Quando Speedwagon gli aveva detto di preparare i bagagli per cinque giorni, Poco era certo che il viaggio sarebbe stato lungo, per questo quando la mattina dopo alla partenza l'uomo gli disse che erano arrivati a destinazione rimase stupito.
"Come?! Di già?" Sbadigliò il ragazzino dopo essersi dato una rumorosa grattata sulla parte posteriore del capo "Pensavo avremmo viaggiato per secoli!".
"Non ho mai detto niente del genere!" ribatté Speedwagon aprendo lo sportello cigolante della carrozza e saltando giù con un fragoroso salto.
"Sì ma..."
Poco sospirò, aveva più volte compreso che non sempre era semplice discutere con quell'individuo, quindi, si era rassegnato seguendolo a sua volta giù dal veicolo.
Pochi istanti dopo anche Bon e Jovi fecero lo stesso.
I quattro si trovavano in un villaggio diroccato, formato da piccole abitazioni in legno martoriate dal freddo e dalle termiti.
Gli abitanti sembravano non essere mai esistiti, per strada non si notava niente, né segni di carrozze e zoccoli rimasti impressi nel fango, né pagine ormai scolorite di giornali locali, comuni per le strade delle città di grandi dimensioni.
Per quello che avrebbero potuto intuire il ragazzino e gli "amici" di Speedwagon, si sarebbe potuto trattare di un villaggio abbandonato qualsiasi, magari per carestia o pestilenza, tipiche nelle campagne dell'Inghilterra preindustriale, ma fu proprio l'uomo dal cappello a scacchi a infrangere ogni dubbio.
"Tranquilli, non vi ho portati a perdere!" tentò di scherzare, venendo però bloccato da un velo di dolore che ancora gli colmava il cuore "Seguitemi".
Il gruppo si avviò lento per le strade di quel paesino disperso nel nulla.
Poco si guardava intorno, oltre che la totale mancanza di esseri umani, notò come qualsiasi forma di vita fosse assente: ai limiti del paese non si vedevano le lepri e i cerbiatti che erano invece diffusi soprattutto nei piccoli villaggi, attirati dalla curiosità, né tantomeno insetti o ragni che erano soliti tessere le loro tele negli incavi dei, da pochissimo introdotti, lampioni.
La riflessione del giovane venne interrotta dalla voce dell'amico che improvvisamente esclamò "Ecco, siamo arrivati!"
Il ragazzino alzò gli occhi, ritrovandosi davanti un abitazione che sembrava non aver nulla di diverso rispetto a tutte le altre.
"È qui dentro che Erina ci attende!" aggiunse poi, afferrando il cappello che orgoglioso portava in testa.
"Erina è qui?" domandò ingenuamente Poco che non si era ancora totalmente ripreso dal suo stato interrogativo.
"Esatto" confermò ancora una volta Speedwagon per poi rivolgersi ai suoi due compagni "Amici miei, intanto non vi ringrazierò mai abbastanza per essere qui al nostro fianco, nonostante sappiate precisamente tutto ciò che è accaduto in questi giorni, grazie, davvero!" si portò il cappello al petto, accennando un lieve inchino per poi riprendere "Questa è l'abitazione che dovevamo raggiungere, vi prego quindi di aspettare qua fuori e fare la guardia fin quando io e il ragazzo non saremo usciti, nessuno deve avvicinarsi a questo posto!".
I due annuirono con decisione.
"Non hai niente di cui preoccuparti, Speedwagon, penseremo noi al lavoro sporco" esclamò Bon.
Erano uomini grossi e muscolosi, dall'aspetto tipico di Ogre Street.
Bon portava un paio di occhiali rotondi e una barbetta non curata e scura, aveva i capelli marroni scuro, quasi neri che gli cadevano sulle spalle e un meraviglioso paio di occhi marroni nocciola, indossava una camicia nera a maniche lunghe, ma alla quale era stata strappata mezza manica durante una rissa di strada e un paio di pantaloni marroni strappati sulle ginocchia.
Jovi invece era l'opposto, aveva un aspetto decisamente più curato e delicato, portava una camicia bianca alla quale mancava il terzo bottone, coperta da una giacca blu scura e dei pantaloni neri con delle toppe bianche sulle ginocchia sulle quali vi erano disegnati a destra un serpente e a sinistra un pavone, i capelli erano biondi, i lati e il retro della testa erano rasati, mentre nella parte anteriore avevano una media lunghezza e spesso gli cadevano sugli occhi azzurri, coprendoli.A prima vista sarebbero potuti sembrare due criminali qualsiasi, ma c'era qualcosa che li distingueva dagli altri.
Avevano un cuore.
Speedwagon lo aveva visto battere in diverse situazioni, per questo motivo tra tutti scelse loro per quella missione.
"Esatto, non preoccuparti, ci siamo noi qui!" aggiunse Jovi, alzando il pollice della mano sinistra.
L'uomo annuì accennando un sorriso per poi rivolgersi al ragazzino.
"Sei pronto? Dobbiamo entrare!"
"Sì, sono pronto" sussurrò con decisione Poco, stringendo i pugni.
Non sapeva che storia assurda avrebbe sentito da lì a breve ma era pronto a prenderla a pieno petto e accettarla."Perfetto, seguimi allora".
Speedwagon aprì lentamente la porta dell'abitazione, permettendo al giovane di entrare, poi, una volta che entrambi furono al suo interno, la richiuse con attenzione.
La casa era buia e fredda, tanto che Poco arrivò a dubitare che qualcuno potesse trovarsi al suo interno.
Nello stesso istante in cui finì di formulare il pensiero, notò che Speedwagon si stava incamminando verso una scala che scendeva verso il basso "Deve essere l'ingresso per una cantina" pensò tra sé e sé, affrettandosi a seguirlo.
I due scesero una rampa di scale della quale il ragazzino contò venticinque gradini, ritrovandosi poi in una stanza piccola e tiepida, completamente mancante di finestre.
Davanti a loro si trovava un tavolino in legno scuro sul quale era posizionata una candela che silenziosamente produceva una luce fioca e debole.
Poco aguzzò la vista in un tentativo disperato di abituare gli occhi a quel buio incessante.
Aprì e chiuse gli occhi per una decina di volte, fin quando gradualmente iniziò a vedere nuovamente.
Quando finalmente si abituò all'ambiente scuro, rimase a bocca aperta.
Davanti ai suoi occhi stava la persona della quale aveva tanto sentito parlare durante il viaggio in carrozza.
"Erina!" esclamò a gran voce, mentre un enorme sorriso iniziava a prendere posto sul suo volto.
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Tales of a forgotten boy (Poco spin-off)
ActionPer quanto da molti poco apprezzata, Phantom Blood ci ha regalato ottimi personaggi, una storia avvincente, ma soprattutto, le basi per quelle che sarebbero poi state le "Bizzarre avventure di JoJo" sparse tra un'ambientazione inglese fine ottocente...