altrettanto trattamento.

"Dumani arrivanu i picciriddi di Salvatore, dall'America!" l'informò. Il ragazzo sorrise e senza dire altro annuì e la lasciò al suo lavoro.
Salvatore era come un nonno per lui, l'aveva cresciuto assieme ai suoi genitori e a tutta la borgata. Ormai era Gino, un po' il figlio di tutti quanti. Vivere in quel posto era stata una benedizione vera e propria. Mai si sarebbe aspettato tale affetto da gente sconosciuta, fin dal primo momento in cui aveva varcato la soglia del casale.

Aveva dei bei ricordi lì. Era cresciuto in mezzo alla natura, fra odori e sapori tutti nuovi, in mezzo ad altri bambini che giocavano in strada, sugli alberi e fra le serre. Quando si guardava attorno l'unica cosa a cui pensava era quanto fosse bella la Sicilia, il mare, il caldo, il sole. Nulla l'avrebbe portato via da quel posto che ormai identificava come casa.

"Agata, ciao" irruppe all'improvviso, facendo morire di paura la ragazza. Si voltò a mezzo busto facendo svolazzare il suo bel vestito a fiori azzurro e guardò in faccia Luigi, o meglio il suo Gino. "Mi hai spaventata!"

"Scusa, non volevo. Ero passato per dirti che domani arrivano dei nipoti americani di Salvatore, bisogna che aiuti la signora Rosa nella sistemazione delle stanze" e nel pronunciare quelle parole immerse un dito nell'impasto e ne tirò via un bel pezzo. "E metti un grembiule, quel vestito ti sta d'incanto, non rovinarlo" con un altro sorriso uscì e se ne tornò all'aria aperta.

Quel casolare era grande, praticamente il centro attivo della borgata. Lì vivevano Gino, i suoi genitori, il signor Salvatore, la Signora Rosa, suo marito e tutti i suoi figli e nipoti. Aiutavano tutti a mandare avanti quel posto, chi nell'orto, chi in cucina e chi si occupava delle varie coltivazioni.

"Luì, i cavalli hanno bisogno di una sistemata".

E quello era suo padre, Ettore, che lo mandava a fare sempre lavori poco gradevoli. Come in quel caso, a spalare letame. Ma non aveva nulla di cui lamentarsi veramente, in fondo tutto ciò che faceva gli piaceva e lo soddisfaceva abbastanza da svegliarsi presto al mattino e ricominciare nuovamente la giornata da capo. E poi, ogni scusa era buona per potersi allontanare da lì e scorrazzare felice fra alberi di arance e limoni.

Il profumo delle ZagareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora