II

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Piove sangue fuori dalla finestra mentre aspetto, mesta, che le arpie vanitose che si fanno beffe di me e del mio cuore dallo schermo della televisione si sgozzino da sole. Mi ricordano che non so fare il nodo alla cravatta e che sono una vigliacca. Io rispondo che l'unico nodo che sono capace di farmi è quello alla gola, lo sanno e gliene ho dato prova.

Guardo il muro e ballo sul tamburo. Un colpo solo basta ad illudermi di poter spiccare il volo quando tutto ciò che odo è un lontano frastuono, il tonfo sordo di un proiettile morto assieme a sogni sgualciti e occhi allibiti. Ho perso, di nuovo.

Mia madre entra in camera e mi dice di alzarmi perché se no farò tardi, che ho già perso il treno ieri e che non ne può più del mio andirivieni. Mi guarda e piange; le sue lacrime sparse si posano ai miei piedi. Sono due mesi che non faccio altro che fondere il mio corpo con il materasso, che oltrepasso il labile confine tra vittima e ostaggio. Mi dice di cambiare prospettiva, che la veduta dipende dallo sguardo e che devo smetterla di giocare d'azzardo con la mia vita ma non capisce che sono finita, intrappolata in un film che non mi è concesso guardare, troppo brutale, senza degno finale.

Lecco cicatrici di una vita mai vissuta mentre chiedo scusa al figlio che non ho mai avuto per aver bevuto dai suoi seni deliziosi veleni. Sono allucinata, non ricordo a quale pagina della mia vita sono arrivata. Sono disgustata, mi sono annullata per ricevere in cambio uno sputo da un perfetto sconosciuto. Con l'amore ho chiuso anche se ne abuso finendo al collasso per ogni colpo che incasso. Ad ogni abisso che tocco ne scavo uno più profondo nel quale mi nascondo dalle tragedie del mondo e da quel porco che brinda con il mio sangue dopo aver mangiato la mia carne.

Ma a me quale subdola maschera hai mostrato? Quante parole hai condannato all'ipocrisia? Ti prego, vai via. Voglio tenere questa porta chiusa, allontanare chi tradisce e abusa -tu-

Confessati dinnanzi al peccatore che rinnega i propri peccati -io-
Dimmi quanti toraci hai aperto e perché cambi sempre aspetto. Sai, tutto ciò che vedo è un uomo troppo spaventato per divenire vero, un reietto, uno stupido riflesso, contaminato, idealizzato, sfregiato, avvelenato. Sono io che mi comporto in modo sbagliato? Mi hai implorato di essere me stessa e ora mi sputi in faccia per essere stata troppo onesta quindi perché dovrei crederti? Mi hai chiesto una mano per poi mozzarmela quindi perché dovrei lasciarmi avvolgere dalle tue fredde braccia? La tua sembra una scusa travestita da minaccia. Hai le mani aride, mi cercano avide e graffiano la mia crisalide.

La tua ombra mi schiaccia e mi deride per poi sparire senza lasciare traccia, un altro voltafaccia a cui non voglio credere. Mi lascio ledere da un ricordo, morto e mi addormento con il cervello spento. È il solo modo che conosco per mandare via il dolore e per mistificare di poter volare.

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