il gatto.

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Ti piacevano i gatti, ho sempre pensato che fossero animali strani ma allo stesso tempo affascinanti, quasi ipocriti oserei dire, ma preso rischio e pericolo e te ne portai a casa uno, occhi azzurri come i miei, dicevi tu.
Il tempo passò e tu amavi il gatto più di me, dormiva sulle tue gambe e forse dopo tanto tempo ho capito perché...non ero quasi mai a casa, io a suo contrario non mi affezionavo ad un luogo, alle mura da riverniciare della cucina e al materasso da cambiare da anni, che ad ogni singolo spostamento faceva rumore, chissà quante volte me lo avrai ripetuto. Io viaggiavo tra discoteche e pub, tra vicoli e concerti mentre tu in quel odioso condominio ad aspettarmi con il gatto che ti faceva la pasta sulla felpa e intonava qualche fusa a ritmo del tuo battito cardiaco accelerato quando non ero di ritorno per l'una di notte e stavi a riempirmi la segreteria di "non guidare da ubriaco, ti amo"
Poi un giorno non tornai proprio, ti dimenticasti di dare al gatto da mangiare e l'acqua divenne bollente a furia di stare al sole. Tu eri fuori a cercarmi e lo lasciasti solo in casa per giorni. Pian piano il suo concerto finii, perché non c'era più il direttore d'orchestra che faceva rinascere quella melodia di amore, perché la sua musa ispiratrice stava correndo dall'amore della propria vita in ospedale che prima di cadere in coma gli chiese..."come sta il gatto?" E insieme si addormentarono per sempre...

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 12, 2020 ⏰

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