Essere un adolescente ed avere il mondo dalla tua parte potrebbe essere l'inizio di una storia che non esiste nel mondo di Louis Tomlinson.
Si, proprio lui, Louis Tomlinson. Nato a Doncaster, la vigilia di Natale.
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LOUIS POV
Un altro giorno da inferno è iniziato. Sono le otto del mattino, e inizio a sentire un odore di torta appena sfornata. Non ci faccio molto caso, perciò prendo il telefono da sopra il comodino, e inizio a leggere tutte le notifiche. Sono abbastanza oggi, dato che è il mio compleanno e ho degli amici. O almeno, alcuni amici.
Decido di alzarmi finalmente dal letto che continua a trattenermi, infilo una maglietta, vado in bagno a fare il primo bisogno mattutino, e scendo le scale, avviandomi verso la cucina. Appena entro trovo tutta la mia famiglia riunita dietro il bancone, così tanto impegnati a cucinare per un esercito che non notano nemmeno della mia presenza. Tossisco e mi faccio notare. Tutti sorridono e scappano ad abbracciarmi, quasi soffocandomi. "Ehi ciao a tutti." dico. "Tanti auguri Boo" rispondono in coro le mie sorelle.
Sono stupende, la più grande, Lottie, è solare e ha un'armonia che non puoi fare a meno di sorriderle, Fizzy invece è più chiusa e timida, ma amo le sue guance, ed infine le mie due sorelline, Daisy e Pheobe, irrequiete e sempre allegre. Le amo tutte alla follia. "Buongiorno Boo, e buon compleanno." dice mamma dandomi un bacio sulla fronte. Sorrido e sussurro un grazie. Mark invece sorride e mi da una pacca sulla spalla. Sono contento ci sia anche lui. L'unico che si prende cura di tutte le mie donne. "Cos'è tutto questo caos?" chiedo, girandomi verso tutto il bancone pieno di buone cose. "Abbiamo preparato qualcosa per te" dice Pheobe. Sorrido, prendo un biscotto ancora caldo e scappo verso il salone, buttandomi a morto sul divano, inseguito da tutte le mie sorelle.
Ci facciamo un po' di coccole, aspettando che trasmettano il nostro programma preferito, Brooklyn Nine-Nine, Fizzy lo adora. Sa ogni battuta a memoria. Ridiamo tutti insieme, fino a quando decido di andarmi a preparare per una giornata di puro divertimento. Si spera.
Salgo in bagno, entro e inizio a spogliarmi. Entro in doccia e inizio a piangere, chiuso su me stesso. Amo la mia famiglia e non voglio dargli il peso di sentirmi sbagliato. Si, perché io mi sento sbagliato. Ho diversi gusti, e non l'ho ancora detto a nessuno.L'ho capito un paio di anni fa, all'inizio credevo di essere confuso, oppure solo bisex. Ma ovviamente mi sbagliavo. So cosa mi piace e so cosa voglio. Ma ho paura. Ho paura da quella volta in un locale, ero solo, nessuno dei miei amici era con me, quindi potevo essere me stesso. Ma tra la musica sentii un pugno scagliarsi in pieno viso. Un ragazzo mi stava pestando solo perchè parlavo con un ragazzo "decisamente carino", che provava abbastanza interesse. "Frocio del cazzo" mi ripeteva. E ci stavo solo parlando. Non immagino se mi vedessero baciare un ragazzo. Da lì ho paura, e anche tanta. Cerco sempre di essere positivo e sorridente, ma ho un lato oscuro che esce fuori quando sono solo.
Ho paura della reazione di tutti, essendo in una società che pensa alla coppia perfetta invece che all'amore in tutte le sue forme.
Finito lo sfogo continuo a lavarmi cercando di essere il più veloce possibile, così da non far sospettare niente. Corro in camera con solo un asciugamano addosso, e infilo i primi vestiti che trovo.
Scendo di nuovo, formando un sorriso fottutamente falso. "Boo hai fame?" chiede mamma. "Beh, a dir la verità si." rispondo portandomi alle labbra un bicchiere riempito con del succo alla pesca.
Mamma mi offre un pezzo di torta al cioccolato, quella che avevo sentito appena sveglio. Inizio a mangiare, "Ehi stasera esco con degli amici, va bene?" chiedo con la bocca piena. "Certo Boo, stai attento però" risponde mamma, guardandomi con la coda dell'occhio, strappandomi una risatina.La mattinata passa velocemente, mangiando e divorando tutto quello che le mie sorelle e mia madre hanno preparato. Tutto eccellente, come sempre. Credo abbiano una specie di dono, ogni pasto sfornato dalle loro mani è un'esplosione per il mio palato, essendo un buongustaio ne capisco.
Pulito tutto, ci distendiamo per circa tre ore sui divani, guardando il film di natale di ogni anno, Mamma ho perso l'aereo..Sono le nove di sera e alle nove e mezza verranno a prendermi i miei amici, andremo in una discoteca a sballarci tutti, essendo ormai ventunenne.
Con tutte le mie forze decido di alzarmi dal letto e cerco di prepararmi. Mi dirigo verso l'armadio e vedo subito la classica camicia nera, senza pensarci su la prendo e la abbino ad un paio di pantaloni skinny neri. Tocco di classe, scarpe da ginnastica bianche. Vado in bagno e mi sistemo l'ammasso di capelli che mi è stato donato dalla forza estrema che esiste lassù. Ci ho provato, ma stanno comunque una merda. Infine prendo il mio cappotto e scendo, notando che sono già le dieci meno dieci.
"Mamma sto andando, non mi aspettare, ti amo ciaoo." grido in attesa di una risposta. "Fai attenzione Boo." Sorrido ed esco dalla porta.
Corro il più veloce possibile verso l'auto dei miei amici. "Tommo cazzo, siamo qua da venti minuti." dice Mike appena chiudo lo sportello dell'auto. "E scusatemi ragazzi, ho avuto dei problemi con questi" rispondo indicando il cespuglio che ho in testa. Mi guardano tutti e noto una faccia nuova. "Ciao piacere Louis" dico rivolgendomi al ragazzo dagli occhi marroni. "Piacere mio, sono Zayn" sorride. "Tommo questo è un amico di Ashton, lui ci aspetta già li." dice Luke. "oh figo" dico.
Mike fa partire la macchina e in meno di dieci minuti siamo all'entrata della discoteca.
Vedo una fila lunghissima, e faccio cenno ai ragazzi, spostandomi tra la gente. Arriviamo davanti al body guard e dico "Ehi amico, sono Tommo." lui si gira guardando all'interno del locale e riceve un segno di approvazione. Ci apre la catena e lo ringrazio.
Questo significa essere amico di infanzia. Il proprietario è un mio compagno di classe delle elementari. E diciamo che ho parecchi favori.Entriamo finalmente e respiro tutto il fumo passivo.
Guardo tra la folla cercando di trovare Ashton, dino a quando non noto una chioma rossa, capisco subito e gli vado incontro. "Ehi amico auguri." dice Ashton appena mi vede. "Grazie" rispondo semplicemente. "Hai della roba?" chiedo schietto. Ashton si gira e ride. "Sempre".
La serata continua tra il bere e il fumo. Non mi sono mai sentito così bene. Tanto da andare in bagno solo per gridare. Entro e gira tutta la stanza, ma poco importa perché tutto quello che vedo è un orinatoio libero. Prendo subito posto. Tutti sono occupati, chi a scopare e chi a fare quello che si fa comunemente in un bagno. Gira ancora tutto, e ad un certo punto sento del bagnato sulle scarpe. "Merda, scusa" dice il ragazzo affianco a me. Mi guardo le scarpe e poi incontro il coso del ragazzo. Mi blocco. Lo fisso. "Tranquillo amico" dico, cercando di essere il più calmo possibile.
Questo ragazzo mi incanta. Non so come sia possibile, saranno gli occhi verdi, un verde speciale però, che non ho mai visto prima.
Capisco cosa sta per succedere e corro al lavandino buttando fuori tutto quello che avevo bevuto, o in parte. Mi giro ed il ragazzo non c'è più. Ho una fitta al cuore. Sarà l'alcool o il fumo, o semplicemente lui.Torno nella sala e inizio a ballare. Un ragazzo si spinge verso di me, facendomi sobbalzare. Balliamo. Si gira e inizia a baciarmi. Inizialmente sono confuso, non voglio che mi vedano i miei amici. Poi continua a pensare, e ricambio il bacio fregandomene di tutto. Diventa un bacio violento tanto da farmi arrivare con le spalle al muro, trascinandomi di nuovo in bagno, questa volta vuoto.
Continuiamo così per altri due minuti, poi il ragazzo inizia a baciarmi sul collo, più giù, fino ad arrivare al mio rigonfiamento poco appariscente. Mi sfila i jeans e si mette in ginocchio. Provo piacere a quasi ogni movimento. Si rialza e mi posa un bacio sulle labbra. "è stato bello, dovremmo rifarlo" dice il ragazzo, guardandomi ancora giù. Mi rialzo i pantaloni e dico "certamente, quando vuoi." tornando poi nella sala.
Mi sento meglio, sento di non essere tanto sbagliato. ora. Sapere che c'è gente che riesce a vivere così ogni giorno, mi fa stare meglio.La serata si conclude dirigendoci a casa di Calum.
Ha casa libera e io ho dimenticato tutto quello che è successo, comprese le chiavi di casa. Prendo il telefono e mando una messaggio a mamma, "dormo da Calum, baci".
Entriamo e credo di essere stato portato sul divano.Durante la notte mi sveglio un paio di volte, la prima perché avevo bisogno di vomitare ancora una volta, la seconda perché avevo in mente quegli occhi verdi.
Della serata non mi ricordavo un granché, ma quel verde era impresso nella mia mente.
