Chapter 2

The new patient.

"E tu chi diavolo sei?"- il ragazzo sorrise, ma nel suo sorriso c'era qualcosa di strano e inquietante.

"Harry."- disse semplicemente. Era appoggiato allo stipite della porta e guardava la mia camera con una strana espressione in volto. Sembrava che gli mancasse qualcosa, come se fosse nostalgico e questa camera gli ricordasse la cosa o la persona che gli mancava.

"Bella frase."- disse indicando la parete. Mi girai e ammirai con lui la frase. Una delle cose più belle di quella camera, se non la più bella, era proprio quella frase.

"Già. Ma ora mi spieg..."- mi rigirai, ma il ragazzo era scomparso. Che strano. Andai verso la porta ma era chiusa a chiave.

Possibile che me lo fossi sognata? Molto probabilmente si. Mio padre dice che quando siamo stressati o nervosi per qualcosa è normale che il nostro cervello si immagini le cose. Come dice lui:' La psiche è qualcosa di potente e meraviglioso.'

Mi sono sempre chiesta che razza di cibo servano nelle scuole e non credo che mai troverò la risposta. Chiamare cibo quella specie di poltiglia vivente ,con tanto di succo di mele incorporato è un reato. Solo a vederlo ti passa la fame e ti viene da vomitare.

Il primo giorno di scuola qui, è stato un vero disastro. Come tutti i giorni di scuola delle superiori.

Appena ho varcato il cancello, tutti hanno smesso di parlare e hanno iniziato a fissarmi. Alcune ragazze ridevano e mi indicavano, mentre i ragazzi si limitavano a fissarmi e fare qualche commento poco carino sul mio conto. Li avrei presi a sprangate uno ad uno.

Un idiota mi è venuto addosso versandomi tutta la sua acqua sulla maglietta, i giocatori di football quasi sempre non si accorgevano di me e mi facevano sbattere contro gli armadietti, mentre le solite oche puttane delle cheerleader mi hanno appiccicato della gomma da masticare fra i capelli. Risultato finale? Avevo i capelli più disordinati del solito, il trucco sciolto, la maglietta zuppa e il corpo dolorante. Il giorno più bello di sempre!

Non era neanche un girono che stavo in quella merda di paesino, che già i bulli mi avevano presa di mira. Credevo che sarei stata in pace trasferendomi, ma evidentemente mi sbagliavo.

La mensa era letteralmente piena. Non avevo mai immaginato che un paesino così piccolo avesse una scuola così grande e che fosse anche abitato da ragazzi della mia età.

Mentre camminavo per trovare uno straccio di posto libero, le persone presenti mi guardavano come se avessi la lebbra.

Decisi di uscire fuori, a costo di prendermi una polmonite. Trovai una panchina nell'angolo e mi ci sedetti. Tirai fuori il mio 'pacco segreto di sigarette' e ne accesi una. Chiusi gli occhi mentre sentivo il fumo scendermi giù per la gola ed arrivarmi ai polmoni.

Era incredibile come una semplice sigaretta riuscisse a tranquillizzarmi, anche se probabilmente sarei morta di cancro a causa loro, ne valeva la pena.

Il cielo era nuvoloso e soffiava molto vento, facendomi rabbrividire ogni volta che l'aria fredda entrava in contatto con la mia maglietta bagnata.

"Me ne dai una?"- una roca voce interruppe il silenzio, facendomi quasi cadere dalla panchina su cui ero seduta.

"Cristo! Ma fai sempre così?"- chiesi al ragazzo dai capelli ricci e dagli occhi verdi.

"Più o meno."- gli offrii una sigaretta dal mio pacco e se la portò alla bocca accendendola. Osservai come chiudeva gli occhi mentre l'aspirava con profondi respiri. Proprio come me.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 02, 2015 ⏰

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