Pioveva.
Piccole volute di fumo lasciavano la sua sigaretta e la sua bocca, mischiandosi al suo profumo di menta.
La sua figura minuta era avvolta e nascosta dall'enorme felpa di tre taglie più grande, il cappuccio tirato sopra il cappello con la visiera le nascondeva lo sguardo, fisso sul vuoto, mentre amare lacrime, come diamanti, rotolavano giù dalle sue guance pallide.
Diamanti affilati, fuoriusciti dalla spaccatura di un cuore infranto e impossibile da risanare.
A cosa serviva la sua esistenza se tutti la odiavano e disprezzavano?
Se nemmeno i suoi amici riuscivano più a parlarle, per quanti muri aveva eretto attorno a sé stessa?
Se i suoi genitori l'avevano sbattuta fuori casa, dopo aver scoperto della sua sessualità?
Se aveva rotto con la sua fidanzata senza nemmeno un motivo?
Sarebbe stato semplice, estremamente semplice.
Un passo.
Il vuoto.
Game Over.
Finalmente vedeva la via di fuga da quella vita di merda, la luce infondo al tunnel di oscurità e odio che era diventata, in poco tempo, la sua esistenza.
Sorrise, un sorrisetto appena accennato, quasi di scherno, che si estendeva solo a gli angoli della bocca.
Scavalcò il parapetto, mettendocisi in piedi, e tenendosi in equilibrio in quei pochi centimetri che la separavano dallo strapiombo.
Sotto di lei si estendeva il nulla. Centocinquanta metri più in basso il mare impetuoso si scagliava contro gli scogli, dove la schiuma restava impigliata, per poi ricongiungersi con l'acqua, in un ciclo perpetuo e costante.
Stava per fare il passo in avanti quando sentì una voce, la sua voce, rotta dal pianto, chiamarla disperatamente - MIA! MIA! -
Hye-Jin.
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Eccola.
Oh Cristo. Aveva deciso di farlo davvero. Non l'avrebbe permesso, non poteva permetterlo!
Era l'unica cosa bella che le fosse mai capitata in tutta la sua vita, non l'avrebbe mai lasciata andare, mai.
Era vero, Mia le aveva spezzato il cuore, ma lei l'amava ancora e l'avrebbe per sempre amata, con ogni singolo frammento di sé.
Corse, il terrore di arrivare troppo tardi le metteva le ali ai piedi.
La raggiunse, prendendola per mano e tirandola a sé, abbracciandola e facendo scontrare le loro labbra, mentre i loro corpi combaciavano perfettamente, come avevano sempre fatto.
Le loro lingue si intrecciavano, si lasciavano e tornavano a cercarsi.
Era un bacio pieno di passione e amore, ma anche di nostalgia e dolore.
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Sarebbe stato stupendo, veramente bello, sapere che in questa schifezza grigia e insensibile chiamata mondo qualcuno l'amava ancora per ciò che era realmente.
"Ma la vita non è un film" pensò, mentre precipitava.
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𝓖𝓸𝓸𝓭𝓫𝔂𝓮 (ⓞⓝⓔ ⓢⓗⓞⓣ)
Short Story𝑶𝒏𝒆𝑺𝒉𝒐𝒕 𝒔𝒄𝒓𝒊𝒕𝒕𝒂 𝒑𝒆𝒓𝒄𝒉é 𝒏𝒐𝒏 𝒂𝒗𝒆𝒗𝒐 𝒏𝒊𝒆𝒏𝒕𝒆 𝒅𝒂 𝒇𝒂𝒓𝒆. 𝙷𝚘 𝚝𝚛𝚘𝚟𝚊𝚝𝚘 𝚕𝚊 𝚜𝚘𝚕𝚞𝚣𝚒𝚘𝚗𝚎 𝚙𝚎𝚛 𝚏𝚞𝚐𝚐𝚒𝚛𝚎 𝚍𝚊 𝚚𝚞𝚎𝚜𝚝𝚘 𝚖𝚘𝚗𝚍𝚘 𝚍𝚒 𝚖𝚎𝚛𝚍𝚊