Calore

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Era una giornata d'estate. L'afa impediva di respirare liberamente e faceva scorrere gocce di sudore sui corpi delle persone. Una si formò sulla fronte di un ragazzo, dai capelli del colore del grano, e scivolò, passando vicino all'occhio sinistro, fino ad arrivare al mento per poi, dopo un attimo di esitazione, cadere sul tavolo al quale il ragazzo stava seduto. C'era una bottiglia di acqua fresca sul tavolo, che imitava l'umanità nella sua sofferenza, copiando come il sudore compariva sulla pelle accaldata. Così una goccia di condensa si formò, un po' sotto il collo della bottiglia, appena tirata fuori dal frigo da una donna di mezza età, che ora stava seduta di fronte al ragazzo. Passarono pochi secondi e la gravità si riprese dal suo dolce far niente, richiamando a sé quella condensa. Il ragazzo guardò come la goccia si univa ad altre, precedentemente cadute, sul tavolo, intorno alla base della bottiglia. Non c'era tovaglia e il legno aveva iniziato a impregnarsi prendendo un colore più scuro in quel particolare punto.
I due, donna e ragazzo, stavano così, in silenzio nella veranda della loro casa al mare, ad ascoltare una canzone sconosciuta a entrambi che usciva, leggermente ovattata  per colpa delle pareti, dalla radio all'interno dell'abitazione.
Il vento quel giorno si era preso una pausa e aveva smesso di sussurrare parole alle orecchie dei pigri turisti che spesso passavano per il piccolo paese. E senza il vento anche le persone avevano smesso di uscire, optando per il fresco artificiale dei condizionatori delle loro case. Il silenzio regnava sovrano su quella giornata d'estate.
Ma una casa non aveva quel fresco che ci si aspetta dalle case al mare, ed era la casa che ospitava il ragazzo dai capelli color del grano e la donna seduta di fronte a lui.
Una madre e un figlio, simili tanto nell'anima quanto nel corpo, che avevano pensato di rinunciare a quel rinfrescante lusso, non essendo stati avvisati della possibile comparsa di un sole tanto prepotente.

Il ragazzo prese a canticchiare a bassa voce la canzone della radio, in un vano tentativo di far passare il tempo più velocemente. Ciò, come era prevedibile, non accadde.

"Perché non vai a fare un giro, Will?" Parlò improvvisamente la donna, fissando lo sguardo sulle proprie mani, con cui stava accarezzando il proprio bicchiere, ormai vuoto.
Il figlio non si preoccupò di rispondere, ma smise comunque di cantare, il momento rovinato. A tale reazione la donna sembrò fare una smorfia, ma non le uscì troppo bene. Il ragazzo, Will, le scrutò il volto, notando come l'espressione, con un angolo delle labbra inclinato, somigliasse a quella di un incombente ictus.

"Ti sarai fatto degli amici in questi anni, perché non vai con loro?" Ritentò la donna, non osando guardare il figlio negli occhi. L'ictus cessò di tormentarla. 

"C'è troppo caldo. " Rispose il ragazzo con una scrollata di spalle. La canzone trasmessa dalla radio cambiò in quel momento, un'altra hit estiva sconosciuta agli abitanti della casa. Troppo caldo per uscire e troppo caldo per lasciarla da sola. Ma sua madre non comprese. Simili tanto nell'anima quanto nel corpo.
Will Solace sapeva di assomigliare alla madre. Una volta, quando aveva incontrato suo padre, glielo aveva detto lui stesso. Gli stessi occhi calmi, lo stesso sorriso e gli stessi ricci nei capelli.
Naomi Solace aveva un'anima diversa da quella del figlio. Forse perché in lui ci vedeva più quello che un tempo era stato suo marito che se stessa.
Non si capivano molto, poiché poca somiglianza c'era tra i due, sia questa fisica o di spirito. Eppure ci provavano, e per alcuni la speranza è l'unica cosa che serve.

"Perché non vai in spiaggia? Sei sempre più bello quando torni dalla spiaggia."
Naomi non andava in spiaggia. Non le piaceva stare sotto il sole, non più. Si scusava sempre con il figlio: "Se potessi verrei con te"; "Sarà per la prossima volta, tesoro." Ma Will non l'aveva mai vista più in là del parcheggio di una spiaggia.

"Non voglio andare in spiaggia, c'è troppo caldo." Will adorava il mare e il sole, ma quel giorno davvero non se la sentiva di andare in spiaggia.
Naomi guardò il ragazzo dritto negli occhi, in quel modo che riusciva sempre a metterlo a disagio nella sua stessa casa. Lo guardò cercando dentro di lui qualcosa a cui aggrapparsi, perché iniziava a sentire la pesantezza di quella conversazione.
Non trovò niente. Spostò lo sguardo, allora, e osservò come le lentiggini sul volto del figlio spuntavano chiaramente, margherite bianche in un prato dipinto di verde dal pennello della primavera. Le piaceva quando Will tornava dalla spiaggia, con le guance e gli zigomi arrossati per l'incontro con il sole, e le lentiggini che sembravano diventare più rotonde e più presenti. A Naomi piaceva guardarle solo per il gusto di farlo.
Will a quel punto si alzò dalla sua sedia, incapace di sopportare ancora un altro secondo lo sguardo di sua madre, più per il vuoto nei suoi occhi che per la sensazione di prurito che il gesto gli portava alla base del collo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 29, 2022 ⏰

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