Funzioniamo - One Shot

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Parigi. Non puoi accettare, non puoi andare così lontano.

Il ghiaccio del mio whisky si sta lentamente sciogliendo, annacquando il liquore che ho in mano, ma non mi importa. Nella penombra in cui ho deliberatamente deciso di rimanere, nel mio salone, su un divano bianco che questa sera sembra troppo grande persino per il mio ego, non riesco a fare altro che rimuginare su quella frase.

"Vieni con me a Parigi. Oppure chiedimelo"

"Cosa?"

"Chiedimi di restare"

L'ha lasciato andare, almeno per il momento. Ma ha lasciato andare anche a me, o, perlomeno, non mi ha preso.

L'idea di non averla più tra i piedi, i suoi continui disastri, la sua curiosità che la porta a spingersi fin dove non dovrebbe. Il suo sorriso che, nonostante tutto, trova sempre la forza di rivolgermi. Anche quando non avrebbe un motivo per farlo, anche quando non me lo meriterei. Quando la tratto male, perché è l'unico modo in cui riesco ad esprimerle il mio bene. La timidezza che la attanaglia quando la provoco, il suo modo di abbassare lo sguardo quando, con una carezza, le porto quel ciuffo sempre ribelle dietro l'orecchio. Il suo profumo.

L'idea di perdere tutto questo mi ha dato lo slancio per quel passo in più. Ha aperto la strada a quel flusso di coscienza che mi tormentava da giorni sotto forma di un groviglio allo stomaco, di insonnia e di un senso di irrequietezza.

Funzioniamo. Lo senti? Lo capisci?

Io l'ho capito, Alice.

Funzioniamo. Qua dentro, fuori. Funzioniamo.

La testa mi scoppia, e non per colpa dell'alcol che ancora riempie quasi del tutto il bicchiere.

Scoppia perché non smetto di pensare. Perché non smetto di sperare. Perché ho paura.

Ed è quando il citofono mi desta dai miei pensieri, insistentemente. Quando al mio "chi è?" risponde la voce che meno mi sarei aspettato ma che più avrei sperato.

Quando alla mia porta si presenta la sua figura minuta, affannata per le scale che sembra aver fatto di corsa, con un'espressione che è un misto di paura e di eccitazione. Quando, senza realizzarlo a pieno, trovo il suo corpo a collidere col mio, le sue labbra con le mie. Quando mi ritrovo a stringerla tra le mie braccia, mentre le sue circondano il mio collo. Quando, dopo non so quanto - minuti, ore? -, si allontana da me quel tanto che basta per sussurrare ciò che non avrei mai pensato di sentire.

"Io non lo so se funzioneremo mai, se e per quanto la mia e la tua strada potranno incrociarsi, se è un fuocherello che si spegnerà non appena finirà il vento o se è solo l'inizio di un incendio. So che voglio bruciare. Ed io brucio solo con te ."

È in quel momento che mi sento vivo, che la stringo ancora più a me perché, questa volta, mia cara Alice, non ti lascio andare.

E la mia bocca torna a cercare la sua, con un'intensità della quale io stesso mi stupisco. Perché non ho mai baciato nessuno come bacio lei. Non ho mai voluto che qualcuno mi baciasse quanto lei. Perché non ho mai avuto tanta fretta di trascinare una donna nella mia camera da letto, di spogliarla, come se quegli abiti bruciassero. E non è una mera questione fisica, forse non lo è mai stata. Nemmeno la prima volta a quel congresso che pensavo avrebbe messo per sempre a tacere quel desiderio, che avrebbe appagato il mio ennesimo sfizio e che mi avrebbe fatto puntare la prossima degna nota. È quella chimica tra di noi, quella forza attrattiva che mi spinge verso di lei, verso le sue labbra prima, verso il suo collo poi, la sua scollatura, quel seno così perfetto sul suo corpo, quel ventre cosi piatto, quel respiro così affannato. Come se fosse ossigeno ed io avessi una gran necessità di respirare.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 14, 2020 ⏰

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